Recensione
Tokyo Killers è una raccolta di cinque racconti autoconclusivi accomunati dallo stile esplicitamente di genere noir e hard boiled (di origine prettamente occidentale), disegnati da Jiro Taniguchi e sceneggiati da Natsuo Sekigawa (primi 4 racconti) ed Alain Saumon (ultimo racconto). I protagonisti sono assassini, delinquenti, uomini dal passato doloroso o senza futuro. A farla da padrone, pertanto, sono morte, violenza e crimine, inseriti in una realtà cinica e fredda avvolta da una patina di malinconia e disperazione (emblematica l'illustrazione di copertina).
Sono storie senza compromessi, anche dal punto di vista del lettore: rimanerne colpiti o restare indifferenti, prendere o lasciare.
Il disegno, per certi aspetti, si diversifica dal Jiro Taniguchi maggiormente conosciuto "modellandosi" sulle storie di Sekigawa. Troviamo qui un maggior uso del nero, un tratto più ruvido, più d'impatto... più noir, come le storie. Da notare la particolarità del primo e dell'ultimo racconto, apertura e chiusura dell'albo sono veramente gli estremi di quest'opera, come impaginazione ma soprattutto come stile. Stile nello stile, per così dire. La prima storia è interamente a colori, con vignette organizzate in maniera particolare (spesso a tutt'altezza), atipiche per un manga, prive di ballon e di veri e propri dialoghi in quanto sono le didascalie a piè pagina che "narrano" la storia, come in un libro; sembra l'incontro ideale tra pittura e letteratura, che procedono insieme ma anche singolarmente. Come scritto nella prefazione dell'albo, Good Luck City, il primo racconto, è un felice connubio che rappresenta ottimamente cosa può essere un fumetto, inteso in senso ampio e non solo "limitato" ai manga: un equilibrio tra l'immagine ed il testo, l'unione di due parti godibili singolarmente ma che si esprimono al massimo insieme, completandosi a vicenda.
L'ultimo racconto, sceneggiato da Alain Saumon (tradotto ed adattata da Sekigawa), è disegnato in maniera molto più semplice, l'assenza dei retini ed il conseguente abbondante uso di nero lo rendono estremamente europeo, direi un omaggio al fumetto occidentale e francese in particolare - che io sappia Taniguchi è l'unico mangaka che abbia lavorato regolarmente per un editore non giapponese.
Ma abbiamo anche il Taniguchi sensei che conosciamo benissimo, elegante, pulito e dettagliato, sempre realistico nella rappresentazione grafica dei personaggi e padrone della narrazione e della "regia" delle tavole che crea.
Taniguchi non delude anche cimentandosi nel genere occidentale del noir e dell'hard boiled. Anche se non sono generi che mi attirano di solito, sono rimasto colpito dalla capacità narrativa ed espressiva che le tavole di questo manga riescono a trasmette.
In conclusione un'opera ottima, che ho trovato per caso mesi fa in fumetteria e che comprai subito viste le tante tavole colori e la bellezza dei disegni (al centro dell'albo c'è una tavola doppia che ricorda l'impressionismo, eccezionale!), ma che contiene molto altro. Consigliata per gli amanti di Taniguchi-sensei, ma non solo, gli do un 8 e mezzo, che arrotondato diventa un 9 perché otto mi pare poco.
Postilla sull'edizione Planet: l'albo in mio possesso è della prima edizione, molto buona per essere una stampa del 1998 (il prezzo di 17.900 lire era molto alto per l'epoca) come qualità di stampa, carta e solidità dell'albo. Sicuramente la nuova edizione che uscirà a breve sarà migliore ma 16,90 euri sono un'altra volta tanti (troppi?) considerato che - quasi ci scommetto - l'editore riproporrà, così come ha già fatto per le altre opere del maestro Taniguchi pubblicate circa una decina d'anni fa, le tavole ribaltate con lettura all'occidentale.
Sono storie senza compromessi, anche dal punto di vista del lettore: rimanerne colpiti o restare indifferenti, prendere o lasciare.
Il disegno, per certi aspetti, si diversifica dal Jiro Taniguchi maggiormente conosciuto "modellandosi" sulle storie di Sekigawa. Troviamo qui un maggior uso del nero, un tratto più ruvido, più d'impatto... più noir, come le storie. Da notare la particolarità del primo e dell'ultimo racconto, apertura e chiusura dell'albo sono veramente gli estremi di quest'opera, come impaginazione ma soprattutto come stile. Stile nello stile, per così dire. La prima storia è interamente a colori, con vignette organizzate in maniera particolare (spesso a tutt'altezza), atipiche per un manga, prive di ballon e di veri e propri dialoghi in quanto sono le didascalie a piè pagina che "narrano" la storia, come in un libro; sembra l'incontro ideale tra pittura e letteratura, che procedono insieme ma anche singolarmente. Come scritto nella prefazione dell'albo, Good Luck City, il primo racconto, è un felice connubio che rappresenta ottimamente cosa può essere un fumetto, inteso in senso ampio e non solo "limitato" ai manga: un equilibrio tra l'immagine ed il testo, l'unione di due parti godibili singolarmente ma che si esprimono al massimo insieme, completandosi a vicenda.
L'ultimo racconto, sceneggiato da Alain Saumon (tradotto ed adattata da Sekigawa), è disegnato in maniera molto più semplice, l'assenza dei retini ed il conseguente abbondante uso di nero lo rendono estremamente europeo, direi un omaggio al fumetto occidentale e francese in particolare - che io sappia Taniguchi è l'unico mangaka che abbia lavorato regolarmente per un editore non giapponese.
Ma abbiamo anche il Taniguchi sensei che conosciamo benissimo, elegante, pulito e dettagliato, sempre realistico nella rappresentazione grafica dei personaggi e padrone della narrazione e della "regia" delle tavole che crea.
Taniguchi non delude anche cimentandosi nel genere occidentale del noir e dell'hard boiled. Anche se non sono generi che mi attirano di solito, sono rimasto colpito dalla capacità narrativa ed espressiva che le tavole di questo manga riescono a trasmette.
In conclusione un'opera ottima, che ho trovato per caso mesi fa in fumetteria e che comprai subito viste le tante tavole colori e la bellezza dei disegni (al centro dell'albo c'è una tavola doppia che ricorda l'impressionismo, eccezionale!), ma che contiene molto altro. Consigliata per gli amanti di Taniguchi-sensei, ma non solo, gli do un 8 e mezzo, che arrotondato diventa un 9 perché otto mi pare poco.
Postilla sull'edizione Planet: l'albo in mio possesso è della prima edizione, molto buona per essere una stampa del 1998 (il prezzo di 17.900 lire era molto alto per l'epoca) come qualità di stampa, carta e solidità dell'albo. Sicuramente la nuova edizione che uscirà a breve sarà migliore ma 16,90 euri sono un'altra volta tanti (troppi?) considerato che - quasi ci scommetto - l'editore riproporrà, così come ha già fatto per le altre opere del maestro Taniguchi pubblicate circa una decina d'anni fa, le tavole ribaltate con lettura all'occidentale.