Recensione
Dororo
8.0/10
Come in tutte le opere di Tezuka, veniamo trascinati fin da subito in un'avvincente quanto cruda storia. La vicenda inizia di notte, sotto la pioggia. Un daimo, un nobile guerriero giapponese, si reca ad uno strano tempio. L'insegna sulla porta recita "Tempio Infernale". Un sacerdote lo accompagna all'interno, dove ci sono 48 statue di demoni. Le sculture sono impressionanti, sembrano quasi vive. Si dice che lo scultore, dopo averle forgiate, sia morto per la pazzia. Il daimo chiede di essere lasciato solo e s si rivela per quello che è veramente: un uomo assetato di potere, fama e ricchezza. Chiede ai 48 demoni di esaudire il suo desiderio: ottenere il potere ed impadronirsi di tutto il paese. Le statue dei demoni lo osservano in silenzio, mentre la luce delle lampade deformano i loro volti. "Per ottenere il potere farò di tutto" dice, "cosa volete? Sacrifici? Soldi?". Ma l'unica risposta che ottiene è un cucciolo di topo morto che cade dal nulla in mezzo alla stanza. Allora il daimo capisce. I demoni vogliono suo figlio. Accetta, e dice loro di dividersi il corpo di suo figlio. Occhi, bocca, mani, gambe, ogni parte equamente divisa tra i 48 demoni. In quel momento, a sigillare il patto, un colpo di vento spalanca la porta ed investe il daimo buttandolo a terra. Quando si rialza scopre che il suo corpo è costellato di "X". Il patto è stato deciso.
Passa qualche giorno e nasce il figlio del daimo. Non ha né occhi, né bocca, non ha naso, braccia o gambe. È un vero mostro. Senza alcuna compassione il padre (felice perché questo significa che lui avrebbe ottenuto il potere) si sbarazza del bambino riponendolo in una cesta e poi in un fiume, affidando al destino la sua sorte, convinto che sarebbe comunque morto ed ignorando la disperazione della madre.
La scena si sposta a 14 anni dopo. Un ragazzo sta risalendo un fiume, quando incontra una banda di guerrieri che gli ordina di consegnare loro la sua spada. Il ragazzo risponde con sincerità, affermando che è disarmato. I banditi, allora, lo attaccano, ma il ragazzo gira su se stesso le sue braccia, che si staccano. Al suo posto spuntano due affilatissime lame di katana, con le quali stermina in pochi secondi la banda. Il suo nome è Hyakkimaru, ed è un ronin, un samurai senza padrone che, accompagnato da Dororo, uno spettro senza corpo che si impossessa di tutto ciò che vede, è alla ricerca di 48 demoni. Risulta, quindi, essere il figlio del daimo, con una missione ben precisa: uccidere i 48 demoni, perché solo così potrà recuperare le parti mancanti del suo corpo.
Al di là del fatto che questa è un'opera di Osamu Tezuka, e che quindi, come molti spesso sostengono, è bella "a prescindere dal contenuto", in questo caso la storia è davvero originale ed avvincente.
Il tratto è quello di Tezuka dei tempi d'oro. Pulito, dinamico ed aggressivo. Le atmosfere sono da romanzo horror/medievale nipponico. Ancora una volta la fantasia di Tezuka la fa da padrone, coinvolgendo il lettore in una sarabanda di trame e sotto trame, momenti di tensione alternati a momenti di ilarità. L'unico difetto di questa serie, è l'eccessiva brevità. Quattro soli Tankobon originali sono davvero pochi per raccontare una storia così complessa, che poteva benissimo essere ampliata e resa ancora migliore. Ma questo non toglie nulla alla storia in se che rimane comunque semplice, godibile e fresca, anche a distanza di anni dalla stesura originale. I demoni, come al solito, sono davvero spaventosi, ma forse ancor più spaventosi sono gli esseri umani, che si servono di loro, per raggiungere mete in modo totalmente spregiudicato. I colpi di scena non mancano. Chi sembra essere buono si rivelerà essere cattivo, e chi sembra essere debole si rivelerà, poi, fortissimo. Quello che è certo, è che vi attende una piacevole lettura.
Passa qualche giorno e nasce il figlio del daimo. Non ha né occhi, né bocca, non ha naso, braccia o gambe. È un vero mostro. Senza alcuna compassione il padre (felice perché questo significa che lui avrebbe ottenuto il potere) si sbarazza del bambino riponendolo in una cesta e poi in un fiume, affidando al destino la sua sorte, convinto che sarebbe comunque morto ed ignorando la disperazione della madre.
La scena si sposta a 14 anni dopo. Un ragazzo sta risalendo un fiume, quando incontra una banda di guerrieri che gli ordina di consegnare loro la sua spada. Il ragazzo risponde con sincerità, affermando che è disarmato. I banditi, allora, lo attaccano, ma il ragazzo gira su se stesso le sue braccia, che si staccano. Al suo posto spuntano due affilatissime lame di katana, con le quali stermina in pochi secondi la banda. Il suo nome è Hyakkimaru, ed è un ronin, un samurai senza padrone che, accompagnato da Dororo, uno spettro senza corpo che si impossessa di tutto ciò che vede, è alla ricerca di 48 demoni. Risulta, quindi, essere il figlio del daimo, con una missione ben precisa: uccidere i 48 demoni, perché solo così potrà recuperare le parti mancanti del suo corpo.
Al di là del fatto che questa è un'opera di Osamu Tezuka, e che quindi, come molti spesso sostengono, è bella "a prescindere dal contenuto", in questo caso la storia è davvero originale ed avvincente.
Il tratto è quello di Tezuka dei tempi d'oro. Pulito, dinamico ed aggressivo. Le atmosfere sono da romanzo horror/medievale nipponico. Ancora una volta la fantasia di Tezuka la fa da padrone, coinvolgendo il lettore in una sarabanda di trame e sotto trame, momenti di tensione alternati a momenti di ilarità. L'unico difetto di questa serie, è l'eccessiva brevità. Quattro soli Tankobon originali sono davvero pochi per raccontare una storia così complessa, che poteva benissimo essere ampliata e resa ancora migliore. Ma questo non toglie nulla alla storia in se che rimane comunque semplice, godibile e fresca, anche a distanza di anni dalla stesura originale. I demoni, come al solito, sono davvero spaventosi, ma forse ancor più spaventosi sono gli esseri umani, che si servono di loro, per raggiungere mete in modo totalmente spregiudicato. I colpi di scena non mancano. Chi sembra essere buono si rivelerà essere cattivo, e chi sembra essere debole si rivelerà, poi, fortissimo. Quello che è certo, è che vi attende una piacevole lettura.