Recensione
Secret (Yoshiki Tonogai)
5.0/10
Terzo capitolo della saga di Yoshiki Tonogay, Secret rappresenta a mio avviso la più deludente tra le sue opere, confermando la parabola discendente del mangaka.
Lo schema è simile a quello dei due capitoli precedenti, ma con delle peculiarità non da poco: un professore convoca i suoi studenti dicendogli che tra loro ci sono tre assassini e che hanno una settimana di tempo per scoprire di chi si tratta, altrimenti andrà alla polizia a denunciarli. Da questo momento, inizia la ricerca del protagonista e dei suoi amici, con un occhio ad uno strano incidente stradale in cui l'autobus dei ragazzi era stato coinvolto poco tempo prima.
La trama è ricca di rivelazioni e colpi di scena, i quali tuttavia risultano spesso confusi e poco plausibili. A ciò si aggiunga che, una volta arrivati a questo punto, si iniziano ad intuire i meccanismi che l'autore utilizza, come i "falsi colpevoli" et similia. Ecco, credo che l'incapacità di innovarsi realmente sia il principale difetto che ha colpito il mangaka e - di conseguenza - la sua opera ultima.
Il disegno è il solito di Tonogai; non si nota una grande evoluzione rispetto a quando ha cominciato (probabilmente vista anche la brevità dei suoi lavori). Ovvio che la qualità dello stile è questione soggettiva, ma resta il dato oggettivo che i disegni sono a volte troppo spigolosi e nelle situazioni più concitate si fatica a distinguere un personaggio dall'altro.
E proprio i personaggi sono un'altra pecca del manga. E' vero che Tonogai ha sempre teso a stereotiparli un po', anche perché il giallo da camera chiusa presta molto il fianco a questo inconveniente, ma qui secondo me raggiungiamo davvero dei livelli patologici, tali per cui alla fine della lettura te ne restano in testa due o tre e molti sanno di già visto.
Nulla da ridire con riferimento all'edizione J-Pop, come al solito estremamente curata.
In conclusione, tante sono le pecche: resta il punto positivo del, che ti spinge comunque ad andare avanti fino alla fine, ma non c'è paragone con Doubt o Judge. C'è molto di meglio, anche dell'autore stesso.
Lo schema è simile a quello dei due capitoli precedenti, ma con delle peculiarità non da poco: un professore convoca i suoi studenti dicendogli che tra loro ci sono tre assassini e che hanno una settimana di tempo per scoprire di chi si tratta, altrimenti andrà alla polizia a denunciarli. Da questo momento, inizia la ricerca del protagonista e dei suoi amici, con un occhio ad uno strano incidente stradale in cui l'autobus dei ragazzi era stato coinvolto poco tempo prima.
La trama è ricca di rivelazioni e colpi di scena, i quali tuttavia risultano spesso confusi e poco plausibili. A ciò si aggiunga che, una volta arrivati a questo punto, si iniziano ad intuire i meccanismi che l'autore utilizza, come i "falsi colpevoli" et similia. Ecco, credo che l'incapacità di innovarsi realmente sia il principale difetto che ha colpito il mangaka e - di conseguenza - la sua opera ultima.
Il disegno è il solito di Tonogai; non si nota una grande evoluzione rispetto a quando ha cominciato (probabilmente vista anche la brevità dei suoi lavori). Ovvio che la qualità dello stile è questione soggettiva, ma resta il dato oggettivo che i disegni sono a volte troppo spigolosi e nelle situazioni più concitate si fatica a distinguere un personaggio dall'altro.
E proprio i personaggi sono un'altra pecca del manga. E' vero che Tonogai ha sempre teso a stereotiparli un po', anche perché il giallo da camera chiusa presta molto il fianco a questo inconveniente, ma qui secondo me raggiungiamo davvero dei livelli patologici, tali per cui alla fine della lettura te ne restano in testa due o tre e molti sanno di già visto.
Nulla da ridire con riferimento all'edizione J-Pop, come al solito estremamente curata.
In conclusione, tante sono le pecche: resta il punto positivo del, che ti spinge comunque ad andare avanti fino alla fine, ma non c'è paragone con Doubt o Judge. C'è molto di meglio, anche dell'autore stesso.