Recensione
Kageki Shōjo!!
6.5/10
Recensione di Focasaggia
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«Kageki Shōjo!!» è un anime tratto da un manga scritto e disegnato da Kumiko Saiki, che riesce a portare con efficacia, ironia e intelligenza il mondo del teatro sullo schermo.
Ai Narada è una ex idol molto famosa dal carattere apparentemente freddo, sembra che nulla le importi. Iscritta all'accademia Kouka, una scuola femminile d’élite dove è molto difficile accedervi, non è interessata a fare amicizia, eppure sin dal primo giorno l’incontro con Sarasa Watanabe, una ragazza molto esuberante e allegra, la scuoterà dal profondo.
Dietro all'accademia Kouka, dove si perfeziona canto, danza e recitazione, portando le ragazze sul palcoscenico, si nasconde il nome di una compagnia teatrale realmente esistente, la Takarazuka Revue. Per quanto riguarda le similitudini basti pensare che, oltre a essere una compagnia esclusivamente femminile, uno dei loro più grandi successi è la messa in scena de “Le rose di Versailles” di Riyoko Ikeda, opera che sogna di interpretare Sarasa Watanabe.
In un anime che racconta di una compagnia teatrale sono i protagonisti a fare la differenza: le loro storie, le loro realtà, le loro difficoltà riusciranno facilmente a creare la giusta empatia con lo spettatore. Sarasa Watanabe è una ragazza che soffre dei limiti imposti alle ragazze giapponesi. Da piccola interpretava personaggi nel teatro kabuki, ma soffre scoprendo che, crescendo, deve abbandonare quella strada. Il divieto fu imposto dallo shogun Tokugawa Iemitsu nel 1629, per salvaguardare la moralità pubblica. Il divieto fu poi eliminato durante il restauro Meiji, ma le consuetudini sono dure a morire, soprattutto nella mentalità giapponese; a conti fatti l’unico divieto rimasto è quello mentale, il più difficile da superare. Come se non bastasse, la ragazza sogna di interpretare ruoli otokoyaku, ovvero maschili, quasi come vendicarsi del passato.
Ai Narada nasconde un passato doloroso che viene mostrato con cura negli episodi: una delle cose più interessanti della serie è la sua crescita caratteriale, più di tutte ha bisogno di questo ambiente, di quell'amica, di un’amica. Per chi ha sofferto, per chi si sente tradito o abbandonato dagli altri la parola amicizia acquista un significato molto profondo, la sua sofferenza viene resa magnificamente.
Fra gli altri personaggi, degna di nota è la simpatica Ayako Yamada, alle prese con una problematica molto comune nell'ambiente. Le giovani possono contare su vari docenti molto preparati, fra cui spicca Mamoru Andō, franco, schietto: può sembrare crudele, ma, come spesso ripeteranno, vivono in un ambiente duro. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati.
L’anime non segue soltanto competizioni e problemi personali, riesce anche a divertire grazie soprattutto alla diversità caratteriale fra le due protagoniste. Situazioni normali diventano fantasiose e spumeggianti grazie all'innocenza estrema di Watanabe.
Le animazioni sono a cura dello studio Pine Jam (che in precedenza, fra gli altri, ha curato "Gleipnir"), sono fluide, non eccezionali ma adeguate al contesto; i colori sono tenui, fra cui spicca un arcobaleno dai mille colori chiamato Watanabe.
Le doppiatrici rendono bene i loro personaggi, benché in passato abbiano interpretato soprattutto ruoli marginali. Yumiri Hanamori, che presta la voce a Ai Narata, aveva doppiato in precedenza Aiko in "Glepnir" e Kon in "Kemono Jihen". L'opening è l'allegra "Hoshi no Orchestra" di saji, mentre l'ending "Hoshi no Tabibito" è cantata dalle doppiatrici della due protagoniste della serie (Sayaka Senbongi e Yumiri Hanamori).
Il manga, al momento in cui scrivo, è in prosecuzione; dopo una prima parte veloce conclusasi in due volumi, si è deciso di proseguire nella storia. La parte animata riprende la parte iniziale, che risulta la più veloce della storia, terminando al momento giusto. Alcune ipotetiche relazioni non vengono approfondite come dovrebbero, lasciando giusto un leggero retrogusto amaro alla fine della visione, che rimane molto piacevole.
Si consiglia la visione a chiunque cerchi una storia divertente e interessante, con spunti e riflessioni profonde.
Ai Narada è una ex idol molto famosa dal carattere apparentemente freddo, sembra che nulla le importi. Iscritta all'accademia Kouka, una scuola femminile d’élite dove è molto difficile accedervi, non è interessata a fare amicizia, eppure sin dal primo giorno l’incontro con Sarasa Watanabe, una ragazza molto esuberante e allegra, la scuoterà dal profondo.
Dietro all'accademia Kouka, dove si perfeziona canto, danza e recitazione, portando le ragazze sul palcoscenico, si nasconde il nome di una compagnia teatrale realmente esistente, la Takarazuka Revue. Per quanto riguarda le similitudini basti pensare che, oltre a essere una compagnia esclusivamente femminile, uno dei loro più grandi successi è la messa in scena de “Le rose di Versailles” di Riyoko Ikeda, opera che sogna di interpretare Sarasa Watanabe.
In un anime che racconta di una compagnia teatrale sono i protagonisti a fare la differenza: le loro storie, le loro realtà, le loro difficoltà riusciranno facilmente a creare la giusta empatia con lo spettatore. Sarasa Watanabe è una ragazza che soffre dei limiti imposti alle ragazze giapponesi. Da piccola interpretava personaggi nel teatro kabuki, ma soffre scoprendo che, crescendo, deve abbandonare quella strada. Il divieto fu imposto dallo shogun Tokugawa Iemitsu nel 1629, per salvaguardare la moralità pubblica. Il divieto fu poi eliminato durante il restauro Meiji, ma le consuetudini sono dure a morire, soprattutto nella mentalità giapponese; a conti fatti l’unico divieto rimasto è quello mentale, il più difficile da superare. Come se non bastasse, la ragazza sogna di interpretare ruoli otokoyaku, ovvero maschili, quasi come vendicarsi del passato.
Ai Narada nasconde un passato doloroso che viene mostrato con cura negli episodi: una delle cose più interessanti della serie è la sua crescita caratteriale, più di tutte ha bisogno di questo ambiente, di quell'amica, di un’amica. Per chi ha sofferto, per chi si sente tradito o abbandonato dagli altri la parola amicizia acquista un significato molto profondo, la sua sofferenza viene resa magnificamente.
Fra gli altri personaggi, degna di nota è la simpatica Ayako Yamada, alle prese con una problematica molto comune nell'ambiente. Le giovani possono contare su vari docenti molto preparati, fra cui spicca Mamoru Andō, franco, schietto: può sembrare crudele, ma, come spesso ripeteranno, vivono in un ambiente duro. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati.
L’anime non segue soltanto competizioni e problemi personali, riesce anche a divertire grazie soprattutto alla diversità caratteriale fra le due protagoniste. Situazioni normali diventano fantasiose e spumeggianti grazie all'innocenza estrema di Watanabe.
Le animazioni sono a cura dello studio Pine Jam (che in precedenza, fra gli altri, ha curato "Gleipnir"), sono fluide, non eccezionali ma adeguate al contesto; i colori sono tenui, fra cui spicca un arcobaleno dai mille colori chiamato Watanabe.
Le doppiatrici rendono bene i loro personaggi, benché in passato abbiano interpretato soprattutto ruoli marginali. Yumiri Hanamori, che presta la voce a Ai Narata, aveva doppiato in precedenza Aiko in "Glepnir" e Kon in "Kemono Jihen". L'opening è l'allegra "Hoshi no Orchestra" di saji, mentre l'ending "Hoshi no Tabibito" è cantata dalle doppiatrici della due protagoniste della serie (Sayaka Senbongi e Yumiri Hanamori).
Il manga, al momento in cui scrivo, è in prosecuzione; dopo una prima parte veloce conclusasi in due volumi, si è deciso di proseguire nella storia. La parte animata riprende la parte iniziale, che risulta la più veloce della storia, terminando al momento giusto. Alcune ipotetiche relazioni non vengono approfondite come dovrebbero, lasciando giusto un leggero retrogusto amaro alla fine della visione, che rimane molto piacevole.
Si consiglia la visione a chiunque cerchi una storia divertente e interessante, con spunti e riflessioni profonde.