Recensione
Superdoll Rika-Chan
9.0/10
Sarò franca: sono dannatamente affezionata a questo manga, che per me è stato il primo in assoluto.
Quindi sì: il voto così alto è probabilmente dovuto a questo motivo.
Il fatto è che nonostante siano passati anni e nonostante abbia letto centinaia di altri manga non riesco proprio a considerare Superdoll Rika chan un cattivo fumetto.
L’impatto che ebbe su di me la prima volta che lo lessi fu grandissimo, ma d’altronde non poteva che essere così: ero una ragazzina e stavo scoprendo un mondo completamente nuovo per me. Eppure, ogni volta che vado a rileggerlo, mi accorgo che le mie impressioni continuano ad essere sempre le stesse di allora.
Innanzitutto premetto che non conoscevo l’anime quando lessi il manga (anzi, quando più tardi lo beccai in tv proprio non mi piacque, forse per i troppi cambiamenti rispetto alla versione cartacea XD) per cui non ho avuto problemi di paragone durante la lettura. Non so se è per questo motivo che la storia non mi è sembrata affatto affrettata. Sinceramente ho trovato lo svolgersi delle vicende molto lineare e nient’affatto compresso, semmai con un ritmo un po’ incalzante visto che tutto ciò che accade è strettamente legato alla vicenda principale; certo, in soli due volumi è difficile portare avanti una trama solida e allo stesso tempo dedicare abbastanza spazio ai personaggi, eppure secondo me ci è riuscito lo stesso.
La storia ha un suo perché, va avanti con un dosato mix di simpatia, mistero e azione e ci sono diversi colpi di scena, ma sono i personaggi e le loro relazioni quelli che mi sono piaciuti più di tutti.
La protagonista Rika alla fine è un buon partito, non eccelle particolarmente essendo una bambina simile a molte altre protagoniste del genere, ma bene o male alla fine ti ci affezioni. La co-protagonista Doll-Rika è già un personaggio più affascinante, soprattutto per la relazione che ha con lo studente Rui, che è una delle cose più belle di tutto il manga (e a cui è dedicato anche un bellissimo episodio speciale a fine volume). E anche Yae, l’iniziale antagonista, è un personaggio validissimo, ben gestito e ben motivato. Gli altri personaggi secondari in effetti sono un po’ sacrificati: Dai, il migliore-amico-e-qualcosa-di-più di Rika è comunque ben caratterizzato anche perché ha una discreta parte all’interno della storia, ma personaggi come Catherine, Doll Isamu e Doll Izumi (questi due in particolare) non hanno molto spazio per un approfondimento come si deve, anche se la loro personalità è comunque ben evidenziata, così come il loro ruolo; altri personaggi di importanza minore invece, come ad esempio Plue o Sumire, sono solo mere comparse che servono perlopiù a “fare gruppo”, ma non ci vengono dati abbastanza elementi per sentirne la mancanza.
Il finale mi ha soddisfatto appieno, un happy ending coi controfiocchi per tutti, in un certo senso anche un po’ commovente... però lo ammetto, l’ultima battuta non l’ho mai capita!
Per quanto riguarda poi il comparto tecnico abbiamo un buon utilizzo dei retini, una buona impostazione delle tavole (particolarmente belle in alcuni casi) e dei bei design per i personaggi (migliori rispetto a quelli dell’anime); l’aspetto prettamente grafico invece, essendo questa l’opera di esordio della Ikumi, è ancora imperfetto sotto molti aspetti, anche se in compenso abbiamo un’ottima resa delle espressioni facciali.
In sintesi, una lettura breve e leggera, ma non priva di sorprese, che personalmente mi sento di consigliare.
Quindi sì: il voto così alto è probabilmente dovuto a questo motivo.
Il fatto è che nonostante siano passati anni e nonostante abbia letto centinaia di altri manga non riesco proprio a considerare Superdoll Rika chan un cattivo fumetto.
L’impatto che ebbe su di me la prima volta che lo lessi fu grandissimo, ma d’altronde non poteva che essere così: ero una ragazzina e stavo scoprendo un mondo completamente nuovo per me. Eppure, ogni volta che vado a rileggerlo, mi accorgo che le mie impressioni continuano ad essere sempre le stesse di allora.
Innanzitutto premetto che non conoscevo l’anime quando lessi il manga (anzi, quando più tardi lo beccai in tv proprio non mi piacque, forse per i troppi cambiamenti rispetto alla versione cartacea XD) per cui non ho avuto problemi di paragone durante la lettura. Non so se è per questo motivo che la storia non mi è sembrata affatto affrettata. Sinceramente ho trovato lo svolgersi delle vicende molto lineare e nient’affatto compresso, semmai con un ritmo un po’ incalzante visto che tutto ciò che accade è strettamente legato alla vicenda principale; certo, in soli due volumi è difficile portare avanti una trama solida e allo stesso tempo dedicare abbastanza spazio ai personaggi, eppure secondo me ci è riuscito lo stesso.
La storia ha un suo perché, va avanti con un dosato mix di simpatia, mistero e azione e ci sono diversi colpi di scena, ma sono i personaggi e le loro relazioni quelli che mi sono piaciuti più di tutti.
La protagonista Rika alla fine è un buon partito, non eccelle particolarmente essendo una bambina simile a molte altre protagoniste del genere, ma bene o male alla fine ti ci affezioni. La co-protagonista Doll-Rika è già un personaggio più affascinante, soprattutto per la relazione che ha con lo studente Rui, che è una delle cose più belle di tutto il manga (e a cui è dedicato anche un bellissimo episodio speciale a fine volume). E anche Yae, l’iniziale antagonista, è un personaggio validissimo, ben gestito e ben motivato. Gli altri personaggi secondari in effetti sono un po’ sacrificati: Dai, il migliore-amico-e-qualcosa-di-più di Rika è comunque ben caratterizzato anche perché ha una discreta parte all’interno della storia, ma personaggi come Catherine, Doll Isamu e Doll Izumi (questi due in particolare) non hanno molto spazio per un approfondimento come si deve, anche se la loro personalità è comunque ben evidenziata, così come il loro ruolo; altri personaggi di importanza minore invece, come ad esempio Plue o Sumire, sono solo mere comparse che servono perlopiù a “fare gruppo”, ma non ci vengono dati abbastanza elementi per sentirne la mancanza.
Il finale mi ha soddisfatto appieno, un happy ending coi controfiocchi per tutti, in un certo senso anche un po’ commovente... però lo ammetto, l’ultima battuta non l’ho mai capita!
Per quanto riguarda poi il comparto tecnico abbiamo un buon utilizzo dei retini, una buona impostazione delle tavole (particolarmente belle in alcuni casi) e dei bei design per i personaggi (migliori rispetto a quelli dell’anime); l’aspetto prettamente grafico invece, essendo questa l’opera di esordio della Ikumi, è ancora imperfetto sotto molti aspetti, anche se in compenso abbiamo un’ottima resa delle espressioni facciali.
In sintesi, una lettura breve e leggera, ma non priva di sorprese, che personalmente mi sento di consigliare.