Recensione
Sono del parere che se la prima serie di Sailor Moon ha avuto il merito di avere lanciato questo nuovo ed interessantissimo personaggio, la terza, appunto Sailor Moon e il Cristallo del Cuore, sia stata determinante a farlo diventare un mito dell'animazione giapponese.
Infatti, dopo una seconda serie abbastanza loffia e incapace di rilanciare l'interesse per le nuove avventure della guerriera che veste alla marinaretta, la terza serie spariglia le carte, rimette in moto la macchina andata in folle e ci consegna quella che è per me la serie più bella di tutte le cinque.
In Sailor Moon S (questo il titolo originale) la nuova minaccia è rappresentata dal Dottor Tomoe, il quale assieme ai suoi scagnozzi vuole risvegliare la Creatura del Silenzio, l'essere che porterà al risveglio del Faraone 90 e alla distruzione della Terra. Per farlo necessita della Coppa Lunare, la quale per essere ricostituita ha bisogno dei tre talismani racchiusi solo nei cuori di alcune persone prescelte.
In effetti, la trama di Sailor Moon in sé non permette di fare chissà quali variazioni sul tema; alla fine è la storia di cinque adolescenti giapponesi che devono di puntata in puntata distruggere il mostro di turno fino ad arrivare allo scontro finale con il cattivone della serie. Difatti, la seconda serie, Sailor Moon La Luna Splende, mostrava già la corda da questo punto di vista. Sailor Moon S invece riprende tutti gli elementi che hanno garantito il successo planetario dell'anime, aggiungendo però delle novità che hanno permesso alla serie di diventare la più interessante di tutte.
Il plot di questo anime, come già si è potuto in parte notare notare, si è fatto più complesso e maturo, i misteri che si celano dietro di esso sono molti di più e l'interesse dello spettatore è ben suscitato a proseguire fin dalla prima puntata, senza cali di tensione.
Tuttavia, il cambiamento più importante intanto è la comparsa di due nuove guerriere sailor: Sailor Neptune e Sailor Uranus, ovvero Michiru e Haruka. Le due guerriere, a cui poi si unirà la rediviva Sailor Pluto/Setsuna, sono estremamente diverse rispetto al quintetto che noi già conosciamo. Innanzitutto loro non combattono a fianco di Sailor Moon e delle sue amiche, anzi, per buona parte degli episodi gli obbiettivi delle due sono oscuri, cosa che inchioda lo spettatore a vedere il prosieguo della trama. Anche la loro caratterizzazione è un punto di rottura rispetto al passato. Sailor Neptune e Sailor Uranus infatti si fanno molti meno scrupoli delle altre cinque guerriere e pur di scampare alla minaccia che incombe sulla Terra, sono disposte a compiere azioni che la romantica Usagi non permetterebbe mai, come uccidere.
Per non parlare poi della loro controparte in borghese. Haruka e Michiru infatti appaiono all'improvviso nella serie e la loro vicenda appare fin da subito avvolta nel mistero. Inoltre la loro caratterizzazione è molto diversa rispetto a quelle delle altre guerriere. Sono più grandi e di conseguenza più mature e disincantate, cosa che quindi spezza il menage un po' troppo consolidato dei siparietti formati dai personaggi classici e al tempo stesso svecchia d'incanto la saga di Sailor Moon, dando così nuovi spunti per la creazione di puntate e sotto trame di assoluto fascino.
E infine, come dimenticare il fatto che è stata questa serie a far diventare Sailor Moon un'autentica icona dei diritti dei gay? Naoko Takeuchi, la creatrice di Usagi & Co., ha usato Sailor Moon S per dire la sua in materia, tramite la relazione sentimentale di Haruka e Michiru. Relazione che è stata introdotta nella trama per uno scopo puramente educativo a detta dell'autrice: mostrare ai bambini che l'amore può esistere anche tra due persone dello stesso sesso e che non c'è niente di male in tutto ciò. Magari nel 2011, mi auguro per la quasi totalità dei lettori di questa recensione, può essere una verità lapalissiana, visto che ormai tutta l'Europa e tanti altri paesi hanno dato credito a questa affermazione legalizzando le unioni tra omosessuali; ma nel 1994, per giunta in un cartone animato, era pura rivoluzione.
Haruka e Michiru infatti vivono il loro amore esattamente come Mamoru e Usagi: non ci sono drammi, arrovellamenti interiori, momenti pruriginosi, sotto testi ambigui o lirismi fin troppo idealizzati. Sono in tutto e per tutto due persone normali, e per personale esperienza posso dire che questa ostentata tranquillità ha aiutato tanti bambini a capirsi e a diventare da adulti dei gay sereni. Questo perché per la prima volta non vedevano dei gay infelici o soli, o peggio ancora ritratti come delle macchiette esilaranti, e potevano sentirsi liberi di rispecchiarsi in loro due e soprattutto sentirsi come loro: per l'appunto, normali (nonostante il penoso tentativo dell'edizione italiana di spacciarle per amiche e basta, era comunque chiaro come il sole da che sponda del fiume salutavano Haruka e Michiru).
Tecnicamente, Sailor Moon S mostra un gradito balzo di qualità. Sfondi e caratteri molto più curati, animazioni eccellenti, una tavolozza di colori molto più varia rispetto alle serie precedenti.
Infine una piccola curiosità: la sigla italiana (per me la più bella di tutte) si dice sia copiata da La Isla Bonita di Madonna (niente, c'è poco da fare, è proprio gay questa terza serie).
Per concludere: il punto più alto toccato dalla saga delle guerriere che vestono alla marinaretta.
Infatti, dopo una seconda serie abbastanza loffia e incapace di rilanciare l'interesse per le nuove avventure della guerriera che veste alla marinaretta, la terza serie spariglia le carte, rimette in moto la macchina andata in folle e ci consegna quella che è per me la serie più bella di tutte le cinque.
In Sailor Moon S (questo il titolo originale) la nuova minaccia è rappresentata dal Dottor Tomoe, il quale assieme ai suoi scagnozzi vuole risvegliare la Creatura del Silenzio, l'essere che porterà al risveglio del Faraone 90 e alla distruzione della Terra. Per farlo necessita della Coppa Lunare, la quale per essere ricostituita ha bisogno dei tre talismani racchiusi solo nei cuori di alcune persone prescelte.
In effetti, la trama di Sailor Moon in sé non permette di fare chissà quali variazioni sul tema; alla fine è la storia di cinque adolescenti giapponesi che devono di puntata in puntata distruggere il mostro di turno fino ad arrivare allo scontro finale con il cattivone della serie. Difatti, la seconda serie, Sailor Moon La Luna Splende, mostrava già la corda da questo punto di vista. Sailor Moon S invece riprende tutti gli elementi che hanno garantito il successo planetario dell'anime, aggiungendo però delle novità che hanno permesso alla serie di diventare la più interessante di tutte.
Il plot di questo anime, come già si è potuto in parte notare notare, si è fatto più complesso e maturo, i misteri che si celano dietro di esso sono molti di più e l'interesse dello spettatore è ben suscitato a proseguire fin dalla prima puntata, senza cali di tensione.
Tuttavia, il cambiamento più importante intanto è la comparsa di due nuove guerriere sailor: Sailor Neptune e Sailor Uranus, ovvero Michiru e Haruka. Le due guerriere, a cui poi si unirà la rediviva Sailor Pluto/Setsuna, sono estremamente diverse rispetto al quintetto che noi già conosciamo. Innanzitutto loro non combattono a fianco di Sailor Moon e delle sue amiche, anzi, per buona parte degli episodi gli obbiettivi delle due sono oscuri, cosa che inchioda lo spettatore a vedere il prosieguo della trama. Anche la loro caratterizzazione è un punto di rottura rispetto al passato. Sailor Neptune e Sailor Uranus infatti si fanno molti meno scrupoli delle altre cinque guerriere e pur di scampare alla minaccia che incombe sulla Terra, sono disposte a compiere azioni che la romantica Usagi non permetterebbe mai, come uccidere.
Per non parlare poi della loro controparte in borghese. Haruka e Michiru infatti appaiono all'improvviso nella serie e la loro vicenda appare fin da subito avvolta nel mistero. Inoltre la loro caratterizzazione è molto diversa rispetto a quelle delle altre guerriere. Sono più grandi e di conseguenza più mature e disincantate, cosa che quindi spezza il menage un po' troppo consolidato dei siparietti formati dai personaggi classici e al tempo stesso svecchia d'incanto la saga di Sailor Moon, dando così nuovi spunti per la creazione di puntate e sotto trame di assoluto fascino.
E infine, come dimenticare il fatto che è stata questa serie a far diventare Sailor Moon un'autentica icona dei diritti dei gay? Naoko Takeuchi, la creatrice di Usagi & Co., ha usato Sailor Moon S per dire la sua in materia, tramite la relazione sentimentale di Haruka e Michiru. Relazione che è stata introdotta nella trama per uno scopo puramente educativo a detta dell'autrice: mostrare ai bambini che l'amore può esistere anche tra due persone dello stesso sesso e che non c'è niente di male in tutto ciò. Magari nel 2011, mi auguro per la quasi totalità dei lettori di questa recensione, può essere una verità lapalissiana, visto che ormai tutta l'Europa e tanti altri paesi hanno dato credito a questa affermazione legalizzando le unioni tra omosessuali; ma nel 1994, per giunta in un cartone animato, era pura rivoluzione.
Haruka e Michiru infatti vivono il loro amore esattamente come Mamoru e Usagi: non ci sono drammi, arrovellamenti interiori, momenti pruriginosi, sotto testi ambigui o lirismi fin troppo idealizzati. Sono in tutto e per tutto due persone normali, e per personale esperienza posso dire che questa ostentata tranquillità ha aiutato tanti bambini a capirsi e a diventare da adulti dei gay sereni. Questo perché per la prima volta non vedevano dei gay infelici o soli, o peggio ancora ritratti come delle macchiette esilaranti, e potevano sentirsi liberi di rispecchiarsi in loro due e soprattutto sentirsi come loro: per l'appunto, normali (nonostante il penoso tentativo dell'edizione italiana di spacciarle per amiche e basta, era comunque chiaro come il sole da che sponda del fiume salutavano Haruka e Michiru).
Tecnicamente, Sailor Moon S mostra un gradito balzo di qualità. Sfondi e caratteri molto più curati, animazioni eccellenti, una tavolozza di colori molto più varia rispetto alle serie precedenti.
Infine una piccola curiosità: la sigla italiana (per me la più bella di tutte) si dice sia copiata da La Isla Bonita di Madonna (niente, c'è poco da fare, è proprio gay questa terza serie).
Per concludere: il punto più alto toccato dalla saga delle guerriere che vestono alla marinaretta.