Recensione
Death Note
7.0/10
Il primo manga non si scorda mai!
Voglio dedicare la mia prima recensione al fumetto che mi ha fatto conoscere ed entrare all'interno del mondo meraviglioso della nona arte. Al solo pensiero di me con in mano il primo volume mi riporta la mente a più di dodici anni fa, quando ero ancora un ragazzo che si approcciava a qualcosa di nuovo e affascinante. Un mondo che ai tempi non era così in voga come adesso, eppure se andavi in giro per fumetterie e nominavi "Death Note" tutti sapevano cosa era... tutti sapevano chi erano Kira, L, Ryuk. A quei tempi era un fenomeno vivo, fresco... amato, odiato. Ricordo ancora gli youtubers che ne parlavano e facevano recensioni. I bei vecchi tempi!
Come dite? Boomer di m***a? Può darsi... ma penso che il miglior modo per recensire qualcosa, per esprimere veramente il proprio giudizio su un'opera la formula migliore sia quella di parlare di emozioni.
Nelle mie recensioni inserirò anche dei tecnicismi? Certo, bisogna valutare sia in maniera soggettiva che oggettiva, qualunque cosa. Ma non bisogna mai dimenticarsi delle emozioni, di ciò che proviamo quando leggiamo un manga o un libro, di quando vediamo un film o una serie tv, di quando ammiriamo un quadro o una scultura, eccetera eccetera...
Non parlerò della storia: tutti la conoscono e mi sembra inutile ripeterla.
Continuerei quindi dicendo che "Death Note" rimane ancora oggi uno dei modi migliori con la quale partire, è un ottimo starting point per chiunque voglia avvicinarsi al mondo dei manga. La trama è accattivante sin dai primi capitoli e riesce a rapirti. I disegni di Obata sono molto mainstream e quindi acchiappano subito la curiosità del lettore più giovane. Insomma, è un manga furbo, sa di esserlo e sfrutta questa cosa a proprio vantaggio.
La cosa che più di tutti ha colpito la massa, secondo me, è il tema principale della storia, la domanda cardine che qualunque lettore/spettatore si è chiesto almeno una volta: è giusto uccidere uomini e donne che hanno commesso degli sbagli nella vita? E, se posso aggiungere: se io avessi il potere di farlo, lo utilizzerei?
Non è certamente facile rispondere, anche se penso che ognuno di noi ha il proprio pensiero su questo, ed è proprio questa la furbata. Tutti lo comprano... tutti ne parlano... tutti si confrontano... BOOM!!! Ecco spiegato il mistero della sua fama (che ormai non lo è più tanto).
Passerei ai personaggi principali adesso, Kira ed L. Volente o nolente hanno creato dei canoni sfruttati anche da altri mangaka. Non è difficile trovare un Kira o un L in qualche manga post-Death Note, specialmente se si parla di thriller. Ricordo ancora quando la gente si schierava da una parte o dall'altra, spalleggiando il proprio beniamino. Il problema sta nella gran parte del resto dei personaggi, che risultano abbastanza stereotipati, a tratti antipatici e della quale si poteva anche fare a meno. Menzione d'onore a Mello: forse unico personaggio veramente interessante e sfruttato poco o nulla... peccato.
Il finale abbastanza prevedibile, e ciò non è per forza un male. Almeno Ohba ci ha risparmiato più brodaglia di quanto già non ci ha fatto ingerire, nonostante 12 volumi siano comunque un numero giusto. Onestamente l'ho trovato azzeccato e in linea con il messaggio che gli autori volevano dare, lasciando anche spunti per un dopo (cosa che in questo tipo di opere apprezzo).
Penso di aver parlato abbastanza. Direi che è tempo di tirare le somme:
"Death Note è un'opera d'intrattenimento che fa il suo lavoro e offre spunti di riflessione durante il periodo di lettura, ma che una volta riposto nella libreria l'ultimo volume puoi tranquillamente passare oltre. Consigliato a chiunque voglia cominciare a leggere fumetti e a chi cerca storie mainstream... poi potete passare ad Urasawa."
Voglio dedicare la mia prima recensione al fumetto che mi ha fatto conoscere ed entrare all'interno del mondo meraviglioso della nona arte. Al solo pensiero di me con in mano il primo volume mi riporta la mente a più di dodici anni fa, quando ero ancora un ragazzo che si approcciava a qualcosa di nuovo e affascinante. Un mondo che ai tempi non era così in voga come adesso, eppure se andavi in giro per fumetterie e nominavi "Death Note" tutti sapevano cosa era... tutti sapevano chi erano Kira, L, Ryuk. A quei tempi era un fenomeno vivo, fresco... amato, odiato. Ricordo ancora gli youtubers che ne parlavano e facevano recensioni. I bei vecchi tempi!
Come dite? Boomer di m***a? Può darsi... ma penso che il miglior modo per recensire qualcosa, per esprimere veramente il proprio giudizio su un'opera la formula migliore sia quella di parlare di emozioni.
Nelle mie recensioni inserirò anche dei tecnicismi? Certo, bisogna valutare sia in maniera soggettiva che oggettiva, qualunque cosa. Ma non bisogna mai dimenticarsi delle emozioni, di ciò che proviamo quando leggiamo un manga o un libro, di quando vediamo un film o una serie tv, di quando ammiriamo un quadro o una scultura, eccetera eccetera...
Non parlerò della storia: tutti la conoscono e mi sembra inutile ripeterla.
Continuerei quindi dicendo che "Death Note" rimane ancora oggi uno dei modi migliori con la quale partire, è un ottimo starting point per chiunque voglia avvicinarsi al mondo dei manga. La trama è accattivante sin dai primi capitoli e riesce a rapirti. I disegni di Obata sono molto mainstream e quindi acchiappano subito la curiosità del lettore più giovane. Insomma, è un manga furbo, sa di esserlo e sfrutta questa cosa a proprio vantaggio.
La cosa che più di tutti ha colpito la massa, secondo me, è il tema principale della storia, la domanda cardine che qualunque lettore/spettatore si è chiesto almeno una volta: è giusto uccidere uomini e donne che hanno commesso degli sbagli nella vita? E, se posso aggiungere: se io avessi il potere di farlo, lo utilizzerei?
Non è certamente facile rispondere, anche se penso che ognuno di noi ha il proprio pensiero su questo, ed è proprio questa la furbata. Tutti lo comprano... tutti ne parlano... tutti si confrontano... BOOM!!! Ecco spiegato il mistero della sua fama (che ormai non lo è più tanto).
Passerei ai personaggi principali adesso, Kira ed L. Volente o nolente hanno creato dei canoni sfruttati anche da altri mangaka. Non è difficile trovare un Kira o un L in qualche manga post-Death Note, specialmente se si parla di thriller. Ricordo ancora quando la gente si schierava da una parte o dall'altra, spalleggiando il proprio beniamino. Il problema sta nella gran parte del resto dei personaggi, che risultano abbastanza stereotipati, a tratti antipatici e della quale si poteva anche fare a meno. Menzione d'onore a Mello: forse unico personaggio veramente interessante e sfruttato poco o nulla... peccato.
Il finale abbastanza prevedibile, e ciò non è per forza un male. Almeno Ohba ci ha risparmiato più brodaglia di quanto già non ci ha fatto ingerire, nonostante 12 volumi siano comunque un numero giusto. Onestamente l'ho trovato azzeccato e in linea con il messaggio che gli autori volevano dare, lasciando anche spunti per un dopo (cosa che in questo tipo di opere apprezzo).
Penso di aver parlato abbastanza. Direi che è tempo di tirare le somme:
"Death Note è un'opera d'intrattenimento che fa il suo lavoro e offre spunti di riflessione durante il periodo di lettura, ma che una volta riposto nella libreria l'ultimo volume puoi tranquillamente passare oltre. Consigliato a chiunque voglia cominciare a leggere fumetti e a chi cerca storie mainstream... poi potete passare ad Urasawa."