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Ci troviamo di fronte sicuramente a un'opera particolare per tematiche di fondo, personaggio principale e character design.
Il campo da gioco (letteralmente in questo caso) su sui agisce quest'opera è il mahjong, gioco d'azzardo di origine cinese che ha avuto grande diffusione, con qualche variante, anche in Giappone. Non è questa la sede per descrivere il gioco nei particolari, ma qualche informazione si può dare: lo scopo del gioco è ottenere il maggior numero di punti possibile e questi punti si ottengono formando varie combinazioni con i tasselli che capitano in sorte, combinazioni che valgono più o meno punti a seconda della loro complessità.

Nel Giappone post bellico della ripresa economica, yakuza e ladri di polli assortiti che si divertono a giocare d'azzardo fanno un incontro sconvolgente: incrociano sulla loro strada il Kami del Mahjong, Akagi, il quale mostrerà la sua mostruosa superiorità in questo gioco (imparato dal ragazzo sul momento) per tutte ventisei le puntate, e ci appassionerà con virtuosismi assortiti e mosse al cardiopalma.
Proprio il protagonista è una delle ragioni per cui quest'opera di animazione merita di essere vista: Akagi non è un uomo, egli, pur avendo questo talento straordinario, non si arricchisce, egli non prova debolezze né tantomeno prova sentimenti. Questo assoluto vuoto potrebbe portare a pensare a un personaggio senza personalità tipico di operette di bassa lega, invece è proprio questa la forza di Akagi: il suo non-carattere mi ha convinto del fatto che Fukumoto abbia voluto creare la personificazione dell'azzardo, tema tanto caro a quest'autore. Akagi è metafora personificata del gioco fine a sé stesso (infatti non trae profitto), del gioco a cui si partecipa solo per adrenalina e quando si ha voglia (infatti gioca solo quando vuole e se ritiene la sfida interessante).
Alla peculiarità del personaggio principale si aggiunge la peculiarità del tratto di Fukumoto: i profili appuntiti e i nasi squadrati sono a mio parere perfetti per dare atmosfera a un mondo sordido e aspro come quello delle bische clandestine.
La voce narrante (che ad alcuni potrà sembrare invadente) riesce, assieme alle musiche, a dare sempre ritmo e a interessare sempre lo spettatore.

Originalità a tutto tondo, questo è il motivo del mio voto alto. L'azione è poca, sviluppandosi la trama su un gioco da tavolo, quindi a maggior ragione è apprezzabile la capacità di calamitare l'attenzione del pubblico (con due esplosioni e un seno mezzo nudo stile ecchi sono tutti bravi).
Non ho dato il massimo perché ha un finale aperto (anche se io ritengo che, essendo solo un viaggio nel fantasmagorico mondo dell'azzardo, non ci sia bisogno di un finale): motivo di questa scelta è che quest'opera è un prequel di un manga di Fukumoto intitolato: "Ten Tenna Toori no Kaidanji". Altro suo "limite" (e allo stesso tempo punto di forza) è il tema, nel senso che prima bisogna farsi un infarinatura del gioco per poter gustare appieno questo anime.