Recensione
Shaman King
8.0/10
Recensione di ::Koizumi::
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Quello che sarebbe potuto essere Shaman King, non è dato a sapersi.
Quello che è stato Shaman King, purtroppo, è un manga dal potenziale illimitato ma solamente accennato, iniziato con grandi aspettative e finito storpio, monco di un finale che non sarebbe stato da arroganti pretendere e arrivato solo in un secondo momento, quando il danno era già stato fatto.
La colpa può essere senz'altro del buon Hiroyuki Takei, autore dal talento cristallino non sempre in grado di gestirlo al meglio nell'intera durata di un manga, ma è anche e soprattutto della solita Shueisha, che complice un calo del gradimento del manga, prima abbandona l'autore a se stesso per concentrare i proprio sforzi pubblicitari su altro, e poi cancella la serie da un giorno all'altro quando i suddetti sforzi di marketing avevano prodotto dei titoli talmente interessanti da non potersi più permettere di conservare un posto per il povero Hiro, che, sedotto e abbandonato, è stato rimandato a casa.
Shaman King è un manga che parte forte, ha quel qualcosa di originale che colpisce subito, a partire dalla grafica: il chara design è stupendo pur nella sua stranezza, l'uso del deformed è simpatico e i personaggi sono tutti graficamente accattivanti. Il tratto di Takei si evolve col passare dei numeri, diventando sempre meno buffo e sempre più serio, ma mantenendo inalterata la qualità e l'originalità. Tutto il manga, dal punto di vista grafico, è ottimo, ma sono forse troppo di parte per poterlo giudicare serenamente.
Anche il soggetto di base, ovvero gli sciamani, è senz'altro originalissimo. Il contesto che ne deriva, con tutto il bagaglio di leggende, mitologie, culture che si confrontano e ambientazioni nostalgiche è senz'altro affascinante, oltre ad essere funzionale sotto altri aspetti: gli sciamani infatti hanno l'abilità di evocare gli spiriti, quindi non saranno loro in prima persona a combattere, ma combatteranno tramite spiriti che li possederanno o possederanno oggetti che li renderanno quindi utilizzabili come armi.
Non si vede proprio tutti i giorni una meccanica simile, e anche se andando indietro di qualche anno si trova un manga a cui il buon Takei potrebbe essersi ispirato, la cosa non distrugge più di tanto il meccanismo di power-up che l'autore imbastisce e farà evolvere discretamente bene per tutta la durata del manga.
La struttura con cui si sviluppa Shaman King poi è fresca, pur essendoci proposta la solita carrellata di personaggi nella fase iniziale, le storia non procede in maniera schematica, ma lascia spazio ad avvenimenti, colpi di scena, fasi di power-up e tanti flashback, a mio avviso vero punto di forza del manga. È proprio in quei frangenti, infatti, che Takei ci regala le sue prestazione migliori da sceneggiatore, svelandoci cose che non sospettavamo e che si incastrano perfettamente con il seguito, ma soprattutto regalandoci tante belle storie, alcune delle quali sono rimaste nel mio cuore.
C'è in particolare un flashback che ricordo in maniera indelebile, che riguarda il passato, tragico, della protagonista femminile del manga. Non sono più di due volumi, ma la poesia di quei capitoli, le emozioni tristi e di angoscia, ma allo stesso tempo di puro romanticismo che trasudano da quelle pagine, mi hanno fatto adorare in maniera incondizionata questo manga, oltre ad avermi convinto che Takei in un altro contesto avrebbe potuto fare ben altro, perché è autore molto meno banale di quello che sembra e che trasmette nel resto della sua sfortunata produzione.
Certo, Shaman King ha anche i suoi punti morti, che alla fine della fiera sono stati molto più decisivi dei punti di massimo splendore, portandolo inesorabilmente al drop.
Pur potendo muovere una critica al pubblico giapponese, sicuramente non propenso ad aspettare un autore impelagato in una fase difficile, c'è anche da dire che i punti morti di Shaman King sono veramente morti, e ci parlano senza mezzi termini del "nulla", in una fase della storia che doveva teoricamente ingranare la quinta e portarci dritti dritti alla fase finale di quello che sarebbe stato, a quel punto, un manga eccezionale, e invece si ferma e mette le quattro frecce per aspettare un'ispirazione che, a quanto pare, non si decideva ad arrivare.
E l'idea è proprio quella: un manga con uno dei cattivi più forti della storia, che dalla sua prima apparizione, come in nessun altro caso, dà l'idea di non poter essere battuto nemmeno con tutti i power-up del mondo, prosegue capitolo per capitolo confermandoci sempre più questa tesi, invece di cercare di smontarla o di fornirci un qualche punto debole.
Si arriva quindi ad un certo punto a pretendere di capire come i nostri eroi potranno saltarci fuori, e qui purtroppo Takei sembra saperne quanto noi.
Il pubblico, purtroppo, sembra accorgersene prima di lui.
È la fine di Shaman King.
Ed è un peccato, perché in un manga come questo, anche e soprattutto i personaggi funzionavano benissimo.
Abbiamo, ad esempio, uno tra i protagonisti più originali degli ultimi vent'anni: svogliato, tremendamente tranquillo. rilassato e sfacciatamente positivo anche quando la situazione volge al peggio, per nulla smanioso di rubare la scena al prossimo e, concediamoglielo, anche generoso come la regola vuole. A parole però, non credo che sia descrivibile il carattere di Yoh Asakura, che si troverà immerso in un universo di personaggi originali e sfaccettati, a partire dalla sua ragazza Anna, altro vero cardine del manga e altra personalità brillante, passando poi per lo strambo Ryu, che fino all'ultimo si fatica a reputare un personaggio serio e con una sua utilità, per lo stereotipatissimo Ren, Vegeta di turno usato per mettere in risalto Yoh, e da tanti altri soggetti dal carattere forte.
In conclusione, consiglio comunque a tutti gli amanti dello shonen di dare una possibilità a Shaman King, soprattutto ora che anche in Italia abbiamo la versione definitiva del manga, che presenta finalmente un vero finale capace in qualche modo di mettere un punto vero alla storia. Non sappiamo se questo sarebbe stato il vero finale che Takei avrebbe ideato con un po' più di tempo a sua disposizione all'epoca della serializzazione su rivista, ma questo passa in convento e siccome tutto sommato è meno peggio del previsto, accontentarsi è l'unica cosa che possiamo fare.
Il manga comunque, a fronte di alcune zone d'ombra piuttosto importanti, saprà regalarvi anche tantissime cose molto positive.
Quello che è stato Shaman King, purtroppo, è un manga dal potenziale illimitato ma solamente accennato, iniziato con grandi aspettative e finito storpio, monco di un finale che non sarebbe stato da arroganti pretendere e arrivato solo in un secondo momento, quando il danno era già stato fatto.
La colpa può essere senz'altro del buon Hiroyuki Takei, autore dal talento cristallino non sempre in grado di gestirlo al meglio nell'intera durata di un manga, ma è anche e soprattutto della solita Shueisha, che complice un calo del gradimento del manga, prima abbandona l'autore a se stesso per concentrare i proprio sforzi pubblicitari su altro, e poi cancella la serie da un giorno all'altro quando i suddetti sforzi di marketing avevano prodotto dei titoli talmente interessanti da non potersi più permettere di conservare un posto per il povero Hiro, che, sedotto e abbandonato, è stato rimandato a casa.
Shaman King è un manga che parte forte, ha quel qualcosa di originale che colpisce subito, a partire dalla grafica: il chara design è stupendo pur nella sua stranezza, l'uso del deformed è simpatico e i personaggi sono tutti graficamente accattivanti. Il tratto di Takei si evolve col passare dei numeri, diventando sempre meno buffo e sempre più serio, ma mantenendo inalterata la qualità e l'originalità. Tutto il manga, dal punto di vista grafico, è ottimo, ma sono forse troppo di parte per poterlo giudicare serenamente.
Anche il soggetto di base, ovvero gli sciamani, è senz'altro originalissimo. Il contesto che ne deriva, con tutto il bagaglio di leggende, mitologie, culture che si confrontano e ambientazioni nostalgiche è senz'altro affascinante, oltre ad essere funzionale sotto altri aspetti: gli sciamani infatti hanno l'abilità di evocare gli spiriti, quindi non saranno loro in prima persona a combattere, ma combatteranno tramite spiriti che li possederanno o possederanno oggetti che li renderanno quindi utilizzabili come armi.
Non si vede proprio tutti i giorni una meccanica simile, e anche se andando indietro di qualche anno si trova un manga a cui il buon Takei potrebbe essersi ispirato, la cosa non distrugge più di tanto il meccanismo di power-up che l'autore imbastisce e farà evolvere discretamente bene per tutta la durata del manga.
La struttura con cui si sviluppa Shaman King poi è fresca, pur essendoci proposta la solita carrellata di personaggi nella fase iniziale, le storia non procede in maniera schematica, ma lascia spazio ad avvenimenti, colpi di scena, fasi di power-up e tanti flashback, a mio avviso vero punto di forza del manga. È proprio in quei frangenti, infatti, che Takei ci regala le sue prestazione migliori da sceneggiatore, svelandoci cose che non sospettavamo e che si incastrano perfettamente con il seguito, ma soprattutto regalandoci tante belle storie, alcune delle quali sono rimaste nel mio cuore.
C'è in particolare un flashback che ricordo in maniera indelebile, che riguarda il passato, tragico, della protagonista femminile del manga. Non sono più di due volumi, ma la poesia di quei capitoli, le emozioni tristi e di angoscia, ma allo stesso tempo di puro romanticismo che trasudano da quelle pagine, mi hanno fatto adorare in maniera incondizionata questo manga, oltre ad avermi convinto che Takei in un altro contesto avrebbe potuto fare ben altro, perché è autore molto meno banale di quello che sembra e che trasmette nel resto della sua sfortunata produzione.
Certo, Shaman King ha anche i suoi punti morti, che alla fine della fiera sono stati molto più decisivi dei punti di massimo splendore, portandolo inesorabilmente al drop.
Pur potendo muovere una critica al pubblico giapponese, sicuramente non propenso ad aspettare un autore impelagato in una fase difficile, c'è anche da dire che i punti morti di Shaman King sono veramente morti, e ci parlano senza mezzi termini del "nulla", in una fase della storia che doveva teoricamente ingranare la quinta e portarci dritti dritti alla fase finale di quello che sarebbe stato, a quel punto, un manga eccezionale, e invece si ferma e mette le quattro frecce per aspettare un'ispirazione che, a quanto pare, non si decideva ad arrivare.
E l'idea è proprio quella: un manga con uno dei cattivi più forti della storia, che dalla sua prima apparizione, come in nessun altro caso, dà l'idea di non poter essere battuto nemmeno con tutti i power-up del mondo, prosegue capitolo per capitolo confermandoci sempre più questa tesi, invece di cercare di smontarla o di fornirci un qualche punto debole.
Si arriva quindi ad un certo punto a pretendere di capire come i nostri eroi potranno saltarci fuori, e qui purtroppo Takei sembra saperne quanto noi.
Il pubblico, purtroppo, sembra accorgersene prima di lui.
È la fine di Shaman King.
Ed è un peccato, perché in un manga come questo, anche e soprattutto i personaggi funzionavano benissimo.
Abbiamo, ad esempio, uno tra i protagonisti più originali degli ultimi vent'anni: svogliato, tremendamente tranquillo. rilassato e sfacciatamente positivo anche quando la situazione volge al peggio, per nulla smanioso di rubare la scena al prossimo e, concediamoglielo, anche generoso come la regola vuole. A parole però, non credo che sia descrivibile il carattere di Yoh Asakura, che si troverà immerso in un universo di personaggi originali e sfaccettati, a partire dalla sua ragazza Anna, altro vero cardine del manga e altra personalità brillante, passando poi per lo strambo Ryu, che fino all'ultimo si fatica a reputare un personaggio serio e con una sua utilità, per lo stereotipatissimo Ren, Vegeta di turno usato per mettere in risalto Yoh, e da tanti altri soggetti dal carattere forte.
In conclusione, consiglio comunque a tutti gli amanti dello shonen di dare una possibilità a Shaman King, soprattutto ora che anche in Italia abbiamo la versione definitiva del manga, che presenta finalmente un vero finale capace in qualche modo di mettere un punto vero alla storia. Non sappiamo se questo sarebbe stato il vero finale che Takei avrebbe ideato con un po' più di tempo a sua disposizione all'epoca della serializzazione su rivista, ma questo passa in convento e siccome tutto sommato è meno peggio del previsto, accontentarsi è l'unica cosa che possiamo fare.
Il manga comunque, a fronte di alcune zone d'ombra piuttosto importanti, saprà regalarvi anche tantissime cose molto positive.