Recensione
Hana-bi - Fiori di fuoco
8.5/10
"Hana-bi" è un film del 1997 diretto e interpretato da Takeshi Kitano. Il suo titolo è stato reso in italiano con la traduzione letterale "Fiori di fuoco", ma è anche l'espressione giapponese che indica i fuochi d'artificio.
Kitano interpreta Nishi Yoshitaka, un poliziotto giapponese dai metodi efficaci ma poco ortodossi, che per una leggerezza provoca la morte e il ferimento di alcuni colleghi, essendo poi costretto a lasciare il lavoro, proprio mentre la moglie è ammalata di leucemia. Per far fronte alle ristrettezze economiche è costretto a ricorrere agli strozzini affiliati ai suoi ex nemici della yakuza, ma quando non riesce più ad onorare i debiti decide di risolvere la situazione a modo suo. D'altronde, i suoi ex colleghi si trovano divisi tra l'amicizia che provano per Nishi e la necessità di far rispettare la legge.
"Hana Bi" s'inserisce nel solco dei film d'azione e di gangster del regista, come "Violent Cop" o "Sonatine", ma mostra una maggiore tendenza all'introspezione: da una violenza molto pesante, per quanto si possa dire che non sia mai gratuita, si passa ad episodi molto poetici, come quelli dell'incontro col collega rimasto paralizzato o della corsa della ragazzina con l'aquilone sulla spiaggia. Non so se si possa considerare il miglior film di Kitano, ma di sicuro è stato il più premiato, avendo conquistato il Leone d'oro alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.
Kitano interpreta Nishi Yoshitaka, un poliziotto giapponese dai metodi efficaci ma poco ortodossi, che per una leggerezza provoca la morte e il ferimento di alcuni colleghi, essendo poi costretto a lasciare il lavoro, proprio mentre la moglie è ammalata di leucemia. Per far fronte alle ristrettezze economiche è costretto a ricorrere agli strozzini affiliati ai suoi ex nemici della yakuza, ma quando non riesce più ad onorare i debiti decide di risolvere la situazione a modo suo. D'altronde, i suoi ex colleghi si trovano divisi tra l'amicizia che provano per Nishi e la necessità di far rispettare la legge.
"Hana Bi" s'inserisce nel solco dei film d'azione e di gangster del regista, come "Violent Cop" o "Sonatine", ma mostra una maggiore tendenza all'introspezione: da una violenza molto pesante, per quanto si possa dire che non sia mai gratuita, si passa ad episodi molto poetici, come quelli dell'incontro col collega rimasto paralizzato o della corsa della ragazzina con l'aquilone sulla spiaggia. Non so se si possa considerare il miglior film di Kitano, ma di sicuro è stato il più premiato, avendo conquistato il Leone d'oro alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.