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Akame ga Kill! è un manga shōnen che riesce subito nell'intento di attirare l'attenzione del lettore attraverso i brutali e sadici scenari narrati all'interno dell'opera, d'altronde si tratta solo del primo dei tanti pregi che caratterizzano la serie scritta da Takahiro e disegnata da Tetsuya Tashiro. Ma partiamo dal principio: Tatsumi è un giovane ragazzo di compagna, il quale insieme ai suoi amici Ieyasu e Sayo, decide di dirigersi nella "Capitale" dell'Impero per fare carriera e riuscire a guadagnare abbastanza denaro da permettere la sopravvivenza del proprio villaggio. Tuttavia le infinite possibilità e lo splendore mostrato dalla Capitale Imperiale non sono altro che una maschera ben costruita, dietro la quale si cela una profonda corruzione e un'atroce malvagità manifestata sia dalla maggior parte dei cittadini che la abitano, sia dai funzionari che la governano.

Coloro che si oppongono a tutta questa ferocia sono un piccolo gruppo di assassini ben addestrati che si fanno chiamare Night Raid, dei quali entra a far parte lo stesso Tatsumi, proprio dopo aver vissuto in prima persona una dimostrazione agghiacciante (tortura e uccisione dei suoi migliori amici) della doppia faccia mostrata dai cittadini della capitale. La trama, già di per sé molto interessante e avvolta nel mistero, è coadiuvata da un'ottima caratterizzazione da parte dei personaggi primari o secondari che siano: a spiccare fra tutti c'è sicuramente la figura del nostro protagonista, il quale all'inizio resta pur sempre legato ai valori e all'umanità che lo definiscono, ma col trascorrere del tempo diventa sempre più consapevole del fatto che per raggiungere i propri obbiettivi e salvare l'impero non può far altro che trasformarsi in un soggetto risoluto, serio e talvolta distaccato dalla vita tranquilla e serena che precedentemente conduceva; non è da meno in questo discorso la figura di Akame, che potrebbe essere definita come l’antitesi di Tatsumi, poiché essendo stata abituata fin da piccola a sopravvivere da sola e con i propri mezzi attraverso un addestramento fuori dall’immaginario, ha una capacità di giudizio e risolutezza tale da non vacillare mai in nessuna situazione le si pone dinanzi, neanche quando si tratta di prendere decisioni sui propri amici o sulla sua amata sorellina.

Tra lei e Tatsumi nasce fin da subito una buona e sincera amicizia, la quale cresce sempre di più durante la lettura dei volumi, e viene sancita dalla promessa di entrambi di non morire in battaglia e di estirpare la malvagità e la corruzione presente nell’impero. Akame è dunque definibile come l’antitesi del protagonista per il semplice fatto che a differenza del primo, è un personaggio avente già una sua caratterizzazione profonda, radicata e che ha raggiunto una maturazione a livello psicologico tale da non avere bisogno di particolari cambiamenti o trasformazioni durante il proseguire della narrazione. Un’altra menzione particolare va devoluta “all’individuo più forte dell’impero” (così come almeno Takahiro scrive sempre nel suo manga): il generale Esdeath. Ritengo sia uno dei personaggi più belli che abbia visto in azione /letto negli ultimi anni… Il genio militare e la follia sono i due attributi che possono caratterizzarla nel migliore dei modi! I due termini utilizzati possono sembrare una contraddizione vera e propria per descrivere un essere umano, tuttavia sono proprio questi due elementi a renderla così speciale.

Possiede una personalità e un’infanzia molto simile a quella di Akame, ma a livello ideologico c’è una differenza abissale: Esdeath, essendo cresciuta in un ambiente ostile, oltre ad avere una facilità disarmante nel prendere decisioni e nell’uccidere chi intralcia i propri piani senza battere ciglio, ritiene che tutti coloro che non riescono a sopravvivere all’avversità non possono essere che classificati come “deboli” (tutto sommato un’idea a livello concettuale molto simile a quella darwiniana della “selezione naturale”); oltretutto è caratterizzata da un’indole sadica e torturatrice soprattutto nei confronti di coloro i quali hanno tradito l’impero. Nel complesso la maggior parte dei personaggi descritti da Takahiro mostrano caratteristiche che si avvicinano più alla follia che al raziocinio (masochismo, sadismo, narcisismo, malvagità, complessi particolari e stravaganti), ma è proprio ciò a rendere l’opera imprevedibile e impossibile da decifrare nella sua interezza. Durante la lettura del manga si ha come la sensazione che in qualsiasi momento possa succedere qualcosa, che gli equilibri siano sempre appesi ad un filo sottilissimo e facile da spezzare… quando parlo di imprevedibilità, faccio riferimento nello specifico anche alla sopravvivenza dei personaggi stessi, buoni o cattivi che siano, i quali, come per la storia, sono sempre appesi ad un filo. Un'altra caratteristica interessante riscontrata nel manga è l’abilità di Takahiro di riuscire a confondere la valenza dei personaggi durante il corso delle vicende, cioè a definirli sotto un’unica matrice, senza utilizzare particolari differenziazioni ad esempio tra “bene” e male”. Ciò significa che così come i buoni anche i cattivi hanno le loro “valide” ragioni per combattere l’esercito rivoluzionario e i Night Raid stessi… voler difendere la propria patria e i cittadini di cui ne fanno parte non credo sia un ideale privo di qualsiasi valore. A mio modo di vedere, l’unica pecca che ho riscontrato all’interno della relazione tra personaggi in generale, è stato il fidanzamento di Tatsumi: magari potrebbe anche trattarsi di un gusto puramente soggettivo, tuttavia ho riscontrato un’esagerata banalità con la quale è stata fondata e supportata la questione. Quando il protagonista ha deciso di accettare la richiesta, almeno interiormente ho percepito come la sensazione che chiunque tra le ragazze dei Night Raid chiedesse al ragazzo di fidanzarsi, avrebbe accettato comunque. Questa mia impressione poi si è mantenuta costante anche durante i volumi conclusivi dell’opera, dove tralasciando qualche scenetta-gag di gelosia messa qua e là, la coppia non è riuscito a trasmettermi nulla a livello emotivo.

Dal manga è stata tratta anche una serie anime, la quale però, arrivata ad un certo punto della storia, prende una piega completamente diversa rispetto al manga. Sinceramente le due opere messe a paragone hanno i loro pro e i loro contro, ma avendo visto e letto entrambe, ritengo superiore e maggiormente esplicativo il manga rispetto all’anime. Sostanzialmente ho trovato i volumi non eccessivamente pesanti e corposi dato che mi è capitato di leggerli per la maggior parte delle volte anche in tarda serata; i disegni sempre piuttosto chiari e facili da interpretare così come le ambientazioni che fanno da cornice e sfondo alla narrazione, per non parlare poi dei combattimenti… davvero realizzati in modo eccezionale! Molto interessante l’idea del mangaka, Tashiro, di aggiungere ogni tanto durante lo scorrere delle pagine, gli “schizzi preparatori” dei personaggi principali della serie. Un plauso va fatto anche a Takahiro, il quale ha cercato sempre di essere il più chiaro possibile durante la stesura della storia, anche per quei caratteri che magari sono comparsi all’interno di un singolo volume, attraverso delle esplicazioni ulteriori a fine manga.

Akame ga Kill! è uno degli shonen più belli realizzati nell’arco degli ultimi anni! Il livello di trama, personaggi, combattimenti e ambientazioni, raggiunge dei livelli altissimi in ogni singola pagina del manga: cinico, incisivo e soprattutto emozionante da leggere.
Il mio voto è 9.

P.S. Alla fine di ogni volume di Akame ga Kill! è presente una collaborazione con i vari manga più importanti pubblicati sulla rivista Gangan Joker. Seppur di poche pagine, la lettura è stata davvero piacevole e divertente, avendo la possibilità di confrontare personaggi di opere e autori diversi.