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Gli anni '90 sono stati senza dubbio un'annata rivoluzionaria. E' nato il maho-shojo sentai con Sailor moon, gli anime robotici hanno visto la nascita di Evangelion, il cyber-punk ha trovato in Mamoru Oshii e il suo Ghost in the shell il proprio membro di spicco. E in ambito shojo?

Beh, il 1997 vede la nascita di Utena, partorito dalla mente di un Kunihiko Ikuhara appena uscito dal franchise Sailor moon (a cui Utena deve molto). Che cos'ha di rivoluzionario l'anime di Utena oltre al nome? Il fatto che ribalti i canoni, quelli dello shojo che vede la ragazza inerme il cui unico scopo nella vita è cercare il proprio amato, il proprio principe, figura arcaica e fiabesca che viene utilizzata dall'autore come simbolo di ciò ciò che lo shojo era prima di allora (e in gran parte delle volte lo è tutt'ora) una semplice favola moderna che non si distacca come concetto da ciò che per secoli le madri raccontavano alle figlie.

Cosa fa invece la rivoluzione di Utena? Attraverso la protagonista, Utena appunto, l'anime stravolge questo concetto presentandoci una ragazza forte tanto e più di un ragazzo. Da dove viene questa forza? Dal passato in cui un fantomatico "principe" la salvò dal baratro della disperazione dandole la forza di rialzarsi dopo la morte dei genitori e dopo averle donato un anello le promise che un giorno si sarebbero rincontrati. E' dunque una semplice ricerca dell'amato a giustificare il comportamento di Utena? In parte.

La ragazza per quasi tutta la durata dell'amime sarà in bilico tra la vecchia concezione di protagonista/principessa il cui unico scopo è la ricerca del proprio amore e una nuova concezione che la vede forte, indipendente, una ragazza che fa sue le caratteristiche del principe divenendolo a sua volta. Utena infatti rimase così colpita dalla figura del principe che non volle semplicemente ritrovarlo, ma diventarlo lei stessa. Si è parlato di principi, principesse ma ogni favola che si rispetti deve avere un proprio antagonista, e volendo rimanere legati alla canonicità questo non può essere che una strega.

Chi assume questo ruolo nel pantheon variegato di personaggi presenti in questo anime? E chi se non Anthy, la sposa della rosa colei verso la quale ruotano tutti i personaggi? Anche qui ovviamente non ci si può aspettare una mera e fedele rappresentazione del concetto di strega. Anthy infatti è sia strega che principessa da salvare, ovviamente da parte di Utena principe/principessa. La cosa pare ambigua? Del resto si parla di un'anime di Ikuhara e tra l'altro l'ambiguità non si ferma di certo alle due ragazze e allo yuri, sebbene questo (insieme all'incesto) la faccia da padrona.

Nella storia si avrà l'esempio di amore fraterno che può sfociare nella possessività morbosa, come nel caso di Miki e la sorella o di Nanako e Toga. Per non parlare poi di Anthy e del fratello in cui vi è una chiara relazione. Si parla anche di amori non corrisposti come nel caso di Saionji e Miki verso Anthy la quale non ha il minimo interesse verso di loro e non fa mistero di questo neanche ai diretti interessati. Che dire poi dello straziante amore che prova Juri nei confronti della sua amica d'infanzia, la quale a differenza di Anthy non si farà scrupolo ad utilizzare questo affetto per ferire la ex-amica verso cui ha sempre provato un sentimento d'inferiorità.

Mi chiedo, lo sai cosa mi chiedo? Questo anime è rivoluzionario solo in relazione ai ruoli dei personaggi o c'è dell'altro? Ovviamente la seconda opzione, percorrendo la strada già intrapresa nella terza serie di Sailor moon Ikuhara mediante i suoi personaggi si interroga su questioni come l'eternità, il dualismo, la volontà umana e quanto questa possa influire sulla realtà. I personaggi poi si muovono in uno scenario ricco di simbologia (il castello rovesciato dell'arena a ritrarre il capovolgimento dei ruoli) di indizi (chiaro esempio gli ultimi episodi della saga della rosa nera) accompagnati da musiche d'effetto ed evocative.

Appurato che questo anime merita sia per il ruolo storico che per la propria qualità intrinseca, come giustificare il mio voto? Ho dovuto abbassarlo a causa di difetti evidenti ( che comunque non pregiudicano troppo la bellezza dell'anime).

Quello più marcato è la pochezza di relazioni tra i personaggi. A parte Utena, l'amica Wakaba (unica persona normale in tutto e per tutto), Anthy e in seguito il di lei fratello, Nanako e sporadiche volte Miki il resto del cast non avrà punti di contatto con Utena venendo mostrato soltanto in episodi dedicati (i casi più eclatanti sono quelli di Juri e Sembonji). A causa di ciò quando compariranno gli altri personaggi si saprà già su cosa verterà l'episodio. Inoltre vi è una rigida consequenzialità degli eventi che verrà cambiata raramente (episodio normale, poi tocca a quello dedicato a Sembonji, Miki, Juri, Nanako, Toga e così fino alla fine della saga).
Questo schema è persino più limitante di quello della precedente serie di Ikuhara (Sailor moon) e se in quello vi era la scusante del fatto che fosse limitato dal setting di genere (il maho shojo sentai) e dalla direzione la stessa cosa non si può dire di Utena dove aveva campo libero, libertà che ha utilizzato per i contenuti lesinando però sulla struttura.

Altro fattore che ha abbassato il voto (ma questo è puramente soggettivo) è che i temi affrontati non sono nuovi e "rivoluzionari", se precedentemente si è visto Sailor moon S (cosa che comunque consiglio di fare per comprendere appieno questo anime che è a tutti gli effetti un seguito spirituale)in quanto questi sono un'esaltazione di concezioni già abbozzate.

In ogni caso la rivoluzione di Utena si becca un bell'otto e mezzo, arrotondato per difetto ad 8 visto che ho dato il 9 alla sua "madre spirituale".