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8.0/10
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Gun Frontier è una serie del 2002 piuttosto particolare, poiché propone una rivisitazione totale del Capitan Harlock che tutti conosciamo, spostando i protagonisti all'interno di un'ambientazione western, invece del classico plot fantascientifico. Ma ciò non deve far storcere il naso, perché malgrado il drastico cambio di scenario con uno diversissimo, e molti difetti evidenti, il risultato finale è più che buono, e riesce a fare bella figura anche di fronte all'opera originale.

La trama di Gun Frontier è quella del più classico dei western: sparatorie, saloon, alcool e belle donne, ma con l'aggiunta di samurai e katane. I protagonisti principali sono Harlock e Tochiro, il primo in veste di pistolero in stile Clint Eastwood, e il secondo di samurai. All'inizio non si conoscono bene i loro obiettivi, e verranno spiegati man mano che si prosegue con la storia. Subito dopo il primo episodio si aggiungerà il terzo protagonista, Sinunora, una donna bellissima e misteriosa, e piuttosto disinibita, che non si farà troppi problemi a denudarsi davanti a chiunque, anche se spesso sotto costrizione. Di lei non si sa praticamente nulla all'inizio, e saranno molti i dubbi che ruoteranno attorno a questo personaggio, che non si capisce se stia dalla parte dei buoni o dei cattivi, e il suo ruolo comincerà ad essere più chiaro soltanto a metà serie.

In Gun Frontier sono presenti molte citazioni ad altre opere matsumotiane, in particolare di Capitan Harlock. Un esempio di citazione può essere l'incontro con Sinunora nel saloon, associabile a quello che avviene con Emeraldas in circostanze simili, o i frequenti insulti verso Tochiro per via del suo aspetto. L'ispirazione ai vecchi spaghetti-western all'italiana è più che evidente, sia nell'ambientazione che nella storia, e anche qui non mancano citazioni ad alcuni film cult degli anni '60-'70, come la classica frase del mirare al cuore del nemico, o gli impiccati sulle rocce alte nelle lande deserte. Oppure l'episodio in cui si parla di Winchester, pistola molto nominata nei film, il cui nome talvolta era presente anche nel titolo.

Quasi tutti i luoghi e le città presenti nell'anime esistono davvero, e si trovano negli Stati Uniti, dove appunto si svolge l'opera. Rispetto ad altre opere di Matsumoto, Gun Frontier è completamente realistica, in totale opposizione con gli scenari futuristici a cui siamo abituati, quindi niente astronavi e armi sofisticate, ma soltanto carrozze, cavalli e "semplici" pistole. Molti degli eventi narrati si rifanno alla vera storia del Far West, come il razzismo, la discriminazione dei pellerossa, o la scarsa posizione della donna all'interno della società, spesso usata come oggetto di divertimento dagli uomini.

Ad alcuni può sembrare curioso l'inserimento di samurai all'interno di un contesto western, tuttavia non è affatto una novità. Gli anni '60-'70 furono il periodo d'oro degli spaghetti-western, grazie ai quali divennero famosi registi come Sergio Leone, e attori come Clint Eastwood e Giuliano Gemma. Ma nello stesso periodo, nei cinema impazzavano anche i film di arti marziali, oltre a quelli di spade (i wuxiapian). Visto l'enorme successo, diversi film iniziarono a ispirarsi a entrambi i generi, scopiazzandosi un po' a vicenda, e si arrivò anche a produrre qualche fusione western/kung fu, come Il mio nome è Shanghai Joe del 1973, che ebbe pure un sequel. Oltre a questo, nella trasposizione italiana di alcuni film di arti marziali, venivano spesso utilizzati titoli affini al genere western. Ne uscivano fuori titoli curiosi come Per un pugno di spade o Lo chiamavano 5 dita d'acciaio, la cui trama però non aveva nulla a che spartire col titolo, messo solo a scopo pubblicitario. Anche negli anni recenti, il mix di western e kung fu è stato ripreso in C'era una volta in Cina e in America. Ciò significa che l'autore di Gun Frontier non ha messo in scena vicende prese dal nulla, ma ha scelto due generi che vanno a braccetto da sempre. Non per niente, gran parte del successo degli spaghetti-western è da attribuire all'ispirazione a Yojinbo di Akira Kurosawa da parte di Sergio Leone, per realizzare uno dei suoi capolavori più celebri.

Tecnicamente non è niente di eccezionale: nonostante siamo nel 2002, molti personaggi sono disegnati male, come sgorbi e con occhi piccolissimi, e la maggior parte sembrano tutti uguali, come succedeva nelle serie anni '70. Anche gli scenari sono molto simili tra loro, ma questo è più che giustificato dal fatto che siamo nel Far West. Il tratto di Matsumoto è tuttavia inconfondibile, in particolare nella figura femminile, con corpi snelli e slanciati, capelli lunghissimi, e il classico modo di disegnare gli occhi. L'esagerata presenza di fanservice tende però a danneggiare l'opera, soprattutto nei primi episodi, dove ogni scusa è buona per spogliare Sinunora. Tra l'altro è un fanservice che lascia tutto all'immaginazione, con seni scapezzolati (eccetto una scena), probabilmente per questioni di censura, altrimenti la serie sarebbe diventata troppo erotica. Il buffo design di certi personaggi sminuisce un po' la drammaticità di certe scene, senza tuttavia intaccarle troppo.

La serie viene penalizzata da un finale aperto, che lascia spazio a un sequel, però mai realizzato. Non è un capolavoro, ma merita comunque un bel voto: i personaggi principali son ben delineati, inoltre la trama è accattivante e sa alternare bene scene comiche e drammatiche. È da considerarsi un prodotto per appassionati, tuttavia, può essere vista tranquillamente anche da chi non si è mai avvicinato a Matsumoto. Ma per i novelli, consiglio prima di visionare le altre opere più famose, per esempio l'Harlock originale.