Recensione
Recensione di MandorlaTostata
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Non essendomi potuta purtroppo avvicinare, causa irreperibilità o costi ormai ingigantiti, alla piú famosa opera di Goseki Kojima e Kazuo Koike "Lone Wolf and Cub" , in principio colpita da trama e disegni, ho optato per Samurai Executioner, edito dalla Goen.
Ambientato nel periodo Edo, in Giappone, Samurai Executioner narra le succosissime vicende di Asaemon Yamada, stimabile ronin saggiatore di spade, più comunemente noto come “il tagliagole” .
Il primo capitolo è ampiamente introduttivo: il padre di Asaemon fa seppoku, implorandolo dolente di fargli da kaishakunin e succedergli nel suo arduo lavoro. Si viene dunque ben presto proiettati nelle tanto varie quanto fruttuose esperienze da lui vissute. Sin dai capitoli iniziali si osserva una totale imparzialità ed umiltà d’animo in Yamada: accetta diligentemente il suo compito in relazione a ciascuna delle restrizioni attribuitegli ed alle sue mansioni, indipendentemente da chi siano i detenuti prossimi alla morte; ribadisce più volte di non essere né un boia né colui che giudica i presunti colpevoli, ma di limitarsi ad eseguirne una corretta e pulita esecuzione nel massimo delle sue capacità fisiche.
Nel progredire della narrazione, dalla certezza di ciascuna morte, sorge sempre spontaneo il dubbio su quali e quanto gravi siano stati i delitti commessi dai condannati che li abbiano costretti a trascinarsi di fronte a una fossa, legati, con un foglio sul volto ed inginocchiati al cospetto del nobile Yamada.
Per quanto si tratti di racconti episodici raramente illustrati in due capitoli di seguito e perlopiù in uno singolo, ci si avvicina progressivamente non solo all' abilità di Yamada, ma al suo pensiero e al suo spirito, ai suoi ricordi d’infanzia (purtroppo limitati al lettore), alla sua discrezione, modestia, sobrietà e rara flessibilità. Man mano emergono anche pochi ma ben caratterizzati e distinti personaggi, a volte anche protagonisti delle vicende, con i quali Yamada pare entrare sempre più in intimità.
Quelli di Samurai Executioner sono racconti pregni di significato, palpabili e mai confusionari, capaci di immergere il lettore nella vera e propria fisicità delle vicende, senza lasciar traccia di dubbi o incomprensioni. Sono racconti maturi, forti e riflessivi, rievocanti l’odio, l’amore, la gelosia, l’invidia, l’avidità, la vendetta, il pentimento e l’incondizionato attaccamento fisico e spirituale alla vita, e come quest’ultima, proprio nel mero istante in cui è in procinto di spegnersi, susciti le ultime modeste suppliche dei condannati. Quanto a ciò, infatti, i detenuti, inermi poiché consci di ciò che li attende, lasciandosi freddare dal magistrale taglio di Asaemon, in un addio alla vita terrena altro non desiderano che essere immortalati in quelle semplici azioni che sempre hanno svolto o che aspiravano a svolgere in un futuro negatogli; suppliche alle quali Yamada acconsente sempre.
Kazuo Koike, con un’accuratissima descrizione, mette totalmente a nudo e a fuoco ciò che era consuetudine del periodo Edo e, immancabilmente, del mestiere del protagonista: le varie differenziazioni sociali, le credenze, le superstizioni, le usanze, i tanti lavori più o meno prestigiosi, umili o meno che fossero, gli attrezzi e le armi, la struttura delle prigioni maschili e femminili, le esecuzioni, gli splendidi paesaggi quasi fotografici soleggiati, ventosi e piovosi, colti fedelmente in ogni stagione. Per non parlare poi di come siano nudamente raffigurati nonché condannati atti come lo stupro, le gravi aggressioni, l’abuso di minori, gli omicidi, i furti, gli incendi dolosi. In perfetta sintonia con ciò, i disegni di Kojima, in alcuni casi più schizzati ma altrettanto efficaci, sono distintivi tanto nelle espressioni del viso e negli sguardi quanto nella dinamicità dei soggetti nel corso di combattimenti o esecuzioni: ogni decapitazione fulminea raffigurata appare infatti quasi tangibile, quasi sonora. I tratti del nero sono nettamente ed ammirabili in ogni tavola, in quelle più dettagliate impiegati mediante fittissimi segni virgolettati volti a delineare rughe di espressione, smorfie particolareggiate o mosse, come a volerne accentuare la durezza e ogni dettaglio.
L'edizione Goen è di buonissima qualità: i volumi, non 10 come indicato ma 14, sono dotati di una meritata sovra copertina per niente fragile; le pagine sono bianchissime. Si nota tuttavia una lieve trasparenza, anche se un po' meno visibile negli ultimi due volumi.
Ambientato nel periodo Edo, in Giappone, Samurai Executioner narra le succosissime vicende di Asaemon Yamada, stimabile ronin saggiatore di spade, più comunemente noto come “il tagliagole” .
Il primo capitolo è ampiamente introduttivo: il padre di Asaemon fa seppoku, implorandolo dolente di fargli da kaishakunin e succedergli nel suo arduo lavoro. Si viene dunque ben presto proiettati nelle tanto varie quanto fruttuose esperienze da lui vissute. Sin dai capitoli iniziali si osserva una totale imparzialità ed umiltà d’animo in Yamada: accetta diligentemente il suo compito in relazione a ciascuna delle restrizioni attribuitegli ed alle sue mansioni, indipendentemente da chi siano i detenuti prossimi alla morte; ribadisce più volte di non essere né un boia né colui che giudica i presunti colpevoli, ma di limitarsi ad eseguirne una corretta e pulita esecuzione nel massimo delle sue capacità fisiche.
Nel progredire della narrazione, dalla certezza di ciascuna morte, sorge sempre spontaneo il dubbio su quali e quanto gravi siano stati i delitti commessi dai condannati che li abbiano costretti a trascinarsi di fronte a una fossa, legati, con un foglio sul volto ed inginocchiati al cospetto del nobile Yamada.
Per quanto si tratti di racconti episodici raramente illustrati in due capitoli di seguito e perlopiù in uno singolo, ci si avvicina progressivamente non solo all' abilità di Yamada, ma al suo pensiero e al suo spirito, ai suoi ricordi d’infanzia (purtroppo limitati al lettore), alla sua discrezione, modestia, sobrietà e rara flessibilità. Man mano emergono anche pochi ma ben caratterizzati e distinti personaggi, a volte anche protagonisti delle vicende, con i quali Yamada pare entrare sempre più in intimità.
Quelli di Samurai Executioner sono racconti pregni di significato, palpabili e mai confusionari, capaci di immergere il lettore nella vera e propria fisicità delle vicende, senza lasciar traccia di dubbi o incomprensioni. Sono racconti maturi, forti e riflessivi, rievocanti l’odio, l’amore, la gelosia, l’invidia, l’avidità, la vendetta, il pentimento e l’incondizionato attaccamento fisico e spirituale alla vita, e come quest’ultima, proprio nel mero istante in cui è in procinto di spegnersi, susciti le ultime modeste suppliche dei condannati. Quanto a ciò, infatti, i detenuti, inermi poiché consci di ciò che li attende, lasciandosi freddare dal magistrale taglio di Asaemon, in un addio alla vita terrena altro non desiderano che essere immortalati in quelle semplici azioni che sempre hanno svolto o che aspiravano a svolgere in un futuro negatogli; suppliche alle quali Yamada acconsente sempre.
Kazuo Koike, con un’accuratissima descrizione, mette totalmente a nudo e a fuoco ciò che era consuetudine del periodo Edo e, immancabilmente, del mestiere del protagonista: le varie differenziazioni sociali, le credenze, le superstizioni, le usanze, i tanti lavori più o meno prestigiosi, umili o meno che fossero, gli attrezzi e le armi, la struttura delle prigioni maschili e femminili, le esecuzioni, gli splendidi paesaggi quasi fotografici soleggiati, ventosi e piovosi, colti fedelmente in ogni stagione. Per non parlare poi di come siano nudamente raffigurati nonché condannati atti come lo stupro, le gravi aggressioni, l’abuso di minori, gli omicidi, i furti, gli incendi dolosi. In perfetta sintonia con ciò, i disegni di Kojima, in alcuni casi più schizzati ma altrettanto efficaci, sono distintivi tanto nelle espressioni del viso e negli sguardi quanto nella dinamicità dei soggetti nel corso di combattimenti o esecuzioni: ogni decapitazione fulminea raffigurata appare infatti quasi tangibile, quasi sonora. I tratti del nero sono nettamente ed ammirabili in ogni tavola, in quelle più dettagliate impiegati mediante fittissimi segni virgolettati volti a delineare rughe di espressione, smorfie particolareggiate o mosse, come a volerne accentuare la durezza e ogni dettaglio.
L'edizione Goen è di buonissima qualità: i volumi, non 10 come indicato ma 14, sono dotati di una meritata sovra copertina per niente fragile; le pagine sono bianchissime. Si nota tuttavia una lieve trasparenza, anche se un po' meno visibile negli ultimi due volumi.