Recensione
La prima volta che mi è capitato, per caso, di iniziare a guardare “L’ascesa dell’eroe dello scudo” ammetto che mi sono fermato quasi subito, per poi fare altro. Poi, mesi dopo, navigando in rete, mi sono imbattuto in un video dove se ne vedeva qualche spezzone... ok, va bene, sarò schietto fino in fondo: ho visto un personaggio femminile molto carino che in qualche modo mi ricordava Horo di “Spice and Wolf”, e mi sono andato a informare in che anime si trovasse. E così ho ripreso quel che non avevo mai realmente iniziato.
E mi sono rammaricato di averlo così trascurato la prima volta, perché quello che ho visto mi è davvero piaciuto.
Chiariamo subito che chiunque si sarà certo accorto che negli ultimi anni gli isekai hanno avuto molta attenzione e si sono presentati diversi titoli, più o meno validi, con la medesima struttura di base: un tizio viene all’improvviso portato via dal nostro mondo e si ritrova in un universo fantasy dove deve vivere una avventura che però segue anche delle dinamiche da gioco di ruolo, quando non esplicitamente da videogame. Inizialmente il nostro protagonista è di livello basso, e quindi dovrà faticare per iniziare a farsi strada e creare un “party” di alleati che lo possano supportare di area in area nelle sfide incontrate.
Quello che però mi ha colpito è il modo in cui stavolta il protagonista, Naofumi, viene accolto: non solo viene deriso, poiché equipaggiato solo con uno scudo (che da tutti non viene nemmeno considerato un’arma, in quanto adatto solo a difendere), ma viene anzi, nel giro di pochissimo tempo, discriminato, tradito, umiliato, derubato e chi più ne ha più ne metta (e tutto questo, veramente, prima della fine del primo episodio!). Sbattuto e abbandonato a sé stesso in un mondo in cui tutti gli sono ostili a priori, giustamente Naofumi comincia a provare un grande odio. E con questo odio, tutto quell’insieme di intenzioni positive che solitamente contraddistinguono i primi episodi di un classico isekai viene a mancare: il protagonista si ritrova a comportarsi in maniera schiva e aggressiva e, ormai incapace di fidarsi di chiunque attorno a lui, sembra sulla strada del cinismo più totale.
Questo quindi a grandi linee l’inizio. Che inizio! Dopo un paio di episodi avevo già deciso che avrei guardato tutta la serie in breve tempo. Andando avanti, comunque, si avrà un progressivo riallineamento con quello che è la prassi del genere: man mano, risalendo la china, il protagonista ritroverà un po’ di fiducia in sé stesso e negli altri, e anche la sua situazione man mano migliorerà sempre di più. Ammetto che questo finisce inevitabilmente per far perdere un po’ di mordente alla storia, però temo che sia abbastanza inevitabile dover fare anche ottenere dei risultati positivi al protagonista, se lo si vuol fare arrivare vivo alla fine! E comunque alcune delle sue “ripicche” per le cattiverie gratuite subite mi hanno fatto ridere un sacco!
La trama proseguirà con le prossime stagioni, per le quali nutro grande aspettativa (spero di non pentirmene), e per questo all’ultimo episodio presenta ancora diversi buchi e un certo numero di avvenimenti risultano ancora poco chiari, così come le motivazioni di alcuni personaggi... sarà compito del seguito chiarire questi punti, e non mi sento di penalizzare questa stagione per essi. Diciamo che nel complesso la trama si può portare a casa un bell’8, visto che non ci sono mai stati dei momenti in cui avessi avuto voglia di sospendere la visione.
Per quanto riguarda la gestione dei personaggi, sono diviso. Da un lato mi è piaciuto molto come è stata gestita la psicologia del protagonista (in particolare per lo spunto di riflessione che offre all’inizio: trattando male una persona buona e ben disposta nei tuoi confronti, la puoi cambiare profondamente sia nell’animo che nelle intenzioni) e dei personaggi principali con lui (Raphtalia, che è sicuramente diventata uno dei miei personaggi d’animazione preferiti, e Filo, più scontata ma per buone ragioni), dall’altro secondo me è un po’ carente la caratterizzazione di alcuni degli altri soggetti, in particolare degli altri eroi, che secondo me sono decisamente troppo piatti.
Comparto grafico e sonoro sono ottimi: molto belli i disegni (adoro in particolare di design di Raphtalia “adulta”, che del resto, come già detto, è quello che mi ha incuriosito e spinto a vedere la serie), ben fatte le animazioni e apprezzabili le musiche: grintose le sigle d’apertura e rilassanti quelle di chiusura (come è giusto che sia).
E mi sono rammaricato di averlo così trascurato la prima volta, perché quello che ho visto mi è davvero piaciuto.
Chiariamo subito che chiunque si sarà certo accorto che negli ultimi anni gli isekai hanno avuto molta attenzione e si sono presentati diversi titoli, più o meno validi, con la medesima struttura di base: un tizio viene all’improvviso portato via dal nostro mondo e si ritrova in un universo fantasy dove deve vivere una avventura che però segue anche delle dinamiche da gioco di ruolo, quando non esplicitamente da videogame. Inizialmente il nostro protagonista è di livello basso, e quindi dovrà faticare per iniziare a farsi strada e creare un “party” di alleati che lo possano supportare di area in area nelle sfide incontrate.
Quello che però mi ha colpito è il modo in cui stavolta il protagonista, Naofumi, viene accolto: non solo viene deriso, poiché equipaggiato solo con uno scudo (che da tutti non viene nemmeno considerato un’arma, in quanto adatto solo a difendere), ma viene anzi, nel giro di pochissimo tempo, discriminato, tradito, umiliato, derubato e chi più ne ha più ne metta (e tutto questo, veramente, prima della fine del primo episodio!). Sbattuto e abbandonato a sé stesso in un mondo in cui tutti gli sono ostili a priori, giustamente Naofumi comincia a provare un grande odio. E con questo odio, tutto quell’insieme di intenzioni positive che solitamente contraddistinguono i primi episodi di un classico isekai viene a mancare: il protagonista si ritrova a comportarsi in maniera schiva e aggressiva e, ormai incapace di fidarsi di chiunque attorno a lui, sembra sulla strada del cinismo più totale.
Questo quindi a grandi linee l’inizio. Che inizio! Dopo un paio di episodi avevo già deciso che avrei guardato tutta la serie in breve tempo. Andando avanti, comunque, si avrà un progressivo riallineamento con quello che è la prassi del genere: man mano, risalendo la china, il protagonista ritroverà un po’ di fiducia in sé stesso e negli altri, e anche la sua situazione man mano migliorerà sempre di più. Ammetto che questo finisce inevitabilmente per far perdere un po’ di mordente alla storia, però temo che sia abbastanza inevitabile dover fare anche ottenere dei risultati positivi al protagonista, se lo si vuol fare arrivare vivo alla fine! E comunque alcune delle sue “ripicche” per le cattiverie gratuite subite mi hanno fatto ridere un sacco!
La trama proseguirà con le prossime stagioni, per le quali nutro grande aspettativa (spero di non pentirmene), e per questo all’ultimo episodio presenta ancora diversi buchi e un certo numero di avvenimenti risultano ancora poco chiari, così come le motivazioni di alcuni personaggi... sarà compito del seguito chiarire questi punti, e non mi sento di penalizzare questa stagione per essi. Diciamo che nel complesso la trama si può portare a casa un bell’8, visto che non ci sono mai stati dei momenti in cui avessi avuto voglia di sospendere la visione.
Per quanto riguarda la gestione dei personaggi, sono diviso. Da un lato mi è piaciuto molto come è stata gestita la psicologia del protagonista (in particolare per lo spunto di riflessione che offre all’inizio: trattando male una persona buona e ben disposta nei tuoi confronti, la puoi cambiare profondamente sia nell’animo che nelle intenzioni) e dei personaggi principali con lui (Raphtalia, che è sicuramente diventata uno dei miei personaggi d’animazione preferiti, e Filo, più scontata ma per buone ragioni), dall’altro secondo me è un po’ carente la caratterizzazione di alcuni degli altri soggetti, in particolare degli altri eroi, che secondo me sono decisamente troppo piatti.
Comparto grafico e sonoro sono ottimi: molto belli i disegni (adoro in particolare di design di Raphtalia “adulta”, che del resto, come già detto, è quello che mi ha incuriosito e spinto a vedere la serie), ben fatte le animazioni e apprezzabili le musiche: grintose le sigle d’apertura e rilassanti quelle di chiusura (come è giusto che sia).