Recensione
Another
7.0/10
L'idea che viene presentata alla base di questo breve anime è davvero ottima, ma la realizzazione nella sua interezza purtroppo non risponde pienamente allo stesso modo. In poche parole: le aspettative sono tante e vengono soddisfatte solo a metà.
Another è senza ombra di dubbio uno dei titoli più acclamati del genere prettamente horror in ambito di serie televisive d'animazione giapponese e, quasi con assoluta certezza, quello più menzionato. Effettivamente non ho nulla da criticare a riguardo, perché ci sono tutti gli elementi necessari per rendere talmente nota un'opera simile da non dimenticarsene più: c'è il fascino del mistero, ci sono differenti sequenze in cui non manca la suspense, c'è sangue che sprizza da tutti i pori e di conseguenza non manca ovviamente la violenza, peraltro quasi mai velata e spesso eccessiva. Ciò che però fa apprezzare ancor di più tutte queste cose è quel che fa da contorno, la forma con cui è stata conseguita quest'opera. La grafica, nonché le ambientazioni in generale e tutti gli effetti visivi, sono talmente curate da indurre lo spettatore ad immergersi totalmente all'interno; e il sonoro? Le musiche e i suoni riescono veramente nell'intendo di suscitare una sorta di tensione e di senso di angoscia. Tutto questo, almeno per quanto testato da me finora, non può essere indubbiamente scontato nel mondo dell'animazione e perciò va assolutamente elogiato.
Si arriva dunque alla parte più rilevante, la trama. Kōichi Sakakibara è un alunno di scuola media del terzo anno appena trasferitosi nella Yomiyama nord, per la precisione nella classe terza: proprio qui, poco più di un ventennio addietro, si verificò una morte le cui cause non furono mai accertate. Da allora una maledizione incombe quasi ogni anno e provoca la morte di una buona parte degli studenti di quell'aula. Pertanto al suo arrivo, il protagonista inizialmente ignaro, dovrà fronteggiare una serie di eventi che non lo coinvolgerà soltanto nell'ambito della calamità suddetta, ma anche nell'affronto diretto coi suoi compagni di classe e in particolare con Misaki, una ragazza misteriosa con una benda a coprire l'occhio sinistro.
Considerando che lo svolgimento della storia si basa sulla rivelazione di questioni originariamente all'oscuro dei fatti, pur risultando piuttosto scorrevole e comprensibile, presenta diversi buchi che fino alla fine non vengono colmati. Ad alimentare un aspetto già tanto importante, emerge poi il comportamento di alcuni personaggi caratterizzato da una certa incongruenza rispetto alla descrizione originaria; e anche i dialoghi a volte lasciano a desiderare. Fortunatamente però in questo caso i lati negativi non surclassano quelli positivi e questi si possono ritrovare anche negli stessi avvenimenti, sicuramente sempre avvincenti e bene o male coerenti: ciò, unito ai tecnicismi relativi ai disegni e alle sonorità restituisce ad Another quella motivazione in più per giustificare un anime così approvato nella categoria in cui è inserito.
Quest'opera sostanzialmente mi ha affascinato perché ad ogni episodio diventa sempre più intrigante e fino all'ultimo mi ha tenuto incollato allo schermo; non sono rimasto deluso nemmeno dal finale e ho apprezzato molto i risvolti psicologici di tutti i personaggi, non credendoli nemmeno troppo lontani nell'ipotesi che possano presentarsi tali anche in un frangente analogo nella realtà.
In definitiva, per tutto quello che ho spiegato posso affermare che questa visione non è da buttar via e anzi, la consiglio soprattutto a chi cerca una narrazione atipica che non scende mai nel banale in senso stretto, pur contenendo alti e bassi. Ne vale la pena, quantomeno per gli occhi e per le orecchie.
Another è senza ombra di dubbio uno dei titoli più acclamati del genere prettamente horror in ambito di serie televisive d'animazione giapponese e, quasi con assoluta certezza, quello più menzionato. Effettivamente non ho nulla da criticare a riguardo, perché ci sono tutti gli elementi necessari per rendere talmente nota un'opera simile da non dimenticarsene più: c'è il fascino del mistero, ci sono differenti sequenze in cui non manca la suspense, c'è sangue che sprizza da tutti i pori e di conseguenza non manca ovviamente la violenza, peraltro quasi mai velata e spesso eccessiva. Ciò che però fa apprezzare ancor di più tutte queste cose è quel che fa da contorno, la forma con cui è stata conseguita quest'opera. La grafica, nonché le ambientazioni in generale e tutti gli effetti visivi, sono talmente curate da indurre lo spettatore ad immergersi totalmente all'interno; e il sonoro? Le musiche e i suoni riescono veramente nell'intendo di suscitare una sorta di tensione e di senso di angoscia. Tutto questo, almeno per quanto testato da me finora, non può essere indubbiamente scontato nel mondo dell'animazione e perciò va assolutamente elogiato.
Si arriva dunque alla parte più rilevante, la trama. Kōichi Sakakibara è un alunno di scuola media del terzo anno appena trasferitosi nella Yomiyama nord, per la precisione nella classe terza: proprio qui, poco più di un ventennio addietro, si verificò una morte le cui cause non furono mai accertate. Da allora una maledizione incombe quasi ogni anno e provoca la morte di una buona parte degli studenti di quell'aula. Pertanto al suo arrivo, il protagonista inizialmente ignaro, dovrà fronteggiare una serie di eventi che non lo coinvolgerà soltanto nell'ambito della calamità suddetta, ma anche nell'affronto diretto coi suoi compagni di classe e in particolare con Misaki, una ragazza misteriosa con una benda a coprire l'occhio sinistro.
Considerando che lo svolgimento della storia si basa sulla rivelazione di questioni originariamente all'oscuro dei fatti, pur risultando piuttosto scorrevole e comprensibile, presenta diversi buchi che fino alla fine non vengono colmati. Ad alimentare un aspetto già tanto importante, emerge poi il comportamento di alcuni personaggi caratterizzato da una certa incongruenza rispetto alla descrizione originaria; e anche i dialoghi a volte lasciano a desiderare. Fortunatamente però in questo caso i lati negativi non surclassano quelli positivi e questi si possono ritrovare anche negli stessi avvenimenti, sicuramente sempre avvincenti e bene o male coerenti: ciò, unito ai tecnicismi relativi ai disegni e alle sonorità restituisce ad Another quella motivazione in più per giustificare un anime così approvato nella categoria in cui è inserito.
Quest'opera sostanzialmente mi ha affascinato perché ad ogni episodio diventa sempre più intrigante e fino all'ultimo mi ha tenuto incollato allo schermo; non sono rimasto deluso nemmeno dal finale e ho apprezzato molto i risvolti psicologici di tutti i personaggi, non credendoli nemmeno troppo lontani nell'ipotesi che possano presentarsi tali anche in un frangente analogo nella realtà.
In definitiva, per tutto quello che ho spiegato posso affermare che questa visione non è da buttar via e anzi, la consiglio soprattutto a chi cerca una narrazione atipica che non scende mai nel banale in senso stretto, pur contenendo alti e bassi. Ne vale la pena, quantomeno per gli occhi e per le orecchie.