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4.0/10
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"A.D. Police" è l'ultimo degli OAV della saga nata dalla serie "Bubblegum Crisis", di cui rappresenta il prequel. La storia infatti è ambientata qualche anno prima "Bubblegum Crisis", prima quindi della nascita delle Knight Sabers, e si incentra sul periodo in cui a contrastare i crimini degli androidi era solamente la squadra speciale della polizia addetta a questo tipo di casi, l'A.D. Police per l'appunto.
Protagonista degli OAV è Leon, il detective dongiovanni che abbiamo imparato a conoscere nel capitolo principale della saga, che qui invece è ancora una matricola della squadra speciale, al cui fianco troveremo la ben più esperta collega Geena.

Che dire di questo prequel? Innanzitutto l'atmosfera è estremamente diversa rispetto a "Bubblegum Crisis" e al suo seguito "Bubblegum Crash!". In "A.D. Police" tutto tende a prendersi molto più sul serio, non c'è quell'atmosfera di azione sfrenata e scanzonata che si avvertiva nelle altre due serie di OAV. "A.D. Police" si rifà in maniera molto più ortodossa alle atmosfere angoscianti e prive di qualsivoglia bellezza del cyberpunk più classico. D'altronde già fin dalla sigla iniziale gli omaggi a "Blade Runner" sono evidenti. Ovviamente questo non è un difetto, io trovo molto gustose quelle opere che all'interno di una determinata continuity cambiano completamente genere e atmosfera, è un modo per arricchire una saga. Voglio dire, per me il terzo film di Tenchi Muyo e il secondo di Patlabor sono belli anche perché hanno completamente stravolto i brand a cui appartengono. Il problema però è che "A.D. Police" non soddisfa nessuna delle ambizioni a cui tende. Le storie che propone sono scritte malissimo, hanno buchi di sceneggiatura grossi come una casa. Basti pensare al fatto che contraddice proprio la storia principale a cui appartiene: l'A.D. Police in "Bubblegum Crisis" ha spesso problemi a risolvere i crimini perpretati dai Boomers, sia per inferiorità tecnologica sia per i limiti imposti dalla legge, che spesso strizza l'occhio alla Genom, la potentissima multinazionale che produce androidi. A ovviare questi problemi ci sono appunto le quattro eroine protagoniste con i loro portentosi esoscheletri. Allora perché in questa serie di OAV la polizia non ha praticamente alcun problema a fare fuori gli androidi criminali o impazziti? Perché boh! Per non parlare di autentici fatti tragici che vengono sviluppati senza alcuna plausibilità e che lasciano completamente interdetto lo spettatore, o spunti interessanti di trama gettati al vento come se niente fosse da un intreccio completamente privo di riguardi nei confronti della logica stessa del racconto.

Certo, "Bubblegum Crisis" si prendeva decisamente meno sul serio di "A.D. Police", ma non ci si metteva mai le mani tra i capelli guardandolo, anzi. I protagonisti, poi, sia per la brevità della serie sia per la scarsa pregnanza della storia, sono privi di carisma e completamente bidimensionali, del tutto dimenticabili. In teoria dovrebbe la serie incentrarsi sul passato di Leon, in pratica Leon si vede solo nel primo episodio, in cui tra l'altro mena le mani per venti minuti abbondanti. Da corollario, scordatevi quindi qualsiasi tipo di approfondimento della trama principale di "Bubblegum Crisis", anche quello si è perso per strada, a favore invece di scene spinte assolutamente da neuro-deliri - sì, mi riferisco al fatto che uno dei personaggi cerca di fare sesso con un robot, spento.

Anche da un punto di vista tecnico la differenza si sente, eccome se si sente. Innanzitutto al character design non abbiamo più Kenichi Sonoda, ma Fujio Oda. Per quanto però si cerchi di replicare l'estrema piacevolezza del tratto di Sonoda, la qualità del chara è talmente altalenante che tra il primo e il terzo episodio non c'è quasi alcuna continuità grafica nell'aspetto dei personaggi. Se il primo episodio è quello dove il chara dà il meglio di sé con particolareggiatissimi primi piani, nel terzo ci va di gran lusso se Geena, la coprotagonista, ha le pupille.
Infine anche la colonna sonora, uno dei tratti più distintivi di "Bubblegum Crisis", non regge il minimo confronto con il passato. Se le musiche della serie principale sono un monumento all'orecchiabilità, qua nemmeno si sentono. Certo, questi OAV sono molto più seri e quindi non potevano farsi accompagnare da una colonna sonora spudoratamente pop anni Ottanta, ma qua la colonna sonora è praticamente insignificante. La stessa sigla iniziale è proprio tirata via, sembra fatta con la pianola per bimbi Bontempi Five.
Le animazioni? Pare proprio che sia stato speso tutto il budget per il primo episodio. Scordatevi le scene d'azione forsennata dei precedenti capitoli della saga; qua tutti i problemi si risolvono in dieci secondi, altrimenti non si arrivava a pagare gli stipendi. Ed è pure un OAV, un'opera per cui si tendeva a spendere molto di più rispetto a un anime!
Per concludere, questo prequel è un'occasione sprecata sotto ogni punto di vista. Non aggiunge niente alla storia di "Bubblegum Crisis" ed è senza alcun dubbio una poracciata, tanto è fatto alla carlona.
Dimenticabile.