Recensione
Girl from the Other Side
8.5/10
"Girl from the other side", manga di Nagabe, edito da J-Pop è una serie di 11 volumi che nell'impostazione narrativa e grafica, suggerisce le atmosfere di una fiaba dark, dove i toni onirici e surreali prendono forma e sostanza nei disegni suggestivi, dominati dai forti contrasti del bianco e del nero, bilanciati ed equilibrati in maniera tale da conferire gran parte del suo fascino a quest'opera particolarissima, direi unica nel suo genere.
La lettura di questa serie mi ha lasciato forti impressioni, sensazioni a volte indefinite e sentimenti inquietanti, che personalmente non trovo facili da dipanare, e il motivo credo stia nella stessa natura ambigua e misteriosa di quest'opera, che non si presta a facili interpretazioni, e non ha un' unica chiave di lettura.
Per queste motivazioni non credo sia un manga adatto a chiunque, e potrebbe non piacere a tutti, per quanto sia un'opera di forte impatto, affascinante, sorprendente, che nell'insieme mi è piaciuta molto, benché alcuni elementi non mi abbiano pienamente convinto, o forse sono io a non averli compresi.
"La favola della creatura e della bambina che indugiano sul calar della sera, al confine tra il giorno e la notte...", in questa frase sta tutto il reale significato di questa favola oscura, a suo modo bellissima.
Il Maestro e Shiva, i due protagonisti principali di questa fiaba, sono due creature che non potrebbero incontrarsi, diverse ed opposte come il giorno e la notte; una bambina luminosa e innocente che non sembra avere preconcetti o pregiudizi verso nessuno, insieme a una creatura misteriosa e inquietante che pare un demone uscito dall'inferno, un essere in realtà gentile e protettivo che ha per Shiva sincero affetto, quasi come se fosse un padre amorevole.
I toni inquietanti della fiaba sono stemperati dal rapporto dolce e splendido, fatto di quotidianità e piccoli momenti anche buffi e divertenti tra questi due individui, tra una torta bruciata, una ghirlanda di fiori e le definizioni ironiche di 'carboncino' e 'bianchetta'.
Proprio come un demone, Il Maestro è un uomo 'maledetto', che non può neppure sfiorare la piccola Shiva, pena trasformarla in una creatura oscura e nera come lui.
Questo è un manga pieno di dualismi, contrasti netti eppure labili, che richiamano ai concetti essenziali di bene/male, luce/oscurità, vita/morte; c'è l'interno delle mura di villaggi e città dove vivono gli uomini normali che venerano un "dio bianco", un padre celeste che promette protezione dalla maledizione, e l'esterno, oltre la foresta oscura, dove vivono gli estranei, coloro che sono stati colpiti dalla maledizione, e sembrano fare riferimento a un "dio nero", una madre a cui tutto deve essere restituito, che si ricollega alla terra, alla natura e i suoi cicli.
Nagabe inserisce tanti elementi da fonti diverse, miti classici, leggende, richiami a divinità, - perfino Shiva fa riferimento a un dio della religione induista, il dio della distruzione e dell'illusione, e forse non è un caso - e le amalgama tutte insieme, in una maniera tale da creare qualcosa di diverso e sorprendente, che acquista una forma propria e autonoma.
L'autore cosa sta cercando di dirci veramente? Non è facile rispondere a questa domanda, troppi enigmi per un'opera ermetica come poche, nonostante si dipani in maniera lineare e chiara, e lentamente, lungo la narrazione, certi misteri legati al Maestro, il suo doloroso passato da essere umano, la maledizione e da quando essa abbia avuto origine vengano in parte chiariti, mentre altri emergeranno, sulla vera natura di Shiva, non meno misteriosa ed enigmatica del suo oscuro amico.
Il Maestro e Shiva per loro natura, vittime di pregiudizi, vengono braccati, respinti, poi inseguiti dagli uomini, ricercati per ragioni diverse dai cosiddetti "figli del buio", esseri simili al Maestro, almeno in apparenza, custodi di segreti ancestrali che si perdono nella notte dei tempi, sull'origine della vita e il conflitto drammatico che separò luce e tenebre, creando la sofferenza che investe gli uomini e la loro esistenza.
La lettura è coinvolgente, ipnotica, trascina nella storia; Nagabe chiude ogni volume con un elemento di tensione che mantiene alta l'attenzione del lettore, così mi sono trovata a divorare 11 volumi, splendidi nelle illustrazioni spesso senza dialoghi, ricche di simbolismi, di rimandi surreali e inquietanti, ma quando sono arrivata alla fine, mi sono rimaste tante incertezze e dubbi su come dovrei interpretare quello che ho letto e visto.
Luce e oscurità, cosa sono davvero? Bene e male, vita e morte, esistono davvero o sono illusioni?
Viaggiano separati lungo un confine, senza poterlo mai oltrepassare e su questo equilibrio precario si gioca tutta l'esistenza umana, che spesso pretende di negare uno a beneficio dell'altro, ma quando i confini si rompono, il dramma invade la scena.
La fine potrebbe essere vista in un'ottica positiva, ma è solo una delle interpretazioni possibili.
Io mi sono trovata a pensare ad altro: l'uomo risponde alla propria sofferenza, creando le illusioni, unica difesa contro il dolore dell'abbandono e della perdita.
Così è per il Maestro, un essere che ha perso tutto, anche il senso della sua vita, così forse è per Shiva che teme di perdere se stessa, di essere solo "vuoto".
Le ultime tavole di Nagabe mi hanno dato esattamente questa sensazione.
Per il futuro, mi riprometto di rileggere quest'opera, certa che altro mi saprà dire, insieme ad altri lavori di questo autore.
La lettura di questa serie mi ha lasciato forti impressioni, sensazioni a volte indefinite e sentimenti inquietanti, che personalmente non trovo facili da dipanare, e il motivo credo stia nella stessa natura ambigua e misteriosa di quest'opera, che non si presta a facili interpretazioni, e non ha un' unica chiave di lettura.
Per queste motivazioni non credo sia un manga adatto a chiunque, e potrebbe non piacere a tutti, per quanto sia un'opera di forte impatto, affascinante, sorprendente, che nell'insieme mi è piaciuta molto, benché alcuni elementi non mi abbiano pienamente convinto, o forse sono io a non averli compresi.
"La favola della creatura e della bambina che indugiano sul calar della sera, al confine tra il giorno e la notte...", in questa frase sta tutto il reale significato di questa favola oscura, a suo modo bellissima.
Il Maestro e Shiva, i due protagonisti principali di questa fiaba, sono due creature che non potrebbero incontrarsi, diverse ed opposte come il giorno e la notte; una bambina luminosa e innocente che non sembra avere preconcetti o pregiudizi verso nessuno, insieme a una creatura misteriosa e inquietante che pare un demone uscito dall'inferno, un essere in realtà gentile e protettivo che ha per Shiva sincero affetto, quasi come se fosse un padre amorevole.
I toni inquietanti della fiaba sono stemperati dal rapporto dolce e splendido, fatto di quotidianità e piccoli momenti anche buffi e divertenti tra questi due individui, tra una torta bruciata, una ghirlanda di fiori e le definizioni ironiche di 'carboncino' e 'bianchetta'.
Proprio come un demone, Il Maestro è un uomo 'maledetto', che non può neppure sfiorare la piccola Shiva, pena trasformarla in una creatura oscura e nera come lui.
Questo è un manga pieno di dualismi, contrasti netti eppure labili, che richiamano ai concetti essenziali di bene/male, luce/oscurità, vita/morte; c'è l'interno delle mura di villaggi e città dove vivono gli uomini normali che venerano un "dio bianco", un padre celeste che promette protezione dalla maledizione, e l'esterno, oltre la foresta oscura, dove vivono gli estranei, coloro che sono stati colpiti dalla maledizione, e sembrano fare riferimento a un "dio nero", una madre a cui tutto deve essere restituito, che si ricollega alla terra, alla natura e i suoi cicli.
Nagabe inserisce tanti elementi da fonti diverse, miti classici, leggende, richiami a divinità, - perfino Shiva fa riferimento a un dio della religione induista, il dio della distruzione e dell'illusione, e forse non è un caso - e le amalgama tutte insieme, in una maniera tale da creare qualcosa di diverso e sorprendente, che acquista una forma propria e autonoma.
L'autore cosa sta cercando di dirci veramente? Non è facile rispondere a questa domanda, troppi enigmi per un'opera ermetica come poche, nonostante si dipani in maniera lineare e chiara, e lentamente, lungo la narrazione, certi misteri legati al Maestro, il suo doloroso passato da essere umano, la maledizione e da quando essa abbia avuto origine vengano in parte chiariti, mentre altri emergeranno, sulla vera natura di Shiva, non meno misteriosa ed enigmatica del suo oscuro amico.
Il Maestro e Shiva per loro natura, vittime di pregiudizi, vengono braccati, respinti, poi inseguiti dagli uomini, ricercati per ragioni diverse dai cosiddetti "figli del buio", esseri simili al Maestro, almeno in apparenza, custodi di segreti ancestrali che si perdono nella notte dei tempi, sull'origine della vita e il conflitto drammatico che separò luce e tenebre, creando la sofferenza che investe gli uomini e la loro esistenza.
La lettura è coinvolgente, ipnotica, trascina nella storia; Nagabe chiude ogni volume con un elemento di tensione che mantiene alta l'attenzione del lettore, così mi sono trovata a divorare 11 volumi, splendidi nelle illustrazioni spesso senza dialoghi, ricche di simbolismi, di rimandi surreali e inquietanti, ma quando sono arrivata alla fine, mi sono rimaste tante incertezze e dubbi su come dovrei interpretare quello che ho letto e visto.
Luce e oscurità, cosa sono davvero? Bene e male, vita e morte, esistono davvero o sono illusioni?
Viaggiano separati lungo un confine, senza poterlo mai oltrepassare e su questo equilibrio precario si gioca tutta l'esistenza umana, che spesso pretende di negare uno a beneficio dell'altro, ma quando i confini si rompono, il dramma invade la scena.
La fine potrebbe essere vista in un'ottica positiva, ma è solo una delle interpretazioni possibili.
Io mi sono trovata a pensare ad altro: l'uomo risponde alla propria sofferenza, creando le illusioni, unica difesa contro il dolore dell'abbandono e della perdita.
Così è per il Maestro, un essere che ha perso tutto, anche il senso della sua vita, così forse è per Shiva che teme di perdere se stessa, di essere solo "vuoto".
Le ultime tavole di Nagabe mi hanno dato esattamente questa sensazione.
Per il futuro, mi riprometto di rileggere quest'opera, certa che altro mi saprà dire, insieme ad altri lavori di questo autore.