Recensione
Angel Beats!
7.0/10
Recensione di OMEGA_BAHAMUT
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Ennesimo adattamento di una light novel dello studio Key, 'Angel Beats!' è ambientato interamente in una sorta di limbo tra paradiso e mondo terreno, nel quale i personaggi, muovendosi come studenti di una scuola superiore, imparano a placare i propri rimorsi prima di potersi incarnare in una nuova vita.
La storia inizia quando un ragazzo di nome Otonashi, risvegliandosi nel mondo in cui si ambienta la storia, senza alcuna memoria di come sia giunto sin lì né coscienza della sua stessa morte, incontra la giovane Yuri, la quale lo invita a entrare a fare parte dello Shinda Sekai Sensen, un gruppo di ragazzi che ha come scopo quello di non farsi "inghiottire" dal sistema della scuola e di ribellarsi contro l'ipotetico Dio che nella loro vita è stato responsabile di tanto dolore. A contrapporsi a questa fazione è però Tenshi (letteralmente "angelo"), una ragazzina dai capelli bianchi presidente del consiglio scolastico, apparentemente dotata di un potere combattivo fuori dal normale.
Cosa sceglierà Otonashi? Seguire lo schema di questo strano purgatorio oppure ribellarsi a esso e al suo creatore?
Archiviati con un po' di delusione e amarezza le due serie componenti la saga di "Clannad", ho voluto visionare una seconda opera dello studio Key, in modo da capire se con il passare degli anni i difetti critici della trasposizione visual novel/anime fossero stato in qualche modo risolti… la risposta, fortuna ha voluto che fosse in parte positiva.
"Angel Beats" è una storia un po' particolare, che vive, esattamente come "Clannad", sul connubio tra un suo lato più "leggero" fatto di gag - più o meno divertenti va detto - e uno decisamente "drammatico", strettamente correlato al passato terreno dei singoli protagonisti/comprimari, vera e propria chiave di volta della caratterizzazione stessa degli stessi. L'espediente narrativo di fare affiorare passo passo nei personaggi principali i loro ricordi sulla precedente vita, riallacciando a questa il loro attuale comportamento nel limbo in cui ora si trovano, risulta essere infatti un'eccellente modo per approfondire i tratti su cui normalmente la storia non permetterebbe di fare luce, e allo stesso modo fa sì che comunque la vicenda di base possa continuare a evolversi senza inutili rallentamenti. E difatti è mostrato il passato solo dei componenti principali del cast, lasciando il resto nella giusta ombra.
Buona è la storia, con un finale forse non realizzato alla perfezione, ma comunque molto convincente sebbene non risponda a tutte le domande che lo spettatore si potrà essere fatto nel corso della visione della serie.
Graficamente persiste il tipico design dei personaggi made in Key, anche se questa volta con una scelta di colori (piuttosto cupi e spesso tendenti alle tonalità violette) e di stile leggermente più matura. Il buon uso degli effetti visivi, i giochi di luce, il sangue e così via, nonché l'eccellente colonna sonora rendono estremamente piacevole la visione della serie.
Voto: 7 - Buona storia, decisamente convincente, ma pesa troppo la perenne volontà di rendere tutto un eterno dramma, puntando sulla quantità piuttosto che sulla qualità delle scene di tale tipo. Si poteva fare di più, ma ciò non toglie che il risultato sia comunque gradevole.
La storia inizia quando un ragazzo di nome Otonashi, risvegliandosi nel mondo in cui si ambienta la storia, senza alcuna memoria di come sia giunto sin lì né coscienza della sua stessa morte, incontra la giovane Yuri, la quale lo invita a entrare a fare parte dello Shinda Sekai Sensen, un gruppo di ragazzi che ha come scopo quello di non farsi "inghiottire" dal sistema della scuola e di ribellarsi contro l'ipotetico Dio che nella loro vita è stato responsabile di tanto dolore. A contrapporsi a questa fazione è però Tenshi (letteralmente "angelo"), una ragazzina dai capelli bianchi presidente del consiglio scolastico, apparentemente dotata di un potere combattivo fuori dal normale.
Cosa sceglierà Otonashi? Seguire lo schema di questo strano purgatorio oppure ribellarsi a esso e al suo creatore?
Archiviati con un po' di delusione e amarezza le due serie componenti la saga di "Clannad", ho voluto visionare una seconda opera dello studio Key, in modo da capire se con il passare degli anni i difetti critici della trasposizione visual novel/anime fossero stato in qualche modo risolti… la risposta, fortuna ha voluto che fosse in parte positiva.
"Angel Beats" è una storia un po' particolare, che vive, esattamente come "Clannad", sul connubio tra un suo lato più "leggero" fatto di gag - più o meno divertenti va detto - e uno decisamente "drammatico", strettamente correlato al passato terreno dei singoli protagonisti/comprimari, vera e propria chiave di volta della caratterizzazione stessa degli stessi. L'espediente narrativo di fare affiorare passo passo nei personaggi principali i loro ricordi sulla precedente vita, riallacciando a questa il loro attuale comportamento nel limbo in cui ora si trovano, risulta essere infatti un'eccellente modo per approfondire i tratti su cui normalmente la storia non permetterebbe di fare luce, e allo stesso modo fa sì che comunque la vicenda di base possa continuare a evolversi senza inutili rallentamenti. E difatti è mostrato il passato solo dei componenti principali del cast, lasciando il resto nella giusta ombra.
Buona è la storia, con un finale forse non realizzato alla perfezione, ma comunque molto convincente sebbene non risponda a tutte le domande che lo spettatore si potrà essere fatto nel corso della visione della serie.
Graficamente persiste il tipico design dei personaggi made in Key, anche se questa volta con una scelta di colori (piuttosto cupi e spesso tendenti alle tonalità violette) e di stile leggermente più matura. Il buon uso degli effetti visivi, i giochi di luce, il sangue e così via, nonché l'eccellente colonna sonora rendono estremamente piacevole la visione della serie.
Voto: 7 - Buona storia, decisamente convincente, ma pesa troppo la perenne volontà di rendere tutto un eterno dramma, puntando sulla quantità piuttosto che sulla qualità delle scene di tale tipo. Si poteva fare di più, ma ciò non toglie che il risultato sia comunque gradevole.