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Poche parole per questa recensione: Sato, ventidue anni, giapponese, ex-studente universitario, hikikomori da quattro anni.
La storia narrata è la sua, un ragazzo che trascorre le giornate chiuso nella propria cameretta, fino a che una misteriosa ragazza non busserà e aprirà lentamente le porte del suo carcere. Questo incontro fatidico porterà il nostro protagonista a compiere un passo dopo l'altro verso l'esterno, confrontandosi con sé stesso e il mondo esterno precocemente rigettato.

Ogni spettatore trova qualcosa di sé nelle debolezze e contraddizioni di Sato: le parti migliori dell'anime sono sicuramente i momenti di introspezione psicologica, di analisi del vissuto del protagonista, di descrizione del travaglio mentale ed emozionale che lo ha condotto prima ad escludersi dalla relazione con gli altri, e poi a tentare, dolorosamente, di riconquistare un rapporto - simboleggiato dalla imperscrutabile salvatrice.
Altro fattore che accresce l'empatia è il tono scanzonato e umano che assume spesso e volentieri la narrazione: Sato, prima di essere un hikikomori, è un ragazzo normale, con i vizi, i desideri e le necessità di qualsiasi coetaneo. Ricco di virtù e doti che lui stesso sottovaluta e svilisce.

La qualità dell'anime è buona, ma ha diverse problematiche: le animazioni sono spesso legnose e abbozzate, la camera e la regia lavorano per velocizzare i tempi dell'azione animata e per coprire le mancanze grafiche - ovviamente l'impressione è che mancasse un budget tale da realizzare un lavoro più attento e rifinito.
Inoltre, le scelte dei tempi di narrazione e le casistiche delle situazioni messe in scena sono alle volte banali, riciclate, poco intelligenti, usate insomma come mera cornice necessaria e giustificabile per l'azione del protagonista.
E' anche vero che i fotogrammi chiave sono quasi sempre ottimi, disegnati con garbo e gusto, come pure alcune soluzioni grafiche per ricreare esternamente lo stato d'animo del protagonista. Gli ambienti esterni e interni hanno delle oscillazioni, ma si mantengono su buoni standard, asettici e realistici.

Proseguirò la visione, ma già sento di consigliarla a chi è interessato al genere e al tema trattato.