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7.0/10
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A volerne fare un sunto, 13 assassini è il live action della saga videoludica Samurai Warriors, che vede pochi guerrieri farsi valere contro centinaia di nemici. In realtà questo film, diretto da Takashi Miike, è il remake di un omonimo film del 1963, mai giunto in Italia. Il mio rapporto con i film di Takashi è particolare. Dopo aver apprezzato Audition e dopo essere andato in fissa per Ichi the Killer, l'ho scoperto il regista più fiacco tra i tre che hanno partecipato al film collettivo Three... Extremes e poi sono rimasto decisamente deluso da quello Zebraman che non sono neanche riuscito a concludere. Inoltre ho sempre collegato la prolificità alla scarsa qualità, quindi mi sono lentamente allontanato dalle produzioni di Miike.

L'incipit è particolare. A dieci minuti dall'inizio del film ho chiesto alla mia ragazza se ci stesse capendo qualcosa, ricevendo un secco "no" come risposta. Effettivamente questo film è destabilizzante per chi non ha dimestichezza con la storia Giapponese e non solo, in quanto c'è una carrellata di termini e nomi propri che rendono confusionaria la trama. Se poi aggiungiamo i personaggi tutti vestiti uguali e con lo stesso taglio di capelli, la situazione si rende ancora più ardua. Ma se riuscite a resistere alla botta iniziale, presto vi sarà chiaro tutto: "c'è un tizio molto cattivo e bisogna ucciderlo". Tutto fumo e niente arrosto quindi, ma dal momento che non si poteva riempire un'ora di mazzate, si è deciso di aggiungerne un'altra di preparazione. Se da un punto ne capisco l'esigenza, da un altro continuo a chiedermi se non fosse possibile ridurre il minutaggio rendendo il film più veloce e avvincente, oppure ancora utilizzare la prima metà per approfondire i 13 assassini, dato che solo la metà di loro ha un (lieve) accenno di caratterizzazione.

Un'altra particolarità di 13 assassini è il suo stile. Se da una parte ci sono scene estreme e altre che rasentano il trash per quanto sono tamarre, da un'altra parte abbiamo un'eleganza e una semplicità tale da togliere perfino alla morte qualsivoglia teatralità, rappresentandola nella sua forma più vera e triste. Nella grande orgia di botte finale il bene e il male finiscono per mischiarsi fino a rendere la missione dei protagonisti privi di senso, finendo inglobata dallo scorrere ciclico del tempo. 13 assassini non cerca di colpire regalando emozioni, anzi, cerca di eliminarle per darvi un altro punto di vista. Crea un sottile muro tra l'opera e lo spettatore, anche grazie al suo stile asciutto che mi ha ricordato Kurosawa. Trattandosi del remake di un film mai giunto in Italia, è difficile capire quanto di Takashi c'è in quest'opera, se si tratta di una mera trasposizione o di una rivisitazione in chiave personale, ed è quindi anche difficile imputare meriti e difetti al regista. Quello che si può dire di 13 assassini è che tutto sommato ha un suo stile e che pur durando due ore riesce a farsi vedere. Ovviamente la visione è consigliata agli amanti dei film d'azione e combattimento o meglio ancora dei film di samurai.