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“Tokyo Ghoul:Re” è un anime di studio Pierrot che narra le vicende del manga capolavoro di Sui Ishida.
Per un fan sfegatato di quest’opera, lo ammetto, non è facile recensire questo anime. Le motivazioni sono diverse, e in queste righe cercherò di spiegarle nel miglior modo possibile.

Innanzitutto premetto che a me questo anime è complessivamente piaciuto, e già vi vedo davanti agli schermi a inveire e lanciare le peggiori ingiurie al grido di: “No! Questo anime è uno schifo, siamo indignati!”. Ebbene, io non sono indignato, ma da “Tokyo Ghoul” mi aspettavo di più, questo sì.
Inizio dandovi un consiglio spassionato: se non avete letto il manga, state lontani da questa serie! Il numero di episodi è decisamente troppo basso in relazione alla quantità di eventi da raccontare, portando così la serie ad essere piena di tagli, riassunti scarni all’inverosimile e puntate in cui succedono mille cose in brevissimo tempo. Personalmente sono riuscito a godermi la visione solo perché avevo già letto il manga, e quindi riuscivo a mettere in ordine questo turbinio di avvenimenti apparentemente scollegati tra di loro.
Rimanendo in tema, altra problematica la suddivisione degli archi narrativi: principalmente e grossolanamente si può dire che “Re” sia suddiviso in due parti, quella di Haise Sasaki (dal volume 1 a circa il 5 del manga) e quella in cui Kaneki torna in sé e diventa il re con il Sekigan (gli altri undici volumi). Il problema è che studio Pierrot ha deciso di dedicare lo stesso numero di puntate, ovvero dodici, a entrambi gli archi narrativi! Impresa a dir poco impossibile: se per Haise erano sufficienti le dodici puntate, per il resto della storia era assolutamente un’utopia pensare di poter fare una trasposizione esauriente.

Questo è il grosso problema dell’anime di “Tokyo Ghoul:Re”, che invece dal punto di vista tecnico non sfigura. E’ vero, non si tratta del più grande capolavoro dell’animazione, i combattimenti appaiono un po’ statici e sbrigativi, ma le scene sono assolutamente godibili, mentre per quanto riguarda l’OST abbiamo un’opening di ottimo livello e davvero piacevole.
Tra i punti a favore ci sono alcune scene clou del manga che sono state fedelmente riportate e che mi hanno in buona parte soddisfatto.

Per concludere gli do 7, principalmente perché sono un grande amante di questo manga e sono stato contento di vederlo trasformato in anime, ma con una storia così c’erano tutte le potenzialità per fare qualcosa ai livelli di eccellenza de “L’attacco dei giganti”, per citarne uno. Studio Pierrot ha a mio parere condotto i lavori con troppa sufficienza e superficialità, facendo di un manga superlativo un anime semplicemente carino, e soprattutto inaccessibile a chi non possiede nozioni sulla storia.