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Il ragazzo è intelligente, ma non si applica. Si potrebbe riassumere in questo modo "Sword Art Online", o semplicemente SAO.

L'anime parte nel migliore nei modi: 10000 giocatori imprigionati, loro malgrado, in una realtà virtuale senza possibilità di log out, che, in caso di game over, morirebbero anche nel mondo reale.
Partendo da queste premesse, non proprio originalissime, si sarebbe potuta costruire una solida storia, ma purtroppo questo non accade. Si ritrovano infatti tutti i cliché tipici di una certa fascia di prodotti: il protagonista forte e distaccato per cui ogni ragazza perde la testa, poteri (skill) unici che guarda caso ha solo il protagonista, etc.

I personaggi crescono solo di livello, rimanendo sempre uguali dall'episodio 1 al 25, piatti come un disco. La delusione maggiore però la dà il creatore del gioco, Kayaba. Fin dalla fine del primo episodio ci si chiede cosa lo abbia spinto a imprigionare e indirettamente a uccidere tutte quelle persone, che cosa miri a ottenere, quale sia il suo fine ultimo... senza fare spoiler dico solo che sarebbe stato meglio non saperlo!
A un certo punto della storia sembra che ci sia un tentativo di un'analisi psicologica più approfondita, con la seguente domanda: "I sentimenti e le emozioni che si provano in un mondo virtuale possono considerarsi genuini come quelli della realtà?" Alcuni giocatori, ormai rassegnati alla loro prigionia, hanno preso moglie, hanno cominciato a lavorare e si godono la vita, seppur virtuale. Avevo davvero apprezzato questa svolta, che si sarebbe potuta rivelare molto interessante e poteva diventare un ottimo spunto di riflessione. Peccato che sia stata fatta morire, distrutta totalmente dal personaggio di Yui, che fa sprofondare l'opera in un mix ancora peggiore di banalità e buonismo da quattro soldi. Persa anche l'occasione di mostrare in modo più approfondito i cambiamenti fisici del corpo dei giocatori nel mondo reale.

La seconda parte prende i difetti della prima e li amplifica (da ricordare magia "illusoria" e tentacoli), e, soprattutto, fa venir meno quello che era stato il motore della prima parte, la sopravvivenza a un mondo ostile. Il "villain" di questa seconda parte non è niente di speciale, ma ha delle motivazioni sensate ed è sicuramente diverse spanne sopra Kayaba.

Sembrerebbe un anime che merita un basso voto, ma tutto sommato fa il suo dovere. Intrattiene, complici anche lo splendido comparto visivo e sonoro, e fa passare con leggerezza quei venti minuti di ogni episodio. Con quello che avevano a disposizione hanno fatto solo il minimo sindacale, perdendo l'occasione di fare un prodotto interessante e di qualità.
Voto: 7