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8.0/10
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Leggendo le prime (bellissime) tavole a colori dell’ultima fatica di Shin Takahashi, Tom Sawyer, si viene percorsi da un brivido che passa lungo tutta la spina dorsale, e che fa provare al lettore un’inspiegabile voglia di continuare la lettura. L’incipit “La mia adolescenza cominciò quell’estate” è un altro mezzo utilizzato dal mangaka per creare quella sensazione di racconto d’esperienza, narrazione di avvenimenti che portano alla maturazione dell’individuo… e di questo si tratta: un manga di formazione piuttosto atipico, che vuole trasmettere le avventure di un gruppo di bambini e del balzo dalla fanciullezza alla maturità della protagonista in particolare che, paradossalmente, più bambina non è.

Accostarsi a questa storia soltanto tramite una recensione risulta ostico e riduttivo ma, appena ci si comincia ad immergere nella lettura, risulterà chiara la freschezza e l'innovatività di questa opera; non appena si entra in contatto con la sua essenza, è lampante questa concezione dell’adolescenza non vista come stato fisico, bensì come realtà psicologica: questo è il passaggio fondamentale per poter evitare di considerare Tom Sawyer un’opera senza logica e prettamente ideologica, perché quella con cui entriamo in contatto è una realtà della società umana: la maturità non è un numero oggettivo, ma uno stato mentale che si raggiunge, in base ai vari soggetti, durante diversi periodi della vita.

La storia inizia con l’arrivo della protagonista, Haru, nella sperduta cittadina di campagna dove, tra sofferenze e senso di alienazione, aveva trascorso la sua infanzia.
L’occasione che l’ha spinta a questo viaggio è stata la morte della madre, donna immune al giudizio della gente e che in vita ha traslocato da una città all’altra, portandosi appresso la figlia. Nonostante siano passati tre anni, l’accoglienza e le reazioni nei confronti di Haru da parte della comunità chiusa e bigotta del paesino sono sempre le stesse: viene squadrata e malvista per lo stile di vita della madre che, a causa dei suoi modi di fare contrari alle idee comuni, veniva addirittura additata come "vecchia strega".
Sorprendentemente sarà nei confronti di un ragazzino, Taro, che la nostra protagonista riuscirà a provare un’empatia sincera e di conseguenza ad aprirsi, nonostante i numerosi anni di differenza. Col passare del tempo a Taro e Haru si aggiungeranno anche altri ragazzini, e per questo gruppetto inizieranno così una serie di avventure estive, fugaci ma intense, di spensierata felicità a volte e di momenti di difficoltà altre. La lettura procede senza colpi di scena, almeno finché i due protagonisti si troveranno costretti ad assistere a un terribile avvenimento, una tragica situazione su cui concorderanno di mantenere il silenzio.
Alla lunga però questo giuramento peserà sulle loro coscienze, e il dilemma "rompo una promessa fatta a un amico?" inizierà a insinuarsi nelle loro menti.

Se Takahashi si dimostra in gamba a creare e delineare rapporti emotivi instaurati tra i singoli individui, lo stesso non si può dire per le sue qualità di narratore: la storia ha infatti come perno non tanto la trama e il susseguirsi dei fatti, quanto le esperienze del gruppetto di ragazzini, in particolare quelle di Taro e Haru. A livello di introspezione psicologica l’autore indaga a fondo nella mente e nell’emotività dei due personaggi principali, creando due elementi a tutto tondo che si fanno apprezzare nel corso dell’opera, delineando invece i personaggi secondari solamente sotto il punto di vista del loro rapporto con questi due. Per quanto, come ho già detto, Takahashi risulti un narratore solamente discreto, ha saputo comporre, verso la fine del volume, un atto narrativo degno dei migliori mangaka che, attraverso l’uso del disegno e di semplici spezzoni di frasi, presenta comunicatività e realismo che portano all’immedesimazione del lettore. Mi sto riferendo a quando Taro e Hana (la sua fidanzatina) si trovano bloccati nella grotta alle pendici del monte Yatsukama e l’autore, attraverso un susseguirsi di tavole completamente nere, poche parole pronunciate dal soggetto e uno stacco subitaneo con una tavola completamente bianca, fa provare al lettore la sensazione di riemergere da sottoterra restando come accecato dalla luce del Sole. Sicuramente coloro che hanno letto l’opera di Mark Twain “Le Avventure Di Tom Sawyer”, a cui si è ispirato il libro, saranno in grado di apprezzare meglio il senso dell’avventura visto dal mondo adolescenziale, ma il manga di Takahashi è perfettamente godibile anche da coloro che, come me, non hanno mai letto nulla di Twain.

Quello che mi ha lasciato un po’ deluso è il character design, molto evocativo ma solamente abbozzato, caratteristica che non concede singolarità agli individui per quanto riguarda il disegno e che porta per questo motivo molto spesso a confonderli. Ciò su cui si concentra l’autore è prevalentemente la psicologia dei personaggi, lasciando al disegno una funzione prettamente di tramite attraverso il quale raccontare la storia e comunicazione di sentimenti. Nonostante ciò non mi sento di esagerare considerando i paesaggi naturali (soprattutto quelli della baia) divini, soprattutto nella rappresentazione dell’acqua, che sulle prime tavole a colori raggiunge un realismo eccezionale; mi è capitato di constatare che Takahashi ha un’incredibile dote nel rappresentare gli elementi naturali, in particolare l’acqua del mare e il fuoco dell’accendino, che in alcune tavole a fine volume sembra quasi reale. L’autore stacca nettamente tra rappresentazione umana e paesaggistica, in quanto nelle sue tavole una non interferisce con l’altra, nel senso che vengono illustrati o soggetti o paesaggi, con qualche rara eccezione; in questo caso però la figura umana è sempre posta in disparte (di solito negli angoli inferiori) per dare rilevanza all’ambiente raffigurato.
Ultima critica che mi sento di muovere al disegno è quella relativa al fatto che alcune volte le vignette risultino troppo caotiche, sia per abbondanza di elementi figurativi che di testo scritto.

Elemento fondamentale per la comprensione di Tom Sawyer sono le tematiche; in questo caso ve ne sono molte, alcune principali, e in quanto tali approfondite maggiormente, mentre altre solamente abbozzate. I temi riscontrati sono: la diversità tra adulti e adolescenti (con conseguenti diverbi e incomprensioni), la crescita dell’individuo attraverso l’esperienza, i rapporti interpersonali, l’amore e le avventure estive adolescenziali, il dovere morale di mantenere un giuramento, l’astio nei confronti del diverso da parte della comunità chiusa e bigotta, i piccoli valori personali e il senso di colpa per aver fatto condannare una persona innocente.

L’opera ci viene proposta in Italia da Jpop con un’edizione all’altezza della situazione; si compone di un unico volume massiccio di quasi 400 pagine, con una rilegatura solida e robusta che resiste alla grandezza del volume, una bella sovraccoperta (sebbene un po’ sterile), della carta buona che ha in parte sopperito al problema della trasparenza targata Jpop, un’interessante postfazione scritta da Takahashi nel 2007, e le prime otto tavole a colori su carta lucida di qualità, il tutto a 10 euro, prezzo adatto alle caratteristiche del volume. Sarà un piacere anche solamente tenerlo in mano!

Per tutti coloro che hanno intenzione di passare un paio d’ore con un’opera ricca di temi, che si focalizza sulle emozioni e sulla crescita interiore non posso che consigliare questo manga. Per coloro che invece ricercano azione e adrenalina suggerirei di passare oltre, sia a causa della modesta abilità di Takahashi come narratore, sia per la presenza di una trama di omicidi che fa solo da sfondo alla storia vera e propria. Unica pecca del disegno è un character design poco particolareggiato e solamente abbozzato che viene compensato da un’incredibile abilità nella realizzazione degli ambienti.

VOTO FINALE: 8/10
by bruttabestia 07/07/2009