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"Kiss & Never Cry" è la conferma che "Kimi wa Pets" non era stato un colpo di fortuna per Yayoi Ogawa, che ritorna in Italia con questo manga di alto livello.

Confrontandosi con la difficoltà di mettere assieme il genere sportivo e quello sentimentale, la Yayoi ci conferma ancora una volta le sue capacità. Facendo in modo di non lasciar dominare nessuno dei due aspetti riesce a ricreare un'atmosfera tutt'altro che stucchevole, sostenuta dalle interessanti vicende sportive che non mancano mai di stupire per la ricercatezza dotta dei contenuti e delle pose, studiate sia a livello anatomico che teorico. Proprio qui notiamo le grandi doti della mangaka che sa fare del suo disegno uno strumento indispensabile per la rappresentazione dei movimenti dei pattinatori, che sulla pista sono resi con incredibile realismo e dinamicità, giungendo a livelli altissimi di virtuosismo tecnico ed estetico. I personaggi sono affascinati nelle loro difficili pose ove la muscolatura viene messa in evidenza quanto basta e i costumi, sempre calzanti in base al momento/gara, sono particolareggiati in modo semplice e curati con grande gusto artistico. Ma la bellezza che ci regala la mangaka non finisce qui, ogni personaggio, caratterizzato con precisione, presenta un'espressività personale che lo distingue dagli altri; l'animo della protagonista, Michiru, ha rappresentato una grande sfida per la Ogawa che ha trionfato rendendo con incredibile sottigliezza l'oscurità che albergava nel cuore della ragazza, senza che fosse necessario esprimerla a parole. Le espressioni ingenue, quelle decise, quelle affascinati, quelle terrorizzate e altre ancora, costruiscono un personaggio solido, che s'imprime nella memoria finendo irrimediabilmente per venir apprezzato.

Anche i personaggi della storia sono influenzati dall'incredibile fascino della protagonista, assieme infantile e femminile, desiderosa di protezione fuori dalla palestra e incredibilmente seducente durante la danza. A questo proposito la scelta di coreografie adeguate come "La Salomé", non ha fatto altro che esaltare non solo gli avvenimenti all'interno della trama ma anche far vibrare d'intensità tutte le emozioni racchiuse all'interno della ragazza, che durante la danza insieme drammatica e seduttiva ha trasformato se stessa, incarnando la bellissima principessa Salomé. Leon è rapito da tale bellezza fin da prima che i due si separassero, ancora bambini, in seguito alla partenza di Michiru per il Giappone. Il loro allontanamento avverrà in un momento triste e drammatico, il maestro di pattinaggio della ragazza perderà infatti la vita per cause misteriose e lei, sotto shock, si rinchiuderà in se stessa puntando tutto sulla danza su ghiaccio individuale. In seguito a un incidente avvenuto in pista Michiru dovrà però rivedere i suoi piani e iniziare a pattinare in coppia con Hikaru, il fratello minore del vecchio professore. Anche quest'ultimo è reso piuttosto bene, delineando un individuo all'inizio indifferente di fronte alle difficoltà e ai limiti della partner, ma che si scoprirà pian piano essere solo goffo e un pò tonto nonostante l'aspetto avvenente e mascolino. La condivisione del momento della danza assieme, coordinati e accomunati dall'obbiettivo finale farà si che i due si avvicinino, superando decisamente le aspettative e creando un rapporto d'amore unico e sincero. Se però il rapporto con Hikaru è prettamente fisico, quello di Michiru con Leon è platonico e ingenuo, tenace nelle avversità, così tanto da far credere che in realtà sia suscitato unicamente da un senso di colpa del ragazzo per ciò che le era avvenuto in passato.

Ad intrecciarsi agli avvenimenti romantici e sportivi c'è l'inspiegabile morte del professore di Michiru che grava su tutti i personaggi come un'ombra scura; all'inizio più tenue ma poi sempre più decisa s'insinua la componente "gialla" della trama che regala una punta di mistero al tutto, senza esagerazioni in quanto i fatti lasciano già presagire alcune cose, conservando la soluzione dell'intrigo per le battute finali. Con pacatezza la Yayoi ci mette di fronte a una tematica interessante, esponendoci le difficoltà e le implicazioni della situazione di Michiru con incredibile chiarezza, avevo visto una tale lucidità solo in "Mars" di Fuyumi Soryo anche se molto più cupa e drammatica.

Bello, davvero, un'opera documentata e impegnata, pregna di un romanticismo innovativo e dalle numerose sfaccettature poetiche, dove lo stile grafico della Yayoi ha saputo modellarsi con precisione ovunque posasse il pennino.