Recensione
Chocolat
7.0/10
Molto simpatico, questo "Chocolat" (sì, si legge alla francese, come quel film omonimo con Johnny Depp e Juliette Binoche). Davvero, è il primo complimento che mi viene in mente, per questo manga, e anche il più solido, se vogliamo dirla tutta, poiché "Chocolat" non offre moltissimo, oltre alle risate. In effetti, mi ha messo un po' in difficoltà: non finirò mai di stupirmi di fronte alla capacità tutta nipponica di mantenere un tono comico, per poi ritornare improvvisamente seri quando si parla di argomenti relativi ai sentimenti delle persone. Ho dovuto, insomma, valutare in maniera distinta gli elementi da commedia e gli elementi da dramma, e la media che ne è risultata potete trovarla nella valutazione del manga.
"Chocolat" narra la storia di una ragazza, Chiyoko, abbandonata dal padre, che si ritrova a coabitare con una gang di mafiosi trasformatisi in pasticceri. Poco a poco, grazie al suo carattere peperino e alla somiglianza con la madre defunta, che aveva allacciato una relazione col boss, Chiyoko conquisterà il cuore di tutti i suoi coinquilini... e ciò che ne conseguirà sta solamente a voi leggerlo. Quello che mi è dispiaciuto è il fatto che i terribili Yakuza siano dovuti essere rappresentati come allegri buontemponi, completamente incapaci di sollevare un'arma contro una persona: dico purtroppo perché, sebbene questo sottragga credibilità alla storia, non c'era altro modo di farli funzionare. Immaginatevi un Totò Riina che si mette a fare il pizzaiolo: non riuscite proprio a figurarvelo, vero? Comunque, la storia parte subito bene, con uno dei protagonisti in procinto di uscire di galera, e proseguirà attenendosi su una linea indiavolata e molto, molto divertente. Ci saranno scontri, litigate, riconciliazioni, confessioni, e si inseriranno mano a mano personaggi che, nonostante il diverso grado di influenza sulla trama, avranno tutti un eguale peso in termini di comicità. Il calo si inizia ad avvertire verso il sesto volume: la storia si mette un po' a deragliare dai canoni generalmente ilari che l'avevano dominata (pur con qualche eccezione, ogni tanto: la classificazione come Seinen ha le sue ragioni), un cambiamento che reputo abbastanza in disarmonia con il tono generale dell'opera. Per il resto, la godibilità è ai massimi livelli, e nonostante la staticità della storia, c'è parecchio su cui farsi una risata e trascorrere piacevolmente il tempo di lettura.
Se il manga se la cava bene dal punto di vista dell'intrattenimento, lo stesso non si può dire della profondità e della caratterizzazione dei personaggi, che ho trovato piuttosto scialba e a tratti stucchevole, o folle al punto da non essere verosimile. Solo la protagonista si salva da questo mio giudizio impietoso. Forse, è proprio per il fatto che gli elementi da commedia sottraggono qualcosa a tutto il resto che il risultato finale è così distorto. Poi, vanno menzionate alcune situazioni assurde. Fermatevi un istante a immaginare il seguente scenario: siete assassini incaricati di fare fuori una persona. Avete sentito dire che questa persona è un diavolo nel corpo a corpo e un esperto di arti marziali. Qual è la vostra prima reazione? Vi fate una risata con la consapevolezza di quanto siano inutili le capacità marziali nel mondo di oggi - magari pensando a quella scena de "I Predatori dell'Arca Perduta" dove Indiana Jones fa secco quel tizio che faceva lo sborone con la spada - per poi caricare il revolver o quel cacchio che vi ritrovate fra le mani e progettare di cogliere di sorpresa il vostro obiettivo, rapirlo, per poi fargli un buco in fronte in qualche luogo isolato e seppellirlo in maniera che lo ritrovino il giorno del giudizio; questo è quello che fareste voi, giusto? Invece no: secondo la logica di questo manga (si vede che all'autore andava di riempire qualche pagina con delle scene di combattimento) un sicario deve prima di tutto sfidarti a una bella scazzottata alla pari con in palio la tua vita, il che sarebbe pure accettabile, in fondo un po' d'azione non guasta mai... troppo comodo però che questo valga solo per il protagonista, e tutti gli altri poveracci si debbano invece beccare una bella indigestione di piombo. Insomma, non trovo molto sensato oscillare fra serietà e amor di fiction come fa Kubonochi Eisaku in questo manga.
C'è da denotare una buona elaborazione dei disegni che fa piacere riscontrare in una commedia, di solito un genere di opera senza troppe pretese. I personaggi sono molto simpatici e ben disegnati, e anche qui una nota particolare va nei confronti della protagonista, il personaggio più interessante sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista dello sviluppo. Neanche le comparse sono del tutto prive di fantasia, mentre le ambientazioni sono sempre dettagliate e, in certi casi, inaspettate; tutto questo si traduce in ulteriori pollici in su per l'autore.
Buono sviluppo, buoni disegni, buone risate: troverete tutto questo in "Chocolat", che non è una di quelle opere da sfondare i muri per la bellezza, ma se la cava piuttosto bene, e sicuramente non è fra le peggiori che abbia mai letto. C'è un po' troppo sangue e, chiariamolo, non è che la cosa mi disturbi, è solo che la trovo inappropriata per il tono comico generale dell'opera. Un brutto mix, ma inevitabile: in fondo, si tratta sempre di una storia di gangster. Siamo ben lontani da cose come "Il Padrino" o "Gomorra", ma ammetto che non possiamo essere tutti dei geni, nel rappresentare la realtà criminale. Si glissa - o se ne parla nel momento sbagliato - su un po' di cose che secondo me andavano inserite, ma va bene anche così. Certo, sarebbe stato più coinvolgente se l'autore avesse arricchito la trama, ma anche così "Chocolat" scorre che è una meraviglia. Nero fondente al cento per cento, lo definirei: si poteva aggiungere un po' di latte, per arricchire il gusto, ma la cioccolata è buona in tutte le sue forme. E anche i dolci: vi sfido a non farvi venire l'acquolina in bocca, nel leggere di tutte le prelibatezze pasticcere che compaiono nel corso del manga.
"Chocolat" narra la storia di una ragazza, Chiyoko, abbandonata dal padre, che si ritrova a coabitare con una gang di mafiosi trasformatisi in pasticceri. Poco a poco, grazie al suo carattere peperino e alla somiglianza con la madre defunta, che aveva allacciato una relazione col boss, Chiyoko conquisterà il cuore di tutti i suoi coinquilini... e ciò che ne conseguirà sta solamente a voi leggerlo. Quello che mi è dispiaciuto è il fatto che i terribili Yakuza siano dovuti essere rappresentati come allegri buontemponi, completamente incapaci di sollevare un'arma contro una persona: dico purtroppo perché, sebbene questo sottragga credibilità alla storia, non c'era altro modo di farli funzionare. Immaginatevi un Totò Riina che si mette a fare il pizzaiolo: non riuscite proprio a figurarvelo, vero? Comunque, la storia parte subito bene, con uno dei protagonisti in procinto di uscire di galera, e proseguirà attenendosi su una linea indiavolata e molto, molto divertente. Ci saranno scontri, litigate, riconciliazioni, confessioni, e si inseriranno mano a mano personaggi che, nonostante il diverso grado di influenza sulla trama, avranno tutti un eguale peso in termini di comicità. Il calo si inizia ad avvertire verso il sesto volume: la storia si mette un po' a deragliare dai canoni generalmente ilari che l'avevano dominata (pur con qualche eccezione, ogni tanto: la classificazione come Seinen ha le sue ragioni), un cambiamento che reputo abbastanza in disarmonia con il tono generale dell'opera. Per il resto, la godibilità è ai massimi livelli, e nonostante la staticità della storia, c'è parecchio su cui farsi una risata e trascorrere piacevolmente il tempo di lettura.
Se il manga se la cava bene dal punto di vista dell'intrattenimento, lo stesso non si può dire della profondità e della caratterizzazione dei personaggi, che ho trovato piuttosto scialba e a tratti stucchevole, o folle al punto da non essere verosimile. Solo la protagonista si salva da questo mio giudizio impietoso. Forse, è proprio per il fatto che gli elementi da commedia sottraggono qualcosa a tutto il resto che il risultato finale è così distorto. Poi, vanno menzionate alcune situazioni assurde. Fermatevi un istante a immaginare il seguente scenario: siete assassini incaricati di fare fuori una persona. Avete sentito dire che questa persona è un diavolo nel corpo a corpo e un esperto di arti marziali. Qual è la vostra prima reazione? Vi fate una risata con la consapevolezza di quanto siano inutili le capacità marziali nel mondo di oggi - magari pensando a quella scena de "I Predatori dell'Arca Perduta" dove Indiana Jones fa secco quel tizio che faceva lo sborone con la spada - per poi caricare il revolver o quel cacchio che vi ritrovate fra le mani e progettare di cogliere di sorpresa il vostro obiettivo, rapirlo, per poi fargli un buco in fronte in qualche luogo isolato e seppellirlo in maniera che lo ritrovino il giorno del giudizio; questo è quello che fareste voi, giusto? Invece no: secondo la logica di questo manga (si vede che all'autore andava di riempire qualche pagina con delle scene di combattimento) un sicario deve prima di tutto sfidarti a una bella scazzottata alla pari con in palio la tua vita, il che sarebbe pure accettabile, in fondo un po' d'azione non guasta mai... troppo comodo però che questo valga solo per il protagonista, e tutti gli altri poveracci si debbano invece beccare una bella indigestione di piombo. Insomma, non trovo molto sensato oscillare fra serietà e amor di fiction come fa Kubonochi Eisaku in questo manga.
C'è da denotare una buona elaborazione dei disegni che fa piacere riscontrare in una commedia, di solito un genere di opera senza troppe pretese. I personaggi sono molto simpatici e ben disegnati, e anche qui una nota particolare va nei confronti della protagonista, il personaggio più interessante sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista dello sviluppo. Neanche le comparse sono del tutto prive di fantasia, mentre le ambientazioni sono sempre dettagliate e, in certi casi, inaspettate; tutto questo si traduce in ulteriori pollici in su per l'autore.
Buono sviluppo, buoni disegni, buone risate: troverete tutto questo in "Chocolat", che non è una di quelle opere da sfondare i muri per la bellezza, ma se la cava piuttosto bene, e sicuramente non è fra le peggiori che abbia mai letto. C'è un po' troppo sangue e, chiariamolo, non è che la cosa mi disturbi, è solo che la trovo inappropriata per il tono comico generale dell'opera. Un brutto mix, ma inevitabile: in fondo, si tratta sempre di una storia di gangster. Siamo ben lontani da cose come "Il Padrino" o "Gomorra", ma ammetto che non possiamo essere tutti dei geni, nel rappresentare la realtà criminale. Si glissa - o se ne parla nel momento sbagliato - su un po' di cose che secondo me andavano inserite, ma va bene anche così. Certo, sarebbe stato più coinvolgente se l'autore avesse arricchito la trama, ma anche così "Chocolat" scorre che è una meraviglia. Nero fondente al cento per cento, lo definirei: si poteva aggiungere un po' di latte, per arricchire il gusto, ma la cioccolata è buona in tutte le sue forme. E anche i dolci: vi sfido a non farvi venire l'acquolina in bocca, nel leggere di tutte le prelibatezze pasticcere che compaiono nel corso del manga.