Recensione
Death Note
5.0/10
Recensione di RonnieHumboldt
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<b> Attenzione: possibili spoiler! </b>
Mi dispiace pensare che Death Note sia considerato uno dei migliori manga mai fatti da molta, molta gente.
Premettiamo che alla fine non è proprio un manga pessimo, Obata disegna bene (ma in Bakuman ha chiaramente messo a disegnare un bambino di otto anni) e la Ohba è una sceneggiatrice decente, anche se evidentemente adatta unicamente a storie di non molti volumi, come ci dimostra DN e come ci ha dimostrato anche Bakuman.
E sostanzialmente è questo il problema di Death Note: l'incapacità della sceneggiatrice di andare avanti dopo la morte di L.
Prima dell'evento DN era un manga carino, che procedeva bene sul suo binario, pur con esagerazioni sporadiche e pur inserendo millemila shinigami per rendere la vita più facile a Light; con la scomparsa di quello che potremmo definire come "antagonista" principale, però, il manga si affloscia definitivamente e la Ohba fa di tutto per allungare il brodo per altri cinque volumi. Spedisce la storia avanti di due anni dando il mondo in mano a Kira (e non si capisce perché diamine Light non governi il mondo, visto che praticamente tutti lo amano, ha anche un telegiornale privato e alla TV non parlano d'altro...), inserisce Mello e Near tentando di dare alla storia degli antagonisti carismatici come L, fallendo miseramente in quanto la battaglia psicologica, unico elemento veramente interessante nel manga, viene ridimensionata vistosamente, prova a inserire mille personaggi nel tentativo di rendere la storia più interessante ma dimenticandosi di dare agli stessi una caratterizzazione decente e poi toppa ancora nel finale, ponendo Light come un semplice pazzoide rimbambito e non come una persona che, animata da un nobile ideale, ha perso il senno per colpa della corruzione del suo mondo.
Alla fine quello che ne esce è un manga dalle premesse molto interessanti che rimane però ancorato allo standard dello shonen, senza provare a sviluppare quella maturità che la trama presupponeva e senza cercare di dare, cosa che con una simile storia sarebbe stata una cosa ovvia, all'opera una connotazione critica nei confronti della società.
E fatemi dire a coloro che ancora non lo hanno capito che la morte e le situazioni violente non fanno di questo manga un seinen come molti affermano.
Mi dispiace pensare che Death Note sia considerato uno dei migliori manga mai fatti da molta, molta gente.
Premettiamo che alla fine non è proprio un manga pessimo, Obata disegna bene (ma in Bakuman ha chiaramente messo a disegnare un bambino di otto anni) e la Ohba è una sceneggiatrice decente, anche se evidentemente adatta unicamente a storie di non molti volumi, come ci dimostra DN e come ci ha dimostrato anche Bakuman.
E sostanzialmente è questo il problema di Death Note: l'incapacità della sceneggiatrice di andare avanti dopo la morte di L.
Prima dell'evento DN era un manga carino, che procedeva bene sul suo binario, pur con esagerazioni sporadiche e pur inserendo millemila shinigami per rendere la vita più facile a Light; con la scomparsa di quello che potremmo definire come "antagonista" principale, però, il manga si affloscia definitivamente e la Ohba fa di tutto per allungare il brodo per altri cinque volumi. Spedisce la storia avanti di due anni dando il mondo in mano a Kira (e non si capisce perché diamine Light non governi il mondo, visto che praticamente tutti lo amano, ha anche un telegiornale privato e alla TV non parlano d'altro...), inserisce Mello e Near tentando di dare alla storia degli antagonisti carismatici come L, fallendo miseramente in quanto la battaglia psicologica, unico elemento veramente interessante nel manga, viene ridimensionata vistosamente, prova a inserire mille personaggi nel tentativo di rendere la storia più interessante ma dimenticandosi di dare agli stessi una caratterizzazione decente e poi toppa ancora nel finale, ponendo Light come un semplice pazzoide rimbambito e non come una persona che, animata da un nobile ideale, ha perso il senno per colpa della corruzione del suo mondo.
Alla fine quello che ne esce è un manga dalle premesse molto interessanti che rimane però ancorato allo standard dello shonen, senza provare a sviluppare quella maturità che la trama presupponeva e senza cercare di dare, cosa che con una simile storia sarebbe stata una cosa ovvia, all'opera una connotazione critica nei confronti della società.
E fatemi dire a coloro che ancora non lo hanno capito che la morte e le situazioni violente non fanno di questo manga un seinen come molti affermano.