Recensione
Patlabor
8.0/10
Recensione di Robocop XIII
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Patlabor è un'opera particolare, perché non risulta né particolarmente noiosa né particolarmente appassionante. La sue storie (pur mantenendo una trama di fondo) risultano spesso indipendenti tra loro - se avete letto Detective Conan sapete di cosa sto parlando - dando così la possibilità al lettore di avvicinarsi alla lettura quando più preferisce. Una lettura quindi ludica che a me ha ricordato molto l'utilizzo che facevo da piccolo dei vari Topolino.
Sicuramente uno dei punti forti di Patlabor è la caratterizzazione dei personaggi. Per quanto l'aria che si respiri sia di leggerezza, i personaggi risultano vivi, dotati di una loro personalità e complessi nella loro semplicità. Ma a splendere nel cast è la protagonista. Immatura ma non stupida, è semplicemente la raffigurazione di una ragazza giovane e determinata ma inesperta, descritta in un modo che non mi sarei aspettato data l'atmosfera generale dell'opera. Relativamente ad altri manga è una rappresentazione quasi realistica, che riesce finalmente a creare un ritratto positivo ma non falsato del mondo femminile. Spesso questa ricercatezza psicologica raggiunge il limite del fastidioso in quanto sovente capita che durante il lavoro i vari personaggi commettano più di un errore per disattenzione dovuta a problemi di natura personale.
Patlabor è mix tra una specie di "slice of life" poliziesco e un thriller, sebbene come ho scritto precedentemente all'inizio le storie risultino slegate tra loro con l'avanzare della trama una di queste prenderà il sopravvento prepotentemente catalizzando l'attenzione dello spettatore anche a discapito degli stessi protagonisti. Ed è grazie a questa componente thriller che Mobile Police Patlabor raggiunge in certi frangenti dei picchi qualitativi particolarmente alti e adulti.
Ma il problema maggiore di Patlabor è la confusione. Il tratto di Masami Yūki è piacevole e personale ma tecnicamente l'autore ha più di qualche difficoltà con le scene d'azione e la resa dei movimenti; se a ciò aggiungiamo i fondali inesistenti o sostituiti da linee cinetiche e "l'anatomia" dei mecha raggiungiamo il risultato che non si capisce cosa stia accadendo. Ciò si riflette anche nella sceneggiatura, che risulta sì interessante ma confusionaria e spesso ci si perde qualche pezzo per strada.
L'umorismo in Patlabor è sempre presente ma non fastidioso, ed è condito da una sporadica metacomicità. Il manga è condito da una giapponesità di fondo che quindi si riflette pure nelle battute, rendendole spesso intraducibili (o adattate male) e trasformando delle scene sensate in scene non-sense. Per esempio quando un personaggio propone a un altro di andare in una "soap land" (cioè di andare a donnine, a grandi linee), in italiano diventa "andare a fare un bagno col sapone", trasformando la trasgressiva proposta in una avance omosessuale.
La creatura di Masami Yūki è interessante. Ha un mecha design accattivante. Ha stile. Riesce a concedersi delle partentesi politiche e sociali ben inserite e non moraleggianti. Propone dei robottoni relativamente realistici e un Giappone vivo, con un posto d'onore per le stagioni che danno un riferimento temporale e un'atmosfera particolare all'opera. Dovette però mettere in conto una cosa se volete iniziare Patlabor: è lento e il finale deludente, risultando in una specie di nulla di fatto. Se date più importanza al viaggio che all'arrivo, questo manga potrebbe essere la scelta giusta, sempre però tenendo a mente che si tratta di una lettura leggera da leggere magari tra un manga e un altro.
Sicuramente uno dei punti forti di Patlabor è la caratterizzazione dei personaggi. Per quanto l'aria che si respiri sia di leggerezza, i personaggi risultano vivi, dotati di una loro personalità e complessi nella loro semplicità. Ma a splendere nel cast è la protagonista. Immatura ma non stupida, è semplicemente la raffigurazione di una ragazza giovane e determinata ma inesperta, descritta in un modo che non mi sarei aspettato data l'atmosfera generale dell'opera. Relativamente ad altri manga è una rappresentazione quasi realistica, che riesce finalmente a creare un ritratto positivo ma non falsato del mondo femminile. Spesso questa ricercatezza psicologica raggiunge il limite del fastidioso in quanto sovente capita che durante il lavoro i vari personaggi commettano più di un errore per disattenzione dovuta a problemi di natura personale.
Patlabor è mix tra una specie di "slice of life" poliziesco e un thriller, sebbene come ho scritto precedentemente all'inizio le storie risultino slegate tra loro con l'avanzare della trama una di queste prenderà il sopravvento prepotentemente catalizzando l'attenzione dello spettatore anche a discapito degli stessi protagonisti. Ed è grazie a questa componente thriller che Mobile Police Patlabor raggiunge in certi frangenti dei picchi qualitativi particolarmente alti e adulti.
Ma il problema maggiore di Patlabor è la confusione. Il tratto di Masami Yūki è piacevole e personale ma tecnicamente l'autore ha più di qualche difficoltà con le scene d'azione e la resa dei movimenti; se a ciò aggiungiamo i fondali inesistenti o sostituiti da linee cinetiche e "l'anatomia" dei mecha raggiungiamo il risultato che non si capisce cosa stia accadendo. Ciò si riflette anche nella sceneggiatura, che risulta sì interessante ma confusionaria e spesso ci si perde qualche pezzo per strada.
L'umorismo in Patlabor è sempre presente ma non fastidioso, ed è condito da una sporadica metacomicità. Il manga è condito da una giapponesità di fondo che quindi si riflette pure nelle battute, rendendole spesso intraducibili (o adattate male) e trasformando delle scene sensate in scene non-sense. Per esempio quando un personaggio propone a un altro di andare in una "soap land" (cioè di andare a donnine, a grandi linee), in italiano diventa "andare a fare un bagno col sapone", trasformando la trasgressiva proposta in una avance omosessuale.
La creatura di Masami Yūki è interessante. Ha un mecha design accattivante. Ha stile. Riesce a concedersi delle partentesi politiche e sociali ben inserite e non moraleggianti. Propone dei robottoni relativamente realistici e un Giappone vivo, con un posto d'onore per le stagioni che danno un riferimento temporale e un'atmosfera particolare all'opera. Dovette però mettere in conto una cosa se volete iniziare Patlabor: è lento e il finale deludente, risultando in una specie di nulla di fatto. Se date più importanza al viaggio che all'arrivo, questo manga potrebbe essere la scelta giusta, sempre però tenendo a mente che si tratta di una lettura leggera da leggere magari tra un manga e un altro.