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9.0/10
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Il finale, di una qualsiasi storia, si può dire equivalga alle parole che il prete pronuncia alla fine della messa: "La messa è finita, andate in pace". Ebbene, "Nana" in pace non ti ci manda.
Per motivi di forza maggiore, "Nana" ti lascia ad arrovelarti con una serie di interrogativi che non sai se troveranno mai risposta. La sua serializzazione, infatti, è interrotta dal Giugno del 2009 per problemi di salute dell'autrice, e non si sa se e quando, questa tornerà a disegnare i capitoli conclusivi della sua storia. Quindi uomo avvisato, mezzo salvato.

"Nana" parla di due ragazze, Nana Komatsu (detta Hachi) e Nana Osaki, che, ad un certo punto della loro vita, decidono di partire per Tokyo alla ricerca di un nuovo futuro e di nuove opportunità. Le due si conoscono su quello stesso treno diretto verso la metropoli giapponese, e una volta giunte lì, si ritrovano a condividere lo stesso appartamento. Tra le due nasce una solida e profonda amicizia, e questa rappresenterà il filo conduttore dell'intera vicenda. Il loro incontro infatti, che uno creda o no nel destino, cambierà radicalmente l'intera esistenza di entrambe.
Le due Nana hanno caratteri completamente diversi, così come è diverso il motivo che le spinge ad andare a Tokyo.

Nana Komatsu è la classica ragazza che vive di sogni ed ideali, e che si trasferisce a Tokyo solo per poter raggiungere il suo ultimo fidanzato, ma senza alcun obiettivo preciso per il futuro. E' una ragazza innamorata dell'amore, e questo la porta ad innamorarsi frequentemente, forse con troppa facilità, e quasi sempre dell'uomo sbagliato. Affettuosa e fedele come un cagnolino, tende però ad essere troppo dipendente dagli altri e ad appoggiarsi a loro per qualsiasi cosa. Hachi non lotta per cambiare il corso del proprio destino, ma è una che si abbandona al flusso facendosi trascinare.
Nana Osaki invece, già a partire dal suo look più "aggressivo", si presenta in modo molto diverso. Abbandonata dalla madre all'età di 5 anni, Nana ha poi vissuto con sua nonna fino alla morte di quest'ultima. Ha sempre avuto molta difficoltà nell'instaurare dei rapporti di amicizia, ma grazie alla conoscenza di un ragazzo di nome Nobu, Nana entra a far parte di una band punk, I "Blust". Tra lei e il chitarrista della band, Ren Honjo, nasce molto presto l'amore, fino a quando questo decide di andare a Tokyo per intraprendere la carriera di chitarrista in una band già affermata, I "Trapnest". L'orgoglio che la ragazza usa come difesa, e che si rivelerà essere per lei un'arma a doppio taglio, non le permette di seguirlo né di perdonarlo, e un anno dopo la loro separazione, Nana partirà a sua volta per Tokyo alla ricerca del successo. A differenza di Hachi, Nana è invece una che lotta continuamente andando contro la corrente del fiume.

Il manga "Nana" è costellato da un numero considerevole di personaggi, ognuno dei quali presenta una complessa architettura psicologica. E' vero, i personaggi sono tanti, e forse pure troppi, ma il merito della Yazawa sta nel fatto che ha saputo curare ad arte la loro caratterizzazione, creando dei personaggi particolari e molto controversi. Quasi tutti infatti, hanno una personalità "scomoda", che a tratti può suscitare empatia nel lettore, e un attimo dopo rabbia e disappunto. Questo perché la Yazawa ha saputo rappresentare bene le varie sfaccettature dell'animo umano, creando così dei personaggi "vivi" e il più possibile reali. Questo realismo nudo e crudo lo si nota anche nelle varie situazioni relazionali create dell'autrice. Se si legge "Nana", bisogna assolutamente dimenticare tutti i vari cliché shoujo ai quali siamo abituate, perché qui non se ne troveranno. I vari legami, sentimentali e non, si discostano molto dagli stereotipi classici, e cercano di fare in modo di rappresentare tutte le varie sfaccettature dell'amore, anche i suoi lati più bui. Per quanto alcune situazioni si possano considerare particolari, rimane sempre quel realismo di fondo che contraddistingue l'intera opera.
Se devo citare un difetto del manga, posso dire che verso i volumi finali la mangaka si sbilancia mettendo troppa carne al fuoco, e la mole di personaggi da lei creati sembra sfuggirle di mano, ma c'è anche da dire che questa sensazione potrebbe derivare dal fatto che molto è rimasto campato per aria.

La narrazione è costituita da due linee temporali. Quella principale è la linea del passato, che in sostanza ci mostra quali sono gli eventi che hanno portato al presente attuale. Questo presente ci viene mostrato concretamente soltanto in alcuni capitoli, ma ogni capitolo viene aperto e chiuso da pensieri e riflessioni di una delle due Nana del presente che aiutano a capire dov'è che la vita le ha condotte.

Va detto che "Nana" non è una commedia, né tanto meno un'opera leggera. Alcuni dei personaggi hanno alle spalle una storia difficile, e si portano dietro un bagaglio di ansie, paure, conflitti, che vanno ad incidere nella loro vita spesso in modo devastante. La storia si prefigge l'obiettivo di narrare il loro percorso di cresciuta, in particolar modo la risalita dagli abissi di Nana Osaki, risalita che però non abbiamo ancora avuto modo di vedere per via del finale che non c'è.

La Yazawa a parer mio attraverso la sua opera, cerca di dirci che nella vita gli affetti vanno coltivati, sempre.
Se ci si lascia sopraffare dai fantasmi del passato, se si rimane intrappolati nella rete delle proprie paure, e se ci si cela dietro il proprio orgoglio, si finisce poi per non prendersi cura di ciò che ci è più caro, col risultato di perderlo per sempre. Le due Nana del presente sono infatti due donne che vivono nel rimpianto, e questi rimpianti sembrano quasi lasciare un senso di soffocamento nel lettore, che, insieme alle due protagoniste, non può fare altro che accettare che la consapevolezza di aver sbagliato non serve a cambiare il proprio passato.
La Yazawa quindi non perdona, e sottopone quasi tutti i personaggi a delle dure lezioni di vita. Credo sia per questo che "Nana" faccia così male, perché in un certo senso qui chi sbaglia paga, e anche a caro prezzo. Questo non significa però che nel manga non esista la speranza. Sono proprio alcuni legami, così belli e profondi, ad infondere speranza nel cuore di chi è rimasto intrappolato nelle tenebre.

"Nana" non è il manga adatto a chi cerca il "dokidoki" o le situazioni da batticuore, ma è quel manga che ti fa venire la pelle d'oca e i vuoti allo stomaco grazie alle riflessioni che lo accompagnano.
Alla domanda se vale la pena leggerlo lo stesso nonostante sia un'opera incompleta, posso rispondere che leggere Nana è un po' come intraprendere un viaggio senza meta. Non è la meta di arrivo che conta, ma il viaggio in sé, e le emozioni che si provano durante il tragitto. Arrivati all'ultima pagina disponibile di "Nana", ci si sente frustrati, impazienti, perché si vorrebbe mettere un punto all'intera vicenda, e perché si vorrebbero andare a chiudere tutte quelle finestre che sono state aperte prima che si venga a creare troppa corrente. Ma posso dire con assoluta certezza che ci si sente anche arricchiti, proprio come dopo un viaggio spirituale. Accanto a quel senso di vuoto che lasciano gli eventi finali, rimane anche quella sensazione che si prova quando si è letto qualcosa di veramente bello.

Nonostante l'amaro in bocca, è un manga che vale assolutamente la pena di leggere.