Recensione
"Marmalade Boy" è uno dei miei anime/manga preferiti, nonostante l'anime sia imparagonabile rispetto alla storia originale, che per fortuna viene narrata nel manga senza aver subito il processo di "taglia e cuci" a cui è stato sottoposto l'anime in Italia, con le tantissime censure apportate e non so quanti episodi tagliati. Il voto che ho dato, un bel 9, comprende il mio giudizio in merito all'intero anime, quindi riguarda anche gli episodi finali che la Mediaset ha preferito non mandare in onda perché ritenuti "troppo scandalosi per essere compresi". Decisione discutibile, a mio parere, dato che, oggi come oggi, in TV si propongono più tette e sederi al vento che programmi -diciamo così - "normali", dove è naturale trasmettere il grande fratello - con annessi e connessi che penso tutti quanti sappiamo - ma si giudica inappropriato un "cartone animato" in cui ci si scambia un tenero bacio sulle labbra, o ci si abbraccia o ci si sta "troppo vicini". Paese troppo strano, il nostro. Comunque, per non andare troppo off-topic, esprimo quelle che sono le mie personali considerazioni su questo anime, dato che la trama è stata già abbondantemente narrata e ormai, chi più chi meno, tutti la conoscono.
La storia ruota intorno ai due personaggi protagonisti di quest'opera della mangaka Yoshizumi (che apprezzo soprattutto perché è stata, anni fa, un'allieva della senpai Mizusawa, autrice della mia adorata e amatissima Hime-chan): Miki e Yuu, sedicenni costretti dai genitori "di aperta mentalità" a vivere sotto lo stesso tetto con le loro rispettive famiglie, formando praticamente una classica famiglia "allargata". I due ragazzi, col tempo, scopriranno di essere innamorati l'uno dell'altra e proveranno a vivere la loro storia (all'oscuro dei genitori) nonostante la loro bizzarra situazione.
Come ogni classico shoujo che si rispetti, non mancheranno altri personaggi a fare da contorno e a ostacolare l'amore dei due piccioncini, come Ginta, il primo amore di Miki, oppure Arimi, una ex di Yuu, pronta a riconquistarlo in qualsiasi modo. Col trascorrere delle puntate, nuovi personaggi entreranno a far parte del mondo dei protagonisti, e le situazioni saranno sempre più complicate, più varie, più intriganti e appassionanti.
Sinceramente, come quasi sempre, apprezzo molto di più il manga, non solo perché la storia non subisce tagli né censure, né riadattamenti di dialoghi, ma soprattutto perché trovo che i personaggi siano molto più "maturi" sotto vari aspetti e nei punti di vista. La stessa Miki è maggiormente sicura di sé e abbastanza forte e determinata nel perseguire i suoi obiettivi, mentre nell'anime l'hanno resa una ragazzina perennemente indecisa, distratta da mille pensieri incoerenti e alquanto piagnucolona, tendendo a divenire piuttosto fastidiosa in alcune scene. Idem per Yuu, molto più deciso e romantico, introverso sì ma capace anche di esprimere con lo sguardo i suoi veri sentimenti, essendo molto meno "cascamorto" rispetto alla versione animata, dove sembra cadere quasi sempre dal pero, senza mai reagire ai "baci occasionali" di altre ragazze e vivendo le vicende in maniera un pochino più impassibile rispetto alla versione originale, in cui difende con estrema fedeltà e amore il suo rapporto con Miki. L'ho trovato più affettuoso e serio nel manga, come se dimostrasse di avere di più di sedici anni, o forse sono semplicemente resi più "infantili" nell'anime. Comunque, è inutile negare che "Marmalade Boy" rappresenta uno dei classici shoujo per eccellenza, nonostante sia ormai abbastanza datato (stiamo parlando di una storia pensata e scritta vent'anni fa) la sua bellezza non si può ignorare. Ovviamente, l'anime nella versione italiana è una vera "pastocchia" a causa di tagli, censure, offuscamenti, dialoghi modificati, cambiamenti e riadattamenti impensabili, giungendo ad un finale imparagonabile con quello vero, ma tutto sommato resta carino e assolutamente godibile per la freschezza, bellezza e simpatia della storia in sé.
Avrei preferito una panoramica diversa per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi secondari, poco considerati e utilizzati solo ed esclusivamente come mezzo per far ingelosire la coppia principale. Ho adorato la storia d'amore tra Mery (cioè Meiko) e il professor Namura, che ho trovato davvero pulita, delicata, molto matura e appassionante, soprattutto perché anch'io ho vissuto un amore contrastato e difficile, in cui le circostanze avverse sono sempre lì pronte a mettere a dura prova il legame; per fortuna, come migliore ricompensa, vivranno un bellissimo lieto fine, strameritato. Mery mi è piaciuta soprattutto perché penso sia una ragazza di altri tempi, come uscita da un romanzo ottocentesco, con un'aura di incanto e di inafferrabilità che la rende davvero un personaggio bellissimo, a suo modo anche meglio della stessa Miki, che caratterialmente sento molto più lontana dal mio modo d'essere rispetto alla sua migliore amica, che detto sinceramente avrei voluto avere come mia migliore amica nella vita reale. Ciò che ho apprezzato molto di questa storia è stata l'originalità dell'autrice nell'inserire una tematica, diciamo così, "delicata e inusuale" per quel periodo (e mi riferisco alla scoperta di Yuu verso l'ultima parte, che lo porta a fraintendere il suo rapporto con Miki e a mettere a serio rischio la loro storia), e non mi espongo oltre per non cadere in spoiler, ma chi ha letto e/o visto l'anime sa esattamente a cosa mi riferisco. La prima volta che ho visto gli episodi ero appena una ragazzina, di tredici-quattordici anni, ed ero convinta che l'anime si concludesse realmente nel modo in cui l'hanno fatto concludere in Italia. Poi, crescendo e grazie soprattutto all'aiuto di internet, ho invece scoperto il reale proseguimento e svolgimento delle puntate finali, ho guardato tutti gli episodi inediti (emozionandomi molto di più, essendo ormai una donna e comprendendo maggiormente i dialoghi e le situazioni) e ho finalmente vissuto il finale definitivo, di sicuro scioccante e magari incomprensibile per dei ragazzini, ma non tutto questo scandalo alla fine, dato che ormai i bambini di oggi sono abituati anche a cose peggiori di queste, mica sono stupidi.
In conclusione, affermo che questo è un anime che merita il successo che ha avuto e penso che chiunque ami il mondo degli anime e dei manga non può assolutamente farsi mancare un'opera di tale impatto, di tale portata, che a modo suo ha lasciato un'impronta decisiva e indelebile nella storia del Majokko. Da leggere e/o da vedere almeno una volta nella vita, come minimo.
La storia ruota intorno ai due personaggi protagonisti di quest'opera della mangaka Yoshizumi (che apprezzo soprattutto perché è stata, anni fa, un'allieva della senpai Mizusawa, autrice della mia adorata e amatissima Hime-chan): Miki e Yuu, sedicenni costretti dai genitori "di aperta mentalità" a vivere sotto lo stesso tetto con le loro rispettive famiglie, formando praticamente una classica famiglia "allargata". I due ragazzi, col tempo, scopriranno di essere innamorati l'uno dell'altra e proveranno a vivere la loro storia (all'oscuro dei genitori) nonostante la loro bizzarra situazione.
Come ogni classico shoujo che si rispetti, non mancheranno altri personaggi a fare da contorno e a ostacolare l'amore dei due piccioncini, come Ginta, il primo amore di Miki, oppure Arimi, una ex di Yuu, pronta a riconquistarlo in qualsiasi modo. Col trascorrere delle puntate, nuovi personaggi entreranno a far parte del mondo dei protagonisti, e le situazioni saranno sempre più complicate, più varie, più intriganti e appassionanti.
Sinceramente, come quasi sempre, apprezzo molto di più il manga, non solo perché la storia non subisce tagli né censure, né riadattamenti di dialoghi, ma soprattutto perché trovo che i personaggi siano molto più "maturi" sotto vari aspetti e nei punti di vista. La stessa Miki è maggiormente sicura di sé e abbastanza forte e determinata nel perseguire i suoi obiettivi, mentre nell'anime l'hanno resa una ragazzina perennemente indecisa, distratta da mille pensieri incoerenti e alquanto piagnucolona, tendendo a divenire piuttosto fastidiosa in alcune scene. Idem per Yuu, molto più deciso e romantico, introverso sì ma capace anche di esprimere con lo sguardo i suoi veri sentimenti, essendo molto meno "cascamorto" rispetto alla versione animata, dove sembra cadere quasi sempre dal pero, senza mai reagire ai "baci occasionali" di altre ragazze e vivendo le vicende in maniera un pochino più impassibile rispetto alla versione originale, in cui difende con estrema fedeltà e amore il suo rapporto con Miki. L'ho trovato più affettuoso e serio nel manga, come se dimostrasse di avere di più di sedici anni, o forse sono semplicemente resi più "infantili" nell'anime. Comunque, è inutile negare che "Marmalade Boy" rappresenta uno dei classici shoujo per eccellenza, nonostante sia ormai abbastanza datato (stiamo parlando di una storia pensata e scritta vent'anni fa) la sua bellezza non si può ignorare. Ovviamente, l'anime nella versione italiana è una vera "pastocchia" a causa di tagli, censure, offuscamenti, dialoghi modificati, cambiamenti e riadattamenti impensabili, giungendo ad un finale imparagonabile con quello vero, ma tutto sommato resta carino e assolutamente godibile per la freschezza, bellezza e simpatia della storia in sé.
Avrei preferito una panoramica diversa per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi secondari, poco considerati e utilizzati solo ed esclusivamente come mezzo per far ingelosire la coppia principale. Ho adorato la storia d'amore tra Mery (cioè Meiko) e il professor Namura, che ho trovato davvero pulita, delicata, molto matura e appassionante, soprattutto perché anch'io ho vissuto un amore contrastato e difficile, in cui le circostanze avverse sono sempre lì pronte a mettere a dura prova il legame; per fortuna, come migliore ricompensa, vivranno un bellissimo lieto fine, strameritato. Mery mi è piaciuta soprattutto perché penso sia una ragazza di altri tempi, come uscita da un romanzo ottocentesco, con un'aura di incanto e di inafferrabilità che la rende davvero un personaggio bellissimo, a suo modo anche meglio della stessa Miki, che caratterialmente sento molto più lontana dal mio modo d'essere rispetto alla sua migliore amica, che detto sinceramente avrei voluto avere come mia migliore amica nella vita reale. Ciò che ho apprezzato molto di questa storia è stata l'originalità dell'autrice nell'inserire una tematica, diciamo così, "delicata e inusuale" per quel periodo (e mi riferisco alla scoperta di Yuu verso l'ultima parte, che lo porta a fraintendere il suo rapporto con Miki e a mettere a serio rischio la loro storia), e non mi espongo oltre per non cadere in spoiler, ma chi ha letto e/o visto l'anime sa esattamente a cosa mi riferisco. La prima volta che ho visto gli episodi ero appena una ragazzina, di tredici-quattordici anni, ed ero convinta che l'anime si concludesse realmente nel modo in cui l'hanno fatto concludere in Italia. Poi, crescendo e grazie soprattutto all'aiuto di internet, ho invece scoperto il reale proseguimento e svolgimento delle puntate finali, ho guardato tutti gli episodi inediti (emozionandomi molto di più, essendo ormai una donna e comprendendo maggiormente i dialoghi e le situazioni) e ho finalmente vissuto il finale definitivo, di sicuro scioccante e magari incomprensibile per dei ragazzini, ma non tutto questo scandalo alla fine, dato che ormai i bambini di oggi sono abituati anche a cose peggiori di queste, mica sono stupidi.
In conclusione, affermo che questo è un anime che merita il successo che ha avuto e penso che chiunque ami il mondo degli anime e dei manga non può assolutamente farsi mancare un'opera di tale impatto, di tale portata, che a modo suo ha lasciato un'impronta decisiva e indelebile nella storia del Majokko. Da leggere e/o da vedere almeno una volta nella vita, come minimo.