Recensione
Letter Bee
8.0/10
Recensione di ::Koizumi::
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"Noia noia noia, maledetta noia"
Dubito che il buon vecchio Franco Califano in vita sua si sia mai avvicinato ad un manga, ma se l'avesse fatto e nello scegliere avesse scelto "Letter Bee" (anche se a pelle mi sarebbe sembrato più un tipo da Oh!Great), di sicuro questi sarebbero stati i suoi commenti.
Certo, ovviamente iniziando così la recensione si potrebbe pensare che non apprezzi troppo il manga del buon Asada, ma così non è: lo trovo un ottimo manga, tra i migliori del suo genere per quello che l'autore riesce a mettere su carta, peccato che sia pesantemente penalizzato da questo suo ritmo e questa sua pacatezza che si tramuta, appunto, in noia. E no, non ho detto gioia.
Dopo questa introduzione non molto ortodossa, parliamo quindi del manga.
La storia, molto interessante e con una vena di originalità che non guasta mai, ci trasporta in un mondo avvolto dall'oscurità, con una struttura sociale che obbliga i più poveri a vivere lontani dall'unica luce, artificiale, che illumina questo mondo e che ovviamente si trova nella capitale, posto dove solo i più nobili possono entrare.
Povertà, storie di gente comune, intrighi e fitti misteri dietro un mondo che ovviamente non è sempre stato così, saranno la base di questo manga.
I protagonisti, e suona un po' ridicolo da dire, sono i "postini", ovvero un'associazione che in tempi bui come questi riesce a donare gioia alla gente portando le lettere e il "cuore" di che le scrive ai rispettivi destinatari, in posti remoti dove nessuno ormai si recherebbe più: il pericolo infatti risiede in pericolosi mostri chiamati Gaichu che attaccano i passanti nelle strade di periferia, e che sono affrontabili solo da chi addestrato e solo da chi è in grado di combattere usando il "cuore".
Il concetto di "cuore" è un qualcosa di artefatto, sono i sentimenti della persona che nel manga quasi riescono ad avere una consistenza propria, e che veicolati da una pistola possono essere "sparati" come fossero proiettili, ogni postino poi interpreterà la cosa con caratteristiche sue, con grande attenzione ovviamente al lato emotivo che può condizionare l'operazione.
Molto carino, molto dolce, molto originale: già da questa impostazione dei power up e dei combattimenti l'autore ci fa capire di voler mettere i sentimenti alla base di tutti gli aspetti del suo manga, ed effettivamente sarà così, rendendo però automaticamente "Letter Bee" un manga un po' troppo pacato, che grazie ad una narrazione molto lenta, rischia di annoiare un certo tipo di lettore.
Ho smesso di contare i pianti di Lag, il protagonista, attorno al quinto volume, siccome ormai avevo perso il conto.
Parlando di personaggi, si può riscontrare il medesimo approccio che l'autore ha voluto dare alla storia: abbiamo il protagonista orfano che ha perso la madre, "rapita" e portata in città quando lui era ancora un bambino, abbiamo la ragazzina in sedia a rotelle che vive da sola e per sopravvivere è costretta a vendere bambole, e poi abbiamo una serie di personaggi che, chi più o chi meno, suscitano un'esagerata tristezza o tenerezza, che quasi ti vien voglia di abbracciarli.
Una interpretazione e uno stile che, ad essere sincero, non mi era mai capitato di vedere in nessun altro manga, ma che gioco forza porta il cast ad essere troppo "moscio", se non con qualche rara quanto fievolissima eccezione.
Le numerose gag che li coinvolgono poi, alcune abbastanza stereotipate ma con uno stile ben definito, sicuramente non aiutano.
Sul disegno però nulla da dire, Asada è veramente un artista degno di rispetto: alcune sue tavole sono da stropicciarsi gli occhi non tanto per il lato squisitamente tecnico, ma per lo stile che riesce ad infondere al suo manga, fatto da chiaroscuri, scurissimi cieli stellati, ambientazioni desolate e tutta una serie di dettagli che immergono il lettore in un certo tipo di atmosfera, quasi di solitudine e angoscia.
In conclusione, è difficile dare un voto ad un manga che riesce ad emozionare e coinvolgere, per poi annoiare e provocare sbadigli dieci pagine dopo, quindi consiglio a tutti di provarlo, a patto che si metta in conto di trovarsi davanti ad un manga molto pacato e lento, che va saputo aspettare, inadatto quindi a prescindere a tutto un certo tipo di lettori.
Se vi ritrovate però in una certa descrizione, allora non abbiate remore e recuperate un manga che sicuramente vi piacerà e che ahimè non ha avuto il successo che forse meriterebbe per colpa sia dei "difetti" intrinseci che si porta dietro, sia perché Panini non l'ha certamente pubblicizzato a dovere, relegandolo a sole fumetterie e aumentandone il prezzo successivamente, tipico trattamento che riserva ai manga che non hanno sfondato, e questo e un peccato.
Dubito che il buon vecchio Franco Califano in vita sua si sia mai avvicinato ad un manga, ma se l'avesse fatto e nello scegliere avesse scelto "Letter Bee" (anche se a pelle mi sarebbe sembrato più un tipo da Oh!Great), di sicuro questi sarebbero stati i suoi commenti.
Certo, ovviamente iniziando così la recensione si potrebbe pensare che non apprezzi troppo il manga del buon Asada, ma così non è: lo trovo un ottimo manga, tra i migliori del suo genere per quello che l'autore riesce a mettere su carta, peccato che sia pesantemente penalizzato da questo suo ritmo e questa sua pacatezza che si tramuta, appunto, in noia. E no, non ho detto gioia.
Dopo questa introduzione non molto ortodossa, parliamo quindi del manga.
La storia, molto interessante e con una vena di originalità che non guasta mai, ci trasporta in un mondo avvolto dall'oscurità, con una struttura sociale che obbliga i più poveri a vivere lontani dall'unica luce, artificiale, che illumina questo mondo e che ovviamente si trova nella capitale, posto dove solo i più nobili possono entrare.
Povertà, storie di gente comune, intrighi e fitti misteri dietro un mondo che ovviamente non è sempre stato così, saranno la base di questo manga.
I protagonisti, e suona un po' ridicolo da dire, sono i "postini", ovvero un'associazione che in tempi bui come questi riesce a donare gioia alla gente portando le lettere e il "cuore" di che le scrive ai rispettivi destinatari, in posti remoti dove nessuno ormai si recherebbe più: il pericolo infatti risiede in pericolosi mostri chiamati Gaichu che attaccano i passanti nelle strade di periferia, e che sono affrontabili solo da chi addestrato e solo da chi è in grado di combattere usando il "cuore".
Il concetto di "cuore" è un qualcosa di artefatto, sono i sentimenti della persona che nel manga quasi riescono ad avere una consistenza propria, e che veicolati da una pistola possono essere "sparati" come fossero proiettili, ogni postino poi interpreterà la cosa con caratteristiche sue, con grande attenzione ovviamente al lato emotivo che può condizionare l'operazione.
Molto carino, molto dolce, molto originale: già da questa impostazione dei power up e dei combattimenti l'autore ci fa capire di voler mettere i sentimenti alla base di tutti gli aspetti del suo manga, ed effettivamente sarà così, rendendo però automaticamente "Letter Bee" un manga un po' troppo pacato, che grazie ad una narrazione molto lenta, rischia di annoiare un certo tipo di lettore.
Ho smesso di contare i pianti di Lag, il protagonista, attorno al quinto volume, siccome ormai avevo perso il conto.
Parlando di personaggi, si può riscontrare il medesimo approccio che l'autore ha voluto dare alla storia: abbiamo il protagonista orfano che ha perso la madre, "rapita" e portata in città quando lui era ancora un bambino, abbiamo la ragazzina in sedia a rotelle che vive da sola e per sopravvivere è costretta a vendere bambole, e poi abbiamo una serie di personaggi che, chi più o chi meno, suscitano un'esagerata tristezza o tenerezza, che quasi ti vien voglia di abbracciarli.
Una interpretazione e uno stile che, ad essere sincero, non mi era mai capitato di vedere in nessun altro manga, ma che gioco forza porta il cast ad essere troppo "moscio", se non con qualche rara quanto fievolissima eccezione.
Le numerose gag che li coinvolgono poi, alcune abbastanza stereotipate ma con uno stile ben definito, sicuramente non aiutano.
Sul disegno però nulla da dire, Asada è veramente un artista degno di rispetto: alcune sue tavole sono da stropicciarsi gli occhi non tanto per il lato squisitamente tecnico, ma per lo stile che riesce ad infondere al suo manga, fatto da chiaroscuri, scurissimi cieli stellati, ambientazioni desolate e tutta una serie di dettagli che immergono il lettore in un certo tipo di atmosfera, quasi di solitudine e angoscia.
In conclusione, è difficile dare un voto ad un manga che riesce ad emozionare e coinvolgere, per poi annoiare e provocare sbadigli dieci pagine dopo, quindi consiglio a tutti di provarlo, a patto che si metta in conto di trovarsi davanti ad un manga molto pacato e lento, che va saputo aspettare, inadatto quindi a prescindere a tutto un certo tipo di lettori.
Se vi ritrovate però in una certa descrizione, allora non abbiate remore e recuperate un manga che sicuramente vi piacerà e che ahimè non ha avuto il successo che forse meriterebbe per colpa sia dei "difetti" intrinseci che si porta dietro, sia perché Panini non l'ha certamente pubblicizzato a dovere, relegandolo a sole fumetterie e aumentandone il prezzo successivamente, tipico trattamento che riserva ai manga che non hanno sfondato, e questo e un peccato.