Recensione
Wasabi
8.0/10
Recensione di Robocop XIII
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Piccolo incipit. Questo film parte con un punto a suo favore: mi ha fatto ridere.
Un poliziotto francese dai metodi poco ortodossi finisce nei guai per avere preso a cazzotti il figlio del prefetto, e viene quindi costretto a una "vacanza". Successivamente riceve la chiamata di un avvocato che lo informa che l'amore della sua vita, una giapponese di nome Miko, è deceduta e lui è l'unico intestatario del testamento.
Il film è un mix di azione e umorismo molto ben studiato che rende l'ora e mezza del film molto fluida e godibile, nulla di trascendentale per la filmografia mondiale ma un buon film per passare un po' di tempo. Il protagonista (Jean Reno) si ritroverà in testamento nientepopodimeno che una figlia ormai ventenne di cui ignorava l'esistenza, e non avendo il coraggio di raccontarle di essere suo padre dà il via a un festival di gag basate sul "svolgo continuamente azione e dico continuamente frasi che contraddicono la mia vera identità, ma lei è talmente stupida da non capire mai chi sono", che dopo un po' iniziano a dar noia ma non eccessivamente. Inoltre l'umorismo utilizzato finisce spesso per avere leggere connotazioni slapstick senza però risultare infantile.
Concludo questa breve recensione con pensieri sparsi.
Sebbene tutto sia (normalmente) costruito per fare raggiungere il climax di emozioni a fine film, ho trovato la prima metà del film più commovente.
La recitazione dei protagonisti non mi ha entusiasmato particolarmente, mi aspettavo di più da Jean Reno, che comunque fa un buon lavoro.
Che motivo ha di esistere la scena (una delle prime) della cena con la vedova? Quella donna che si propone di passare il resto della sua vita con il protagonista, che dice di amarlo, che tutto e di più e che poi non rivedremo <i>mai</i> più per tutta la durata del film? Sembra quasi che volessero gettare le basi per un bel finale stile quadretto familiare ma niente.
Concludo dicendo, ok la sospensione dell'incredulità, ma Jean Reno non può mangiare un intero piattino di wasabi e rimanere impassibile!
Un poliziotto francese dai metodi poco ortodossi finisce nei guai per avere preso a cazzotti il figlio del prefetto, e viene quindi costretto a una "vacanza". Successivamente riceve la chiamata di un avvocato che lo informa che l'amore della sua vita, una giapponese di nome Miko, è deceduta e lui è l'unico intestatario del testamento.
Il film è un mix di azione e umorismo molto ben studiato che rende l'ora e mezza del film molto fluida e godibile, nulla di trascendentale per la filmografia mondiale ma un buon film per passare un po' di tempo. Il protagonista (Jean Reno) si ritroverà in testamento nientepopodimeno che una figlia ormai ventenne di cui ignorava l'esistenza, e non avendo il coraggio di raccontarle di essere suo padre dà il via a un festival di gag basate sul "svolgo continuamente azione e dico continuamente frasi che contraddicono la mia vera identità, ma lei è talmente stupida da non capire mai chi sono", che dopo un po' iniziano a dar noia ma non eccessivamente. Inoltre l'umorismo utilizzato finisce spesso per avere leggere connotazioni slapstick senza però risultare infantile.
Concludo questa breve recensione con pensieri sparsi.
Sebbene tutto sia (normalmente) costruito per fare raggiungere il climax di emozioni a fine film, ho trovato la prima metà del film più commovente.
La recitazione dei protagonisti non mi ha entusiasmato particolarmente, mi aspettavo di più da Jean Reno, che comunque fa un buon lavoro.
Che motivo ha di esistere la scena (una delle prime) della cena con la vedova? Quella donna che si propone di passare il resto della sua vita con il protagonista, che dice di amarlo, che tutto e di più e che poi non rivedremo <i>mai</i> più per tutta la durata del film? Sembra quasi che volessero gettare le basi per un bel finale stile quadretto familiare ma niente.
Concludo dicendo, ok la sospensione dell'incredulità, ma Jean Reno non può mangiare un intero piattino di wasabi e rimanere impassibile!