Recensione
Brave 10
5.0/10
Recensione di Revil-Rosa
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Ottimi disegni.
Dimenticatevi dei personaggi difficilmente distinguibili, in "Brave 10" ogni personaggio ha un suo stile particolare e nessuno di questi è peggiore o migliore di un altro, tutti (comparse e non) sono disegnati in maniera ottima e caratterizzati in modo discreto (almeno i protagonisti).
Escludendo l'ottimo tratto dell'autrice però non resta molto all'opera: combattimenti confusionari, trama lineare con pochi (pochissimi) colpi di scena e antagonisti piatti e assolutamente privi di carisma rendono vano lo sforzo dell'autrice di portare il lettore nella famosa epoca Sengoku, un periodo storico pieno di scontri.
Negli otto volumi che compongono quest'opera, troppi sono dedicati all'introduzione dei vari personaggi e troppo pochi alla vera e propria azione/avventura, senza contare che ogni volta che viene aggiunto uno dei dieci valorosi, questo perde quasi completamente il suo carisma e viene buttato nel dimenticatoio da dove verrà ripescato ogni tanto per dire/fare il suo tormentone in una scena comica o in una situazione inutile.
Tralasciando la superficialità con cui vengono trattati quelli che sembravano essere qualcosa di più di semplici spalle (ovvero protagonisti con ruoli e azioni di importanza pari a quella di Saizo, protagonista indiscusso di "Brave 10") la vera pecca di tutta la serie la si trova nel finale che definire "aperto" è solo un eufemismo. Questi otto volumi sembrano una sorta di prequel di qualcosa di molto più grande: tutto inizia finalmente a muoversi, tutti sono pronti per l' imminente battaglia, tutti i dieci valorosi sono (finalmente) riuniti e tutto viene semplicemente concluso con la semplice scritta "Fine".
Trovo questa serie piuttosto brutta, viene salvata da un quattro solo per gli splendidi disegni (anche se troppo spesso l'autrice approfitta di questa sua bravura per inserire scene di nudo gratuite e fini a sé stesse che rovinano l'atmosfera del periodo storico cruento in cui dovrebbe essere ambientata l'opera) e non raggiunge la sufficienza per via della scelta (probabilmente obbligata) di chiudere la storia in questo modo.
Dimenticatevi dei personaggi difficilmente distinguibili, in "Brave 10" ogni personaggio ha un suo stile particolare e nessuno di questi è peggiore o migliore di un altro, tutti (comparse e non) sono disegnati in maniera ottima e caratterizzati in modo discreto (almeno i protagonisti).
Escludendo l'ottimo tratto dell'autrice però non resta molto all'opera: combattimenti confusionari, trama lineare con pochi (pochissimi) colpi di scena e antagonisti piatti e assolutamente privi di carisma rendono vano lo sforzo dell'autrice di portare il lettore nella famosa epoca Sengoku, un periodo storico pieno di scontri.
Negli otto volumi che compongono quest'opera, troppi sono dedicati all'introduzione dei vari personaggi e troppo pochi alla vera e propria azione/avventura, senza contare che ogni volta che viene aggiunto uno dei dieci valorosi, questo perde quasi completamente il suo carisma e viene buttato nel dimenticatoio da dove verrà ripescato ogni tanto per dire/fare il suo tormentone in una scena comica o in una situazione inutile.
Tralasciando la superficialità con cui vengono trattati quelli che sembravano essere qualcosa di più di semplici spalle (ovvero protagonisti con ruoli e azioni di importanza pari a quella di Saizo, protagonista indiscusso di "Brave 10") la vera pecca di tutta la serie la si trova nel finale che definire "aperto" è solo un eufemismo. Questi otto volumi sembrano una sorta di prequel di qualcosa di molto più grande: tutto inizia finalmente a muoversi, tutti sono pronti per l' imminente battaglia, tutti i dieci valorosi sono (finalmente) riuniti e tutto viene semplicemente concluso con la semplice scritta "Fine".
Trovo questa serie piuttosto brutta, viene salvata da un quattro solo per gli splendidi disegni (anche se troppo spesso l'autrice approfitta di questa sua bravura per inserire scene di nudo gratuite e fini a sé stesse che rovinano l'atmosfera del periodo storico cruento in cui dovrebbe essere ambientata l'opera) e non raggiunge la sufficienza per via della scelta (probabilmente obbligata) di chiudere la storia in questo modo.