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10.0/10
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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Consiglio di leggere questa recensione con “Gate of Steiner” in sottofondo, in quanto l'ho scritta interamente con tale sottofondo nelle cuffiette.

“Tieni duro. Stanno per cominciare le tre settimane più lunghe e importanti della tua vita.”
- Okabe Rintaro.

“Steins;Gate” è una serie TV anime di venticinque episodi realizzata nel 2011, prodotta dallo studio White Fox, basata sull’omonima visual novel concepita da 5pb e Nitroplus.

Da dove cominciare. Probabilmente l’idea migliore è iniziare dal voto, in quanto è ciò che spicca di più: la verità è che sono un patito delle produzioni giapponesi da che ero molto piccolo, all’epoca dell’Anime Night su MTV, e l’unico 10 che abbia mai dato è di proprietà di “Neon Genesis Evangelion”, la serie TV. Nonostante la mole di anime/manga guardati e letti, sono pochi quelli che mi hanno fatto pensare di assegnare tale voto - che per me de facto rappresenta la perfezione assoluta -, forse su tutti solo “Fullmetal Alchemist” e “Cowboy Bebop”. Null’altro, ma neanche questi ultimi due sono riusciti a raggiungere il tanto agognato score perfetto. Fin quando non è arrivato “Steins;Gate”.

Di cosa parla “Steins;Gate”? Tratta le vicende di Okabe Rintaro, un ragazzo di diciotto anni autoproclamatosi scienziato pazzo, proprietario d’un “laboratorio” di gadget futuristici cogestito da due sue amici: l’amica d’infanzia Mayuri Shiina e l’hacker del gruppo, Itaru Hishida - chiamato Daru. La vita di Okabe viene sconvolta quando, a una conferenza sulle macchine del tempo, si imbatte nel cadavere di una giovane donna, Kurisu Makise; e soprattutto nel momento in cui, dopo aver spedito una mail col cellulare, scopre nei giorni successivi non solo che Kurisu è ancora viva, ma anche che la conferenza non s’è mai tenuta. Makise diventerà un membro del laboratorio - che investigherà sui fatti accaduti, cercando di capire in che modo una mail sia stata capace di cambiare il corso degli eventi e scoprendo delle malefatte del SERN, una società ispirata all’esistente CERN.

Okabe è palesemente affetto dal chuunibyou, una sindrome molto comune in Giappone che si manifesta in persone adulte che perdurano atteggiamenti infantili e fantasticano su elementi lontani dalla realtà, come superpoteri. Nel caso del nostro protagonista, la sua forma di chuunibyou non è patologica, ma è recitata: lo stesso Okabe ammette che tutti i suoi voli pindarici sull’Organizzazione e sulle teorie del complotto sono modi per nascondere sé stesso e la sua vita solitaria. È importante sottolineare lo sviluppo non solo di Rintaro, ma di tutti i personaggi della serie, che vengono approfonditi e di cui scopriamo i turbamenti, vedendoli lottare e crescere. Ci tengo infatti a evidenziare come in questo anime nessuno dei secondari sia fine a sé stesso. Tutti hanno un’utilità - anche quei personaggi che apparentemente svolgono solo una funzione di supporto, di circostanza o peggio ancora comica hanno un ruolo ben preciso nella storia.

Abbiamo per esempio Suzuha, membro 008 del laboratorio, una ragazza che si scoprirà soltanto in seguito venire dal futuro, per salvare il mondo; oppure Faris, così soprannominata, membro 007 del laboratorio, un’eccentrica ragazza, fautrice della cultura moe nel setting di Akihabara della serie, sconvolta dalla morte del padre quand’era piccola, e in effetti una delle poche che collabora alle strampalate teorie di Rintaro, generando non pochi momenti esilaranti; e ancora, Ruka, membro 006 del laboratorio, un ragazzo dalle sembianze femminili, che lotta costantemente contro la sua natura da uomo e che desidererebbe essere una donna, anche per poter essere libero di esprimere più liberamente i suoi sentimenti nei confronti di Okabe; Moeka, membro numero 005 del laboratorio, una misteriosa ragazza che entra in contatto con Okabe casualmente ma che si rivelerà essere un importante tassello della trama a causa dei suoi rapporti col SERN; Daru, membro 003, un giovane hacker appassionato della cultura moe, parte integrante di quel poco di comicità fastidiosa presente in tutti gli anime, ma che si rivela un supporto psicologico importante per Okabe nonché un fedele alleato grazie alle sue abilità informatiche; infine, Mayuri, membro 002 del laboratorio, “l’ostaggio di Okabe”, con cui condivide un forte legame. Entrambi soli, anche se per motivi diversi, si sono dati manforte per tutta la vita e, seppur non abbiano gli stessi interessi, tengono l’uno all’altra più di qualsiasi altra cosa. Peraltro proprio Mayuri è protagonista di alcuni dei momenti più drammatici e belli della serie, una persona genuina e speciale, che personalmente ho adorato. Tutti questi personaggi sono secondari, altresì sono parte integrante della storia e ognuno di loro lascia qualcosa allo spettatore.

Il piatto forte nello sviluppo dei personaggi, però, è nei protagonisti. Il membro 004, Kurisu Makise, è con tutta probabilità una delle migliori protagoniste femminili della storia degli anime, un personaggio che definire “tsundere”, come viene spesso etichettata nella serie stessa, sarebbe del tutto ingeneroso nei confronti di una ragazza di cui scopriamo tutti i dolori che provengono dall’essere un genio, l’astio provato dal padre nei suoi riguardi, geloso della sua intelligenza, un padre da cui voleva essere solamente accettata e che le aveva insegnato ad amare la scienza. Makise rappresenta il non-plus-ultra, a mio parere, dei personaggi femminili negli anime, che purtroppo sovente sono alla mercé del becero fanservice e poco altro, soprattutto quando i protagonisti sono maschili e il target dell’opera è shounen. I suoi botta e risposta con Okabe, che la definisce assistente e la soprannomina Christina (freddura sul suo cognome Kurisu + tina), poi, sono poesia pura e tra le scene più divertenti e godibili che abbia mai visto in un anime. Il rapporto stesso che condivide con Rintaro è una pietra miliare: poche volte ho visto una relazione sentimentale gestita così bene in un anime non-shoujo, e invece proprio in “Steins;Gate” c’è un’evoluzione particolare che porta i due a legarsi indissolubilmente e a innamorarsi, in uno sviluppo sentimentale che ho letteralmente adorato e di cui ricordo indelebili alcune scene che mi hanno davvero toccato il cuore.

Ho già accennato a Okabe, ma sarebbe meschino non focalizzarsi sul superlativo character development attorno a lui. Rintaro si nasconde sempre dietro la maschera di Hououin Kyouma, il suo alter-ego scienziato pazzo, ma è in realtà una persona molto fragile, sensibile nei confronti degli altri e soprattutto pronto ad aiutare ogni membro del laboratorio, che considera suo dovere proteggere. Il motivo stesso per cui ha aperto il laboratorio, come rivela a Makise, è stato la speranza di farsi degli amici. Ma la crescita di questo personaggio è pazzesca: se all’inizio abbiamo uno scellerato ragazzo troppo invischiato nei suoi deliri per guardarsi attorno, Okabe, man mano che va avanti, affronta situazioni di qualsiasi tipo e si chiude sempre più in sé stesso, essendo l’unico a possedere il Reading Steiner, abilità da lui così soprannominata che gli consente di attraversare varie linee temporali mantenendo i ricordi delle altre linee. Avrà sempre meno tempo per dedicarsi al suo alter-ego e agli strambi nomi che dà alle sue operazioni, e affronterà più volte la morte di persone care a lui, costringendolo a tornare indietro nel tempo per modificare il corso delle cose. Rintaro è costretto anche a disfare dei desideri precedentemente espressi dagli altri personaggi, pur di risolvere i problemi legati alle linee temporali, ma, anziché farlo e basta, senza preoccuparsi dei loro sentimenti, si confronta sempre con loro e affronta con quelle persone i loro problemi, cercando di aiutarli. Un personaggio dannatamente maturo, che cade, si rialza, mette in discussione sé stesso e la realtà, e finalmente, santiddio finalmente, un uomo con palle, abbastanza da rendersi conto di essere innamorato e di rivelarlo alla persona che ama, e di avere il fottuto coraggio di prenderla e baciarla. Non come la stragrande maggioranza dei protagonisti delle produzioni giapponesi che sono sempre inetti a tal proposito. Okabe è un ragazzo segnato dalle esperienze che ha vissuto, regge il peso del Reading Steiner sulle spalle, tutto da solo, armandosi il più possibile di tenacia e determinazione pur di salvare le persone a lui care, anche se questo significa perdere la capacità di stupirsi, emozionarsi, di fronte a scene tragiche. Uno sviluppo pazzesco che ha arricchito non poco l’esperienza visiva di questo anime.

“Steins;Gate” può inizialmente sembrare banale, i primi episodi sono tutti composti da risate, segmenti comici (di questo ne parlerò tra poco) e momenti che hanno la funzione più che necessaria di conoscere i protagonisti e soprattutto di farli legare tra loro. Man mano che avanza la trama, tutto diventa più cupo, grigio, il drama si intensifica fino a diventare un mix di generi, che rendono questo anime una produzione ricca di contenuti nonché diversificata. A proposito di ciò, sul web mi è capitato di leggere che l’inizio lento sia un minus di questo anime, ma non sono per niente d’accordo. “Inizio lento” è un’espressione idiomatica che serve a indicare un’opera che non riesce a centrare il bersaglio nei primi frangenti, per poi eventualmente recuperare terreno più tardi. In “Steins;Gate” niente è lasciato al caso, e i primi episodi sono delle perle, soprattutto perché sondano per bene il terreno per il passaggio dalla serenità al caos. Un plauso in particolare ai momenti comici: probabilmente chi avrà letto le mie precedenti recensioni lo saprà, ma trovo il comedy giapponese molto blando, a parte rarissime eccezioni (es. “Danshi Kouksei No Nichijou”, piccolo gioiello del campo), e, più che farmi divertire, tende a snervarmi. “Steins;Gate” invece mi strappa sempre una risata in un modo o nell’altro, non utilizza mezzucci da quattro soldi per creare ilarità, e questa comicità è piazzata sempre al posto giusto, al momento giusto, per smorzare i toni drammatici. Kudos davvero.

È un’opera che spazia veramente in tanti argomenti: la solitudine, l’amore, l’amicizia, il disagio sociale, il disagio con sé stessi, l’accettazione personale, i lutti, le incomprensioni famigliari, il non riconoscersi con il nostro sé biologico, l’ossessione morbosa nei confronti di chi ci dà speranza, e potrei anche continuare, ma mi rendo conto di essere prolisso. C’è da dire che per quanto riguarda il drama ha ben pochi rivali, soprattutto se ci riferiamo agli anime degli anni ‘10, cioè della stessa epoca. Alcune scene sono veramente devastanti e piene di emozioni. Per quanto questo anime abbia tutti gli elementi per piacermi - fa infatti della caratterizzazione dei personaggi il suo forte e punta su una trama in cui si salva il mondo intero, argomenti a me molto cari -, è obiettivamente innegabile che sia una produzione di assoluto livello. Anche la soundtrack è magnifica, di cui ho apprezzato in particolare “Gate of Steiner” e “Believe Me”, due tracce al piano davvero belle e azzeccate.
È molto complicato parlare di un'opera che mi ha lasciato così tanto da darle 10, ma ci tenevo a dire la mia, in quanto lo ritengo uno degli anime più completi della storia.

Detto questo, è arrivato il momento di chiudere qui questa recen... *squilla il telefono*
“Sì? L’Organizzazione sta cercando di tracciarmi? Assolutamente. Cominciamo subito con l’Operazione Odino. Vi chiamerò io non appena potrò, se sarò ancora vivo. El. Psy. Kongroo.”