Recensione
Bakuman.
7.0/10
<b> Attenzione, possibili spoiler! </b>
Recensire Bakuman è particolarmente complicato poiché bisognerebbe analizzarlo sotto due punti di vista. Ovvero: il primo come manga-guida dell'universo editoriale dello shonen jump e in generale dell'aspetto tecnico della realizzazione dei lavori dei mangaka. Il secondo come manga sentimentale e slice of life. Se nel primo abbiamo un quadro eccellente del panorama fumettistico nipponico, con cura nei dettagli di ogni minima cosa che accade dietro le quinte della realizzazione e della pubblicazione di un manga, quindi dai name ai sondaggi di gradimento, nel secondo ci ritroviamo di fronte ad un qualcosa di totalmente fuori ogni schema logico con soluzioni discutibili ed implausibili.
Già dal principio, assisteremo ad una dichiarazione assurda del protagonista alla ragazza di cui è innamorato, che costringerà gli autori a mantenere un determinato binario che si protrarrà fino alla fine rendendo tutto il percorso di crescita dei personaggi paradossale. Lo stesso discorso vale anche per altri personaggi, che dal punto di vista sentimentale avranno comportamenti al limite dell'assurdo.
Ma come è possibile dire ad una persona alla quale non hai mai parlato che la vuoi un giorno sposare, per di più quando si ha solo quattordici anni? Oltretutto come è possibile scambiarsi una promessa di non vedersi mai praticamente per dieci anni, fino a quando non avranno raggiunto i loro obiettivi? Questo per quanto riguarda Saiko e Miho. Meno peggio fa Shujin che si sposa subito senza una motivazione valida e assume comportandosi da marito inesistente visti gli impegni gravosi.
Forse tutte le relazioni interpersonali non le ho digerite molto, salvo qualcuna; alcune amicizie le ho trovate forzate ed inutili così come la presenza di alcuni personaggi, privi di spessore e appeal e comunque posti tra le prime file a discapito di altri molto più interessanti. Perché rendere Takahama, insipidissimo, un top mangaka senza alcun merito effettivo e non approfondire altri personaggi tipo la Akina o il loro rivale anti-editor? L'editor Miura al quale va tutto bene nonostante sia un fallito è un altro esempio.
Quindi, per chiudere l'analisi di questo profilo del manga, direi è garantita l'insufficienza.
Continuando con i difetti come non sottolineare l'eccessiva lunghezza dei dialoghi con baloon enormi e discorsi pesanti nei quali accade spesso che si ripetano concetti più e più volte. Non a caso la tempistica media di lettura ad albo sfiorava l'ora e mezza, eppure sono abbastanza veloce.
Passi per le spiegazioni tecniche ma molte pagine erano riempite da pensieri dei protagonisti, praticamente inutili, e da ragionamenti altrettanto inutili sui vari "se" e i vari "ma". In alcuni frangenti ho percepito quasi una sorta di lecchinaggio dell'autore nei confronti degli editor, sottolineandone l'influenza a priori, e della Shueisha stessa.
Come giustificare allora un voto sopra la sufficienza? Semplice, la bravura di Ohba è stata comunque quella di tirar fuori innumerevoli idee e colpi di scena e far sì che il lettore rimanesse comunque incollato alle pagine, apprendendo tutti i segreti di questo mondo ed entusiasmandosi per la classifica di questo o quell'altro manga.
Non è facile inventare delle storie per i vari personaggi mangaka e non risultare banale e ripetitivo, si può dire che alcune idee se le potrebbe essere bruciate per eventuali lavori futuri dato che erano interessantissime, e questo ha reso gli sviluppi sempre di un livello alto.
I disegni non sono male anche se il tratto è semplice.
In definitiva gli assegno un sei e mezzo arrotondato per eccesso proprio per questa finestra che ci è stata fornita sul mondo che amiamo e devo dire che quando ora leggo un manga prendo come riferimento tutto ciò che ho appreso da Bakuman.
Recensire Bakuman è particolarmente complicato poiché bisognerebbe analizzarlo sotto due punti di vista. Ovvero: il primo come manga-guida dell'universo editoriale dello shonen jump e in generale dell'aspetto tecnico della realizzazione dei lavori dei mangaka. Il secondo come manga sentimentale e slice of life. Se nel primo abbiamo un quadro eccellente del panorama fumettistico nipponico, con cura nei dettagli di ogni minima cosa che accade dietro le quinte della realizzazione e della pubblicazione di un manga, quindi dai name ai sondaggi di gradimento, nel secondo ci ritroviamo di fronte ad un qualcosa di totalmente fuori ogni schema logico con soluzioni discutibili ed implausibili.
Già dal principio, assisteremo ad una dichiarazione assurda del protagonista alla ragazza di cui è innamorato, che costringerà gli autori a mantenere un determinato binario che si protrarrà fino alla fine rendendo tutto il percorso di crescita dei personaggi paradossale. Lo stesso discorso vale anche per altri personaggi, che dal punto di vista sentimentale avranno comportamenti al limite dell'assurdo.
Ma come è possibile dire ad una persona alla quale non hai mai parlato che la vuoi un giorno sposare, per di più quando si ha solo quattordici anni? Oltretutto come è possibile scambiarsi una promessa di non vedersi mai praticamente per dieci anni, fino a quando non avranno raggiunto i loro obiettivi? Questo per quanto riguarda Saiko e Miho. Meno peggio fa Shujin che si sposa subito senza una motivazione valida e assume comportandosi da marito inesistente visti gli impegni gravosi.
Forse tutte le relazioni interpersonali non le ho digerite molto, salvo qualcuna; alcune amicizie le ho trovate forzate ed inutili così come la presenza di alcuni personaggi, privi di spessore e appeal e comunque posti tra le prime file a discapito di altri molto più interessanti. Perché rendere Takahama, insipidissimo, un top mangaka senza alcun merito effettivo e non approfondire altri personaggi tipo la Akina o il loro rivale anti-editor? L'editor Miura al quale va tutto bene nonostante sia un fallito è un altro esempio.
Quindi, per chiudere l'analisi di questo profilo del manga, direi è garantita l'insufficienza.
Continuando con i difetti come non sottolineare l'eccessiva lunghezza dei dialoghi con baloon enormi e discorsi pesanti nei quali accade spesso che si ripetano concetti più e più volte. Non a caso la tempistica media di lettura ad albo sfiorava l'ora e mezza, eppure sono abbastanza veloce.
Passi per le spiegazioni tecniche ma molte pagine erano riempite da pensieri dei protagonisti, praticamente inutili, e da ragionamenti altrettanto inutili sui vari "se" e i vari "ma". In alcuni frangenti ho percepito quasi una sorta di lecchinaggio dell'autore nei confronti degli editor, sottolineandone l'influenza a priori, e della Shueisha stessa.
Come giustificare allora un voto sopra la sufficienza? Semplice, la bravura di Ohba è stata comunque quella di tirar fuori innumerevoli idee e colpi di scena e far sì che il lettore rimanesse comunque incollato alle pagine, apprendendo tutti i segreti di questo mondo ed entusiasmandosi per la classifica di questo o quell'altro manga.
Non è facile inventare delle storie per i vari personaggi mangaka e non risultare banale e ripetitivo, si può dire che alcune idee se le potrebbe essere bruciate per eventuali lavori futuri dato che erano interessantissime, e questo ha reso gli sviluppi sempre di un livello alto.
I disegni non sono male anche se il tratto è semplice.
In definitiva gli assegno un sei e mezzo arrotondato per eccesso proprio per questa finestra che ci è stata fornita sul mondo che amiamo e devo dire che quando ora leggo un manga prendo come riferimento tutto ciò che ho appreso da Bakuman.