Recensione
Quando c'era Marnie
8.0/10
Alla fine stavo piangendo. Sarà il periodo un po' particolare della mia vita, la voglia di immergermi in un film che sospettavo mi avrebbe rapito e portato via un pezzo di anima, un po' il film stesso, ma alla fine, copiosamente, stavo piangendo.
E così Hiromasa Yonebayashi prosegue il già ben noto filone dello studio Ghibli, con una regia buona, delle animazioni che io, personalmente, amo alla follia. Una serie di interessanti stacchi e una discreta quantità di dolcezza e passione.
Nonostante questo incipit, nonostante il santo pianto liberatorio di commozione felice finale, devo ammettere che il film di per sé non è l'eccellenza. Attendevo qualcosa di diverso, anche verso la fine, quando tutto era deciso, quando si profilava un finale scontato quanto i saldi dopo Natale... ecco che devo ammettere che il film non mi ha colpito.
Sono soddisfatto, sia chiaro, soddisfattissimo: considerando la media dei film che girano nei cinema questo può sembrare un capolavoro. Ma così non è.
Dicevamo del disegno, ecco, quello risulta sempre molto piacevole, leggero, il dolce contrasto tra gli sfondi quasi mai ben definiti e le linee nitide e pulite dei soggetti principali. Non per nulla lo studio Ghibli qualche certezza la regala. Le musiche sono essenziali, relegate a poche scene fortemente caratterizzate, il finale si chiude su una melodia che, a risentirla, già mi spuntano nuovi goccioloni agli occhi.
La trama, invece, è il punto dolente del film. Un po' troppo scarna, lenta, eccessivamente semplicistica. Sembra studiata per i bimbi dell'asilo con bisogni speciali e non per un pubblico anche solo un minimo scaltro. I personaggi sono tutti caratterizzati ed eccessivamente inquadrati nel loro ruolo, risultando a volte quasi grotteschi nel loro continuo e ripetuto volersi attenere alla linea (rigida) del loro destino. Non ci sono novità, non sembra ci sia voglia di riscatto, da parte di nessuno (il finale su cui tanto speravo qualcosa fa intravedere in merito... ma è un po' poco).
Insomma, un film da vedere? Ovviamente sì. Perché anche se non si piangerà come ho fatto io (ma un nodino in gola lo avrete), anche se non è un capolavoro dello studio Ghibli, certamente è un film che racconta una storia, la racconta con una bella regia e con spunti che faranno riflettere (le prime frasi, sul cerchio - chi lo vedrà capirà - sono quelle che più mi hanno colpito), pertanto è uno di quei film che non si possono perdere. Ma sono un po' di parte, lo ammetto.
E così Hiromasa Yonebayashi prosegue il già ben noto filone dello studio Ghibli, con una regia buona, delle animazioni che io, personalmente, amo alla follia. Una serie di interessanti stacchi e una discreta quantità di dolcezza e passione.
Nonostante questo incipit, nonostante il santo pianto liberatorio di commozione felice finale, devo ammettere che il film di per sé non è l'eccellenza. Attendevo qualcosa di diverso, anche verso la fine, quando tutto era deciso, quando si profilava un finale scontato quanto i saldi dopo Natale... ecco che devo ammettere che il film non mi ha colpito.
Sono soddisfatto, sia chiaro, soddisfattissimo: considerando la media dei film che girano nei cinema questo può sembrare un capolavoro. Ma così non è.
Dicevamo del disegno, ecco, quello risulta sempre molto piacevole, leggero, il dolce contrasto tra gli sfondi quasi mai ben definiti e le linee nitide e pulite dei soggetti principali. Non per nulla lo studio Ghibli qualche certezza la regala. Le musiche sono essenziali, relegate a poche scene fortemente caratterizzate, il finale si chiude su una melodia che, a risentirla, già mi spuntano nuovi goccioloni agli occhi.
La trama, invece, è il punto dolente del film. Un po' troppo scarna, lenta, eccessivamente semplicistica. Sembra studiata per i bimbi dell'asilo con bisogni speciali e non per un pubblico anche solo un minimo scaltro. I personaggi sono tutti caratterizzati ed eccessivamente inquadrati nel loro ruolo, risultando a volte quasi grotteschi nel loro continuo e ripetuto volersi attenere alla linea (rigida) del loro destino. Non ci sono novità, non sembra ci sia voglia di riscatto, da parte di nessuno (il finale su cui tanto speravo qualcosa fa intravedere in merito... ma è un po' poco).
Insomma, un film da vedere? Ovviamente sì. Perché anche se non si piangerà come ho fatto io (ma un nodino in gola lo avrete), anche se non è un capolavoro dello studio Ghibli, certamente è un film che racconta una storia, la racconta con una bella regia e con spunti che faranno riflettere (le prime frasi, sul cerchio - chi lo vedrà capirà - sono quelle che più mi hanno colpito), pertanto è uno di quei film che non si possono perdere. Ma sono un po' di parte, lo ammetto.