Recensione
Welcome to the N.H.K.
7.0/10
Avendo gradito molto sia l'anime che il romanzo di Welcome to the N.H.K. ho alla fine deciso di approfittare della promozione J-POP per leggere il manga, ma purtroppo devo dire che si tratta della peggiore versione di questa storia, ispirata ad un'esperienza autobiografica del suo autore, Tatsuhiko Takimoto.
Ovviamente non ho nulla da dire sul soggetto (non mi soffermerò sulla trama, per la quale vi rimando alla scheda qui sopra): è stato proprio quello ad intrigarmi immediatamente, un tema che non avevo mai incontrato, fra tanti anime e manga che conosco, anche se rappresenta un problema molto sentito in Giappone. E non soltanto quello degli hikikomori, ma anche quello degli otaku (nel peggiore senso della parola), quello della violenza domestica e quello del bullismo scolastico, quest'ultimo nel senso di esclusione totale di una persona dalla vita sociale. Tutti problemi, questi, che sono in qualche modo correlati al notevole stress a cui sono sottoposti i giapponesi fin dalla loro infanzia ed alla loro competitività, entrambi davvero eccessivi perché non ne derivino le conseguenze peggiori, ma che in fondo non sono, per come si è ridotta la nostra società, così lontani da noi; il che crea sicuramente, anche in scene apparentemente comicissime (anzi, vi dirò che io di comico in questi otto volumetti non ho trovato proprio niente), notevoli spunti di dura ed a tratti dolorosa riflessione.
Non ho da ridire nemmeno sui disegni, non eccessivamente belli per me che sono abituata allo stile dolce e romantico degli shoujo anni '70-'80, ma che ritengo adatti per un seinen di questo tipo, che pare rivolto prevalentemente ma non esclusivamente ad un pubblico maschile.
Però mi sarei aspettata di trovare in un manga di ben otto volumetti molta più chiarezza rispetto all'anime e anche rispetto al breve romanzo (di appena un centinaio di pagine), invece più andavo avanti più mi sentivo confusa: troppe storie tormentate intrecciate fra loro, come se tutte le giovani menti disturbate della città fossero concentrate in un unico quartiere, troppi salti in varie situazioni, e poi quel fan service messo qua e là... alcune delle tante inquadrature hot (la maggior parte delle quali dedicate ovviamente al personaggio femminile più sensuale) avrebbero potuto essere sacrificate per qualche altra vignetta maggiormente esplicativa e risolutiva. Invece no, nella realizzazione dell'opera si è considerato più importante eccitare un po' i lettori maschi piuttosto che far sì che tutti i lettori comprendessero meglio ciò che ciascun personaggio aveva da dire, ciò che tormentava gli animi di tanti giovani disturbati.
Il finale non è malaccio, ma non mi ha soddisfatta perché non l'ho trovato risolutivo per tutti i protagonisti, quanto invece lo è stato per qualcuno di importanza molto più marginale.
Un vero peccato, un'enorme delusione, perché un'opera così originale e meritevole di aver attirato l'attenzione su temi così scottanti ma in genere non troppo considerati in manga ed anime avrebbe meritato un adattamento manga decisamente migliore. Non sarebbero serviti più volumetti (otto mi pare, un numero più che sufficiente per sviluppare meglio la storia), solo una maggiore accuratezza e diversa attribuzione delle priorità.
Se questa storia fosse stata anche un po' meglio gestita avrei dato 10 senza esitazione al manga di Welcome to the N.H.K., ma per i difetti che vi ho riscontrato sono costretta a ridimensionare moltissimo il mio entusiasmo ed a dare così uno dei voti più negativi che io abbia dato da quando sono registrata a questo sito.
Ovviamente non ho nulla da dire sul soggetto (non mi soffermerò sulla trama, per la quale vi rimando alla scheda qui sopra): è stato proprio quello ad intrigarmi immediatamente, un tema che non avevo mai incontrato, fra tanti anime e manga che conosco, anche se rappresenta un problema molto sentito in Giappone. E non soltanto quello degli hikikomori, ma anche quello degli otaku (nel peggiore senso della parola), quello della violenza domestica e quello del bullismo scolastico, quest'ultimo nel senso di esclusione totale di una persona dalla vita sociale. Tutti problemi, questi, che sono in qualche modo correlati al notevole stress a cui sono sottoposti i giapponesi fin dalla loro infanzia ed alla loro competitività, entrambi davvero eccessivi perché non ne derivino le conseguenze peggiori, ma che in fondo non sono, per come si è ridotta la nostra società, così lontani da noi; il che crea sicuramente, anche in scene apparentemente comicissime (anzi, vi dirò che io di comico in questi otto volumetti non ho trovato proprio niente), notevoli spunti di dura ed a tratti dolorosa riflessione.
Non ho da ridire nemmeno sui disegni, non eccessivamente belli per me che sono abituata allo stile dolce e romantico degli shoujo anni '70-'80, ma che ritengo adatti per un seinen di questo tipo, che pare rivolto prevalentemente ma non esclusivamente ad un pubblico maschile.
Però mi sarei aspettata di trovare in un manga di ben otto volumetti molta più chiarezza rispetto all'anime e anche rispetto al breve romanzo (di appena un centinaio di pagine), invece più andavo avanti più mi sentivo confusa: troppe storie tormentate intrecciate fra loro, come se tutte le giovani menti disturbate della città fossero concentrate in un unico quartiere, troppi salti in varie situazioni, e poi quel fan service messo qua e là... alcune delle tante inquadrature hot (la maggior parte delle quali dedicate ovviamente al personaggio femminile più sensuale) avrebbero potuto essere sacrificate per qualche altra vignetta maggiormente esplicativa e risolutiva. Invece no, nella realizzazione dell'opera si è considerato più importante eccitare un po' i lettori maschi piuttosto che far sì che tutti i lettori comprendessero meglio ciò che ciascun personaggio aveva da dire, ciò che tormentava gli animi di tanti giovani disturbati.
Il finale non è malaccio, ma non mi ha soddisfatta perché non l'ho trovato risolutivo per tutti i protagonisti, quanto invece lo è stato per qualcuno di importanza molto più marginale.
Un vero peccato, un'enorme delusione, perché un'opera così originale e meritevole di aver attirato l'attenzione su temi così scottanti ma in genere non troppo considerati in manga ed anime avrebbe meritato un adattamento manga decisamente migliore. Non sarebbero serviti più volumetti (otto mi pare, un numero più che sufficiente per sviluppare meglio la storia), solo una maggiore accuratezza e diversa attribuzione delle priorità.
Se questa storia fosse stata anche un po' meglio gestita avrei dato 10 senza esitazione al manga di Welcome to the N.H.K., ma per i difetti che vi ho riscontrato sono costretta a ridimensionare moltissimo il mio entusiasmo ed a dare così uno dei voti più negativi che io abbia dato da quando sono registrata a questo sito.