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"Noi vinceremo con la nostra arma più potente: la debolezza!". Questa è la frase che più mi ha colpito in "No Game no Life" e che lo rappresenta nella sua interezza.

I protagonisti sono due giovanissimi fratelli, un ragazzo e una bambina, estremamente bravi nei giochi, quasi all'inverosimile. Beh, dei veri e propri geni. L'unico loro difetto? La vita reale. Eh sì, proprio così, la vita "è un gioco a cui non si può giocare, è senza regole, senza giustizia, totalmente indipendente dai calcoli matematici". Ed ecco che un certo "dio" li teletrasporta nel Suo mondo, un mondo totalmente governato dal gioco, un mondo perfetto per i nostri protagonisti, che, molto modestamente, mirano a diventarne i padroni, sconfiggendo "dio" stesso.

Le dodici puntate sono una continua serie di scene mozzafiato cariche di colpi di scena, con una grafica incredibile dai colori meravigliosi. Stupisce l'incredibile capacità di Shiro e Sora, i due fratelli, di poter sfruttare il più potente pregio dell'uomo: la debolezza. Pregio? Sì, sembra strano ma quest'anime riesce a far comprendere come la debolezza sia in realtà un grande pregio dell'uomo e che può essere sfruttata addirittura contro coloro che sono nettamente superiori al genere umano (il mondo virtuale in cui è ambientato l'anime è formato da sedici razze diverse). La valorizzazione della sofferenza e della debolezza sono qualcosa di davvero importante, poiché oramai vi è la concezione che la sofferenza sia qualcosa di totalmente negativo... ma d'altronde come si potrebbe apprezzare la felicità se non vi fosse anche la sofferenza?

L'anime complessivamente risulta godibile al massimo, divertente e coinvolgente. Inoltre non è "vuoto" come molti altri, ma dà anche dei bellissimi messaggi, come la pace, il divertirsi insieme e l'unione che dà la forza.
Io lo consiglio veramente, perché se lo si guarderà si imparerà l'importanza di "restare quello che sei, pur sorpassando i tuoi limiti", in modo da "varcare i cieli pur non potendo volare".