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8.0/10
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Devo dire in primis che ho acquistato questo manga perché mi ha colpito molto il disegno della protagonista in copertina. Non sono un fan accanito degli shojo manga ma una volta sfogliato il primo volume e visti alcuni disegni tra un capitolo e l’altro, mi ha preso ancora di più.
Una volta acquistato ho appreso che lo stesso manga era stato creato basandosi su di un anime, ma detto sinceramente, l’unica cosa che mi piace molto di quest’ultimo sono le atmosfere create dall’animazione e ancor di più le musiche, per me che sono un fan sfegatato delle instrumentali.
Provate a leggere la storia con la musica dell'anime, è un consiglio che voglio dare perché così vi sentirete ancora più coinvolti nella lettura.

Tornando al manga, l’atmosfera che si respira già dal primo capitolo rimane sempre cupa e tetra, ovviamente espressione di tutti i sentimenti oscuri che i vari protagonisti provano per il loro ‘nemico’ attuale. Alcuni, spinti dalla disperazione approdano, quasi sempre per sentito dire, sul sito del Jigoku Shojo, accessibile solamente alla mezzanotte esatta. Dopo aver scritto il nome della persona che non sopportano più, ecco apparire Ai Enma, che consegna al cliente una bambolina con un filo rosso attaccato. Una volta sciolto il desiderio sarà esaudito, ma il prezzo da pagare sarà la propria anima!

Mi sono piaciute molto a questo proposito le storie in alcuni volumi dove i protagonisti, messi di fronte a questa scelta, hanno saputo reagire con tutte le loro forze e ad evitare la dannazione eterna. Simbolo di come in molti casi, impegnandosi con il massimo delle proprie capacità, si possano superare quelli che sembrano i grandi ostacoli di ogni età attraversata. Ovviamente ragionandoci su emerge il fatto che sia una cosa abbastanza assurda, visto che la propria anima è sicuramente troppo importante e deve essere messa sopra di tutto, anche alle difficoltà che la vita stessa ci propone. Ed è per quello che vediamo la lunga storia conclusiva negli ultimi volumi, dove Enma fa di tutto per salvare il ragazzo preso di mira dalla città.

In chiusura, molto belle le side-story che raccontavano il passato dei collaboratori di Hell Girl, in particolare mi è piaciuta molto quella su Ichimokuren, che si rivela essere uno Tsukumogami, che ha preso forma umana secondo la tradizione. In più aggiungo che proprio il volume 6 è quello che ho gradito maggiormente, visto che espone la tematica della ‘vendetta’ dal suo punto di vista più ‘ridicolo’ se vogliamo, con il fatto che in alcune storie sarebbe bastato un semplice discorso, o un semplice confronto per risolvere una situazione che sembrava disperata, e che mostra il vero significato del manga: la maggior parte dei piccoli problemi che ci sembrano insormontabili possono essere risolti facilmente, senza ricorrere agli estremi come appunto il Jigoku Shojo.