Recensione
Ressentiment
7.0/10
Recensione di Robocop XIII
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Takuro ha trent'anni ma ne dimostra di più, soffre di una precoce crisi di mezz'età, ha un lavoro senza prospettive, è sovrappeso ed è sempre sudato o con il moccio al naso. Questo è il protagonista di Ressentiment, manga uscito nel 2004 quando l'autore Kengo Hanazawa non era ancora conosciuto ai più grazie al successivo successo di I Am a Hero.
Kengo sembra mettere in scena un prodotto che anticipa Her di Spike Jonze, sacrificando però la vena romantica a favore di quella grottesca, che trova la sua iperbole nel protagonista e nei contrasti tra la vita reale e quella virtuale.
Ciò che mi ha più colpito di Ressentiment è la potenzialità narrativa e concettuale di Kengo, che seppure non riesce con questo manga a creare un flusso scorrevole e logico delle vicende, riesce a far emergere delle caratteristiche interessanti (se non raramente geniali) che avrebbero dato vita ad un'opera molto più interessante se date in mano ad un autore più esperto. La trama procede e non soffre di immobilismo ma spesso sembra perdere un filo per strada, interrompendo dei percorsi stimolanti.
Ressentiment è la rappresentazione di una sessualità malata, della solitudine più dolorosa, di un'esistenza degradante ma anche di una realtà pietosa e patetica. Pietosa perché l'autore ci mostra quanto sia vuota la vita virtuale vista da fuori, e pietosa perché ci mostra anche quanto sia "il tutto" per chi non ha nient'altro. E dopo averci mostrato questo - con una serie di collegamenti con la vita reale (la nostra, non quella del protagonista) - ci fa capire come tutto ciò sia solo un'esagerazione di quanto già accade. Questo spiana anche la strada per un finale che ha un retrogusto alla Neon Genesis Evangelion (a livello di intenti).
Concludendo, Ressentiment è una pistola con sì dei buoni proiettili in canna, ma che ha anche un tiratore inesperto che non sa dove colpire, seppure gli spunti ci siano, le atmosfere e i concetti anche e il tutto sia impreziosito da un'atmosfera impregnata del pessimismo più tragico, che diventa ancora più reale grazie ai riferimenti autobiografici del mangaka.
Kengo sembra mettere in scena un prodotto che anticipa Her di Spike Jonze, sacrificando però la vena romantica a favore di quella grottesca, che trova la sua iperbole nel protagonista e nei contrasti tra la vita reale e quella virtuale.
Ciò che mi ha più colpito di Ressentiment è la potenzialità narrativa e concettuale di Kengo, che seppure non riesce con questo manga a creare un flusso scorrevole e logico delle vicende, riesce a far emergere delle caratteristiche interessanti (se non raramente geniali) che avrebbero dato vita ad un'opera molto più interessante se date in mano ad un autore più esperto. La trama procede e non soffre di immobilismo ma spesso sembra perdere un filo per strada, interrompendo dei percorsi stimolanti.
Ressentiment è la rappresentazione di una sessualità malata, della solitudine più dolorosa, di un'esistenza degradante ma anche di una realtà pietosa e patetica. Pietosa perché l'autore ci mostra quanto sia vuota la vita virtuale vista da fuori, e pietosa perché ci mostra anche quanto sia "il tutto" per chi non ha nient'altro. E dopo averci mostrato questo - con una serie di collegamenti con la vita reale (la nostra, non quella del protagonista) - ci fa capire come tutto ciò sia solo un'esagerazione di quanto già accade. Questo spiana anche la strada per un finale che ha un retrogusto alla Neon Genesis Evangelion (a livello di intenti).
Concludendo, Ressentiment è una pistola con sì dei buoni proiettili in canna, ma che ha anche un tiratore inesperto che non sa dove colpire, seppure gli spunti ci siano, le atmosfere e i concetti anche e il tutto sia impreziosito da un'atmosfera impregnata del pessimismo più tragico, che diventa ancora più reale grazie ai riferimenti autobiografici del mangaka.