Recensione
Tekken: Blood Vengeance
3.0/10
Un film di Tekken, essendo un lungometraggio tratto da un videogioco-picchiaduro, non può che essere basato sul fanservice allo stato brado e la spettacolarità senza contegno, al fine di procurare un piacere fondamentalmente visivo, senza far usare troppo le facoltà cerebrali. Potenzialmente, la trama che se ne potrebbe tirar fuori, come supplemento, avrebbe la possibilità di essere piuttosto elaborata ed interessante, donando ulteriore coinvolgimento e profondità al racconto, non limitandolo esclusivamente al "contentino per i fan"; di fatto, non è il caso di questo film.
Se i fan di Tekken vogliono godersi i combattimenti, questo prodotto si può guardare con gusto; la trama, invece, è fiacca e frivola anche per gli standard dei videogiochi di Tekken. Lascia basiti vedere che alla sceneggiatura ci sia una persona meritevole come Dai Sato (uno degli sceneggiatori di "Cowboy Bebop" e "Wolf's rain", una delle principali menti di "Ghost in the Shell: Stand Alone Complex", l'ideatore di "Eureka Seven" ed "Ergo Proxy"), dal momento che lo script di quest'opera non è neanche lontanamente degno di lui, e sembra realizzato con scarso entusiasmo, con intento unicamente commerciale.
Anzi, una delle cose meno meritevoli di questo film ritengo sia proprio la sceneggiatura, che io, personalmente, avrei bocciato su tutta la linea, reputandola poco efficace e dalla scarsa possibilità di coinvolgere. Ci sono momenti in cui per chiunque un film d'azione leggero e scanzonato da guardare senza pretese si rivela piacevole; eppure, "Tekken - Blood Vengeance" è riuscito ad annoiarmi ed ammorbarmi come raramente riesce a fare un film.
Per ciò che concerne la storia, l'importanza è data a pochissimi personaggi (che personalmente ho trovato di un vuoto abissale e dal carisma praticamente nullo), in uno sviluppo degli eventi lineare ed assolutamente scontato che vuole focalizzarsi solo sulle battaglie, con un'alternanza di momenti comici-drammatici-thriller decisamente mal calibrata. Molti momenti buffi utilizzano uno stile prettamente anime, che nel 3D dal realismo-idealizzato preso in causa hanno avuto su di me un impatto grottesco, oserei dire "da latte alle ginocchia". Come se non bastasse, la storia presenta addirittura lievissime incongruenze con il videogioco, che avrebbero potuto evitare senza difficoltà.
In ogni caso il film si confessa esplicitamente una cialtronata per spacconi, con trovate registiche ed elementi di script veramente troppo stupidi per poter essere concepiti in un contesto pensato seriamente. Si potrebbe addirittura parlare di film "parodia di sé stesso", il che in realtà è un bene, perché dimostra che lo staff era consapevole di quello che stava facendo e ha buttato la cosa sul ridere.
L'unica, e sottolineo unica, cosa che mi è piaciuta di questo film è stata Lee Chaolan, inserito come personaggio prettamente comico, che in effetti è forse il solo a riuscire a tirar fuori il carisma, facendo strappare un sorriso allo spettatore nei momenti da pochi secondi in cui si manifesta.
Dal punto di vista tecnico si hanno modelli eccezionali e un ottimo impatto fotografico, ma ricorrentemente non gestito al meglio delle sue possibilità, per colpa di una regia... "all'altezza" del film. In primo luogo le animazioni risultano spesso un po' farlocche e legnose, soprattutto nelle scene neutre o di dialogo, ma con timing altresì sballati e sequenze dalla spettacolarità non ottimale nei momenti d'azione. In ogni caso, questi aspetti sono di sicuro la parte del film meno criticabile, anche se, viste le carenze su tutti gli altri aspetti, sarebbe opportuno cercarne il pelo nell'uovo.
Nel doppiaggio italiano, con un lavoro frettoloso e appena sufficiente, non si sono sprecati nell’offrire la visione alla nostra Nazione; comunque sia, hanno fatto bene, per quanto di certo non aiuti il coinvolgimento generale.
Mi sento di dargli un voto così basso prendendo in considerazione l'impatto di raro ammorbamento che è stato in grado di regalarmi.
3 Originalità del concept
2 Originalità dei contenuti
2 Coinvolgimento
3 Guardabilità
4 Regia
2 Sceneggiatura
3 Complessità strutturale
1 Profondità
7 Animazioni
8 Grafica
Voto medio: 3,2
Se i fan di Tekken vogliono godersi i combattimenti, questo prodotto si può guardare con gusto; la trama, invece, è fiacca e frivola anche per gli standard dei videogiochi di Tekken. Lascia basiti vedere che alla sceneggiatura ci sia una persona meritevole come Dai Sato (uno degli sceneggiatori di "Cowboy Bebop" e "Wolf's rain", una delle principali menti di "Ghost in the Shell: Stand Alone Complex", l'ideatore di "Eureka Seven" ed "Ergo Proxy"), dal momento che lo script di quest'opera non è neanche lontanamente degno di lui, e sembra realizzato con scarso entusiasmo, con intento unicamente commerciale.
Anzi, una delle cose meno meritevoli di questo film ritengo sia proprio la sceneggiatura, che io, personalmente, avrei bocciato su tutta la linea, reputandola poco efficace e dalla scarsa possibilità di coinvolgere. Ci sono momenti in cui per chiunque un film d'azione leggero e scanzonato da guardare senza pretese si rivela piacevole; eppure, "Tekken - Blood Vengeance" è riuscito ad annoiarmi ed ammorbarmi come raramente riesce a fare un film.
Per ciò che concerne la storia, l'importanza è data a pochissimi personaggi (che personalmente ho trovato di un vuoto abissale e dal carisma praticamente nullo), in uno sviluppo degli eventi lineare ed assolutamente scontato che vuole focalizzarsi solo sulle battaglie, con un'alternanza di momenti comici-drammatici-thriller decisamente mal calibrata. Molti momenti buffi utilizzano uno stile prettamente anime, che nel 3D dal realismo-idealizzato preso in causa hanno avuto su di me un impatto grottesco, oserei dire "da latte alle ginocchia". Come se non bastasse, la storia presenta addirittura lievissime incongruenze con il videogioco, che avrebbero potuto evitare senza difficoltà.
In ogni caso il film si confessa esplicitamente una cialtronata per spacconi, con trovate registiche ed elementi di script veramente troppo stupidi per poter essere concepiti in un contesto pensato seriamente. Si potrebbe addirittura parlare di film "parodia di sé stesso", il che in realtà è un bene, perché dimostra che lo staff era consapevole di quello che stava facendo e ha buttato la cosa sul ridere.
L'unica, e sottolineo unica, cosa che mi è piaciuta di questo film è stata Lee Chaolan, inserito come personaggio prettamente comico, che in effetti è forse il solo a riuscire a tirar fuori il carisma, facendo strappare un sorriso allo spettatore nei momenti da pochi secondi in cui si manifesta.
Dal punto di vista tecnico si hanno modelli eccezionali e un ottimo impatto fotografico, ma ricorrentemente non gestito al meglio delle sue possibilità, per colpa di una regia... "all'altezza" del film. In primo luogo le animazioni risultano spesso un po' farlocche e legnose, soprattutto nelle scene neutre o di dialogo, ma con timing altresì sballati e sequenze dalla spettacolarità non ottimale nei momenti d'azione. In ogni caso, questi aspetti sono di sicuro la parte del film meno criticabile, anche se, viste le carenze su tutti gli altri aspetti, sarebbe opportuno cercarne il pelo nell'uovo.
Nel doppiaggio italiano, con un lavoro frettoloso e appena sufficiente, non si sono sprecati nell’offrire la visione alla nostra Nazione; comunque sia, hanno fatto bene, per quanto di certo non aiuti il coinvolgimento generale.
Mi sento di dargli un voto così basso prendendo in considerazione l'impatto di raro ammorbamento che è stato in grado di regalarmi.
3 Originalità del concept
2 Originalità dei contenuti
2 Coinvolgimento
3 Guardabilità
4 Regia
2 Sceneggiatura
3 Complessità strutturale
1 Profondità
7 Animazioni
8 Grafica
Voto medio: 3,2