Recensione
I cinque samurai
5.0/10
Recensione di Gasolineaddict
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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Avendo passato da un pezzo la pubertà, ho deciso di (ri)guardare "I cinque samurai", perché per me è sempre stata una di quelle serie "minori", che da bambino ovviamente conoscevo, ma probabilmente seguivo con ben poco interesse. Questo spiega anche il motivo per cui, dopo tanti anni, mi sono reso conto che di questo anime non ho mai avuto ricordi di qualche momento indelebile o particolarmente memorabile, come per altri capisaldi della mia infanzia, vedi Ken o i Cavalieri. Ora, dopo essere arrivato al ventiseiesimo episodio, ho capito il perché: la storia alla base de "I Cinque Samurai" è quanto di più soporifero possa esistere, non tanto per la banalità delle premesse - che in fondo ci sta tutta e non necessariamente deve essere vista come un male - quanto per il susseguirsi delle vicende, che definire altalenante è dir poco. Non so cosa avessero in mente i responsabili della stesura dello storyboard, ma, probabilmente, ritenendo i principali fruitori innocui mocciosi dalla mente poco sviluppata, hanno deciso di non preoccuparsene più di tanto. L'altra ipotesi è che fossero sotto l'effetto di droghe leggere, visto il tono onirico e abbozzato di alcuni eventi. Una delle chiavi di lettura a tutto questo è gentilmente fornita da Kratos nell'episodio in cui cattura il buon Sami, mentre questo gioca felice con dei placidi cerbiatti: alla domanda "Come fai ad essere ancora vivo?" la risposta è un quantomai calzante "Questo è un dettaglio irrilevante!" Esatto, "Samurai Troopers" è stracolmo di dettagli irrilevanti, la maggior parte dei quali di sicuro irritanti per un pubblico cresciutello e smaliziato (io), alcuni però davvero incomprensibili anche per il più fesso dei marmocchi: perché i Samurai volano? Come mai si comportano da amiconi quando in realtà si incontrano all'inizio della serie mentre già stanno combattendo? Perché Harago è gigantesco? Perché è sempre e solo Ryo ad indossare l'armatura bianca? E come mai i benevoli insegnamenti impartiti da Ariel mi ricordano quelli della Sfinge in "Mystery Men"?! La seconda tornata di episodi pare partire con il piede giusto, ma si trasforma sin troppo presto in una fotocopia della prima - almeno fin dove sono arrivato a vedere - con la ricomparsa a sorpresa di Harago e i chilometrici portoni del male, la dipartita lampo di Ecatos e Lord Cruel, cattivoni presi in saldo al mercato di Osaka col 2x1 e Ariel/Demon che creano portali dimensionali col magico bastone. Inoltre durante tutta la storia il carisma dei personaggi rimane a livelli piuttosto tiepidi, la personalità dei Samurai non emerge quasi per nulla, nessuno di loro si trova mai davvero in contrasto, a prevalere è la morale del "Uno per tutti e tutti per uno" e una visione dell'amicizia retorica e superficiale. Ammetto di non conoscere tutti i dettagli della versione originale, ma temo che la colpa di alcune di queste imprecisioni sia da ricercarsi in un adattamento italiano degno della Santa Inquisizione. Un vero spasso, però, sentire la voce di Marina Massironi alle prese con forze del male e armature della coesione, posso solo immaginare le risate in quella sala di doppiaggio...
Dal punto di vista tecnico, "I Cinque Samurai" è senza dubbio lodevole, considerando l'anno di realizzazione; soprattutto la seconda parte gode di migliori animazioni e disegni più curati, in particolare mi hanno colpito alcuni dettagli sui primi piani delle armature nemiche. In sostanza la (re)visione di "Samurai Troopers" mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Non sono ancora arrivato alla conclusione, ma, come già scritto in un'altra recensione, seguire tutta la serie fino in fondo si sta rivelando una vera prova di resistenza... Il mio consiglio per qualcuno, magari come me, con i ricordi un po' annebbiati, che volesse tuffarsi in un po' di sano retro-anime, è di prendere questa serie così com'è, senza porsi troppe domande, mentre, per tutti coloro che ne serbano amorevoli ricordi, forse il miglior consiglio sarebbe di non riguardarla affatto.
Avendo passato da un pezzo la pubertà, ho deciso di (ri)guardare "I cinque samurai", perché per me è sempre stata una di quelle serie "minori", che da bambino ovviamente conoscevo, ma probabilmente seguivo con ben poco interesse. Questo spiega anche il motivo per cui, dopo tanti anni, mi sono reso conto che di questo anime non ho mai avuto ricordi di qualche momento indelebile o particolarmente memorabile, come per altri capisaldi della mia infanzia, vedi Ken o i Cavalieri. Ora, dopo essere arrivato al ventiseiesimo episodio, ho capito il perché: la storia alla base de "I Cinque Samurai" è quanto di più soporifero possa esistere, non tanto per la banalità delle premesse - che in fondo ci sta tutta e non necessariamente deve essere vista come un male - quanto per il susseguirsi delle vicende, che definire altalenante è dir poco. Non so cosa avessero in mente i responsabili della stesura dello storyboard, ma, probabilmente, ritenendo i principali fruitori innocui mocciosi dalla mente poco sviluppata, hanno deciso di non preoccuparsene più di tanto. L'altra ipotesi è che fossero sotto l'effetto di droghe leggere, visto il tono onirico e abbozzato di alcuni eventi. Una delle chiavi di lettura a tutto questo è gentilmente fornita da Kratos nell'episodio in cui cattura il buon Sami, mentre questo gioca felice con dei placidi cerbiatti: alla domanda "Come fai ad essere ancora vivo?" la risposta è un quantomai calzante "Questo è un dettaglio irrilevante!" Esatto, "Samurai Troopers" è stracolmo di dettagli irrilevanti, la maggior parte dei quali di sicuro irritanti per un pubblico cresciutello e smaliziato (io), alcuni però davvero incomprensibili anche per il più fesso dei marmocchi: perché i Samurai volano? Come mai si comportano da amiconi quando in realtà si incontrano all'inizio della serie mentre già stanno combattendo? Perché Harago è gigantesco? Perché è sempre e solo Ryo ad indossare l'armatura bianca? E come mai i benevoli insegnamenti impartiti da Ariel mi ricordano quelli della Sfinge in "Mystery Men"?! La seconda tornata di episodi pare partire con il piede giusto, ma si trasforma sin troppo presto in una fotocopia della prima - almeno fin dove sono arrivato a vedere - con la ricomparsa a sorpresa di Harago e i chilometrici portoni del male, la dipartita lampo di Ecatos e Lord Cruel, cattivoni presi in saldo al mercato di Osaka col 2x1 e Ariel/Demon che creano portali dimensionali col magico bastone. Inoltre durante tutta la storia il carisma dei personaggi rimane a livelli piuttosto tiepidi, la personalità dei Samurai non emerge quasi per nulla, nessuno di loro si trova mai davvero in contrasto, a prevalere è la morale del "Uno per tutti e tutti per uno" e una visione dell'amicizia retorica e superficiale. Ammetto di non conoscere tutti i dettagli della versione originale, ma temo che la colpa di alcune di queste imprecisioni sia da ricercarsi in un adattamento italiano degno della Santa Inquisizione. Un vero spasso, però, sentire la voce di Marina Massironi alle prese con forze del male e armature della coesione, posso solo immaginare le risate in quella sala di doppiaggio...
Dal punto di vista tecnico, "I Cinque Samurai" è senza dubbio lodevole, considerando l'anno di realizzazione; soprattutto la seconda parte gode di migliori animazioni e disegni più curati, in particolare mi hanno colpito alcuni dettagli sui primi piani delle armature nemiche. In sostanza la (re)visione di "Samurai Troopers" mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Non sono ancora arrivato alla conclusione, ma, come già scritto in un'altra recensione, seguire tutta la serie fino in fondo si sta rivelando una vera prova di resistenza... Il mio consiglio per qualcuno, magari come me, con i ricordi un po' annebbiati, che volesse tuffarsi in un po' di sano retro-anime, è di prendere questa serie così com'è, senza porsi troppe domande, mentre, per tutti coloro che ne serbano amorevoli ricordi, forse il miglior consiglio sarebbe di non riguardarla affatto.