Recensione
Alice in Borderland 2
9.5/10
Recensione di SimoSimo_96
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Ci eravamo lasciati con tante domande, ma una su tutte era la più importante? dunque, è possibile tornare a casa? "Alice in Borderland" aveva catturato mente e cuore dei suoi spettatori regalando loro avvincenti e strampalati giochi mortali che non soltanto mettessero a dura prova i giocatori, ma che permettessero loro di esaltare le proprie qualità individuali. E ce lo eravamo fatti bastare, perché l'adrenalina ricevuta in cambio valeva tutte le ore spese. Ok, tornare a casa è importante, ma non è che dobbiamo tornarci immediatamente, no?
"Alice in Borderland" porta avanti il suo racconto, ripercorrendo il filone con cui ci eravamo lasciati, l'unico a cui fosse possibile aggrapparsi, ovvero le carte da gioco. Il mazzo non è completo, mancano le sfide più difficili da affrontare, ma sembra che forse, tornare a casa possa effettivamente essere una delle opzioni.
Arisu & co. si troveranno a fronteggiare i vari rappresentanti delle figure delle carte, fante, donna e regio di ogni seme. Il primo che appare si direbbe il Re di Picche, uno spietato pistolero al cui game si partecipa senza iscriversi e senza conoscere le regole. Un tremendo massacro si consuma sotto gli occhi degli sfortunati ragazzi, che finiscono col disperdersi nel tentativo di sopravvivere. Su tutti sarà Chishiya a catturarci lo sguardo nel suo solitario percorso, affrontando i game di Quadri mettendo in mostra tutta l'astuzia di cui si è dimostrato sin da subito dotato, caratteristica decisiva che si mescola perfettamente alla sua capacità di manipolare chi gli sta intorno e di mantenere il sangue freddo, di capire, come Arisu nella sua zona di operato, che aver paura di morire è solo il primo passo verso la morte.
Il tutto è accompagnato da una regia meticolosa e maniacalmente attenta ai dettagli, che mescola i preziosi dialoghi e le rocambolesche azioni dei personaggi a sottofondi sonori profondi ed esaltanti, mettendo in mostra eccezionali prove attoriali sul piano degli sguardi e dei toni, sancendo tra l'altro un netto miglioramento rispetto al primo volume del racconto. Nota di merito assoluta anche per i doppiatori di lingua italiana, magistrali, perfetti.
"Alice in Borderland" porta avanti il suo racconto mettendo faccia a faccia i due lati delle medaglie dei personaggi, dando forma a scontri d'ideale che denuderanno di ogni maschera gli sventurati ragazzi, due su tutti, Arisu e Kyuma. Il loro scambio di battute, la disperazione di Arisu che sbatte violentemente contro la forza d'animo del suo imbattibile avversario, ci narra da solo cosa "Alice in Borderland" si è preso la briga di volerci raccontare. Esiste una ragione per vivere? Questa è la domanda che si aggiunge a quella precedente, quasi a voler indicare quanto sia forte il legame che unisce le due risposte, positive o negative che siano, visto che la risposta è diversa per ognuno di noi. Persino Chishiya finisce col dimostrarsi umano, e lo fa a modo suo, giocandosi il tutto per tutto. Arisu e Usagi, fronteggiando la Regina di Picche, dimostreranno che tra vivere e sopravvivere esiste una bella differenza, non che non si sappia, ma ogni tanto fa bene ricordarlo, anche perché non si è altrettanto certi che esista una bella differenza pure tra sopravvivere e morire. Questo triangolo concettuale che unisce vita, morte e sopravvivenza, decostruisce totalmente il semplice, seppur avvincente, gioco al massacro di cui ci eravamo fin qui beati (più o meno), sbattendoci in faccia la dura realtà delle cose, o le dure realtà (?) e troverà la sua consacrazione nel mastodontico game finale. Probabilmente è difficile rendere proprie le emozioni che vivono i personaggi di questa meravigliosa (più o meno) storia, solo perché giocare con la morte non è proprio cosa da tutti i giorni; potendo scegliere, molto meglio una tranquilla passeggiata in una bella giornata di sole, magari in compagnia di chi si ama, no?
"Alice in Borderland" porta avanti il suo racconto, ripercorrendo il filone con cui ci eravamo lasciati, l'unico a cui fosse possibile aggrapparsi, ovvero le carte da gioco. Il mazzo non è completo, mancano le sfide più difficili da affrontare, ma sembra che forse, tornare a casa possa effettivamente essere una delle opzioni.
Arisu & co. si troveranno a fronteggiare i vari rappresentanti delle figure delle carte, fante, donna e regio di ogni seme. Il primo che appare si direbbe il Re di Picche, uno spietato pistolero al cui game si partecipa senza iscriversi e senza conoscere le regole. Un tremendo massacro si consuma sotto gli occhi degli sfortunati ragazzi, che finiscono col disperdersi nel tentativo di sopravvivere. Su tutti sarà Chishiya a catturarci lo sguardo nel suo solitario percorso, affrontando i game di Quadri mettendo in mostra tutta l'astuzia di cui si è dimostrato sin da subito dotato, caratteristica decisiva che si mescola perfettamente alla sua capacità di manipolare chi gli sta intorno e di mantenere il sangue freddo, di capire, come Arisu nella sua zona di operato, che aver paura di morire è solo il primo passo verso la morte.
Il tutto è accompagnato da una regia meticolosa e maniacalmente attenta ai dettagli, che mescola i preziosi dialoghi e le rocambolesche azioni dei personaggi a sottofondi sonori profondi ed esaltanti, mettendo in mostra eccezionali prove attoriali sul piano degli sguardi e dei toni, sancendo tra l'altro un netto miglioramento rispetto al primo volume del racconto. Nota di merito assoluta anche per i doppiatori di lingua italiana, magistrali, perfetti.
"Alice in Borderland" porta avanti il suo racconto mettendo faccia a faccia i due lati delle medaglie dei personaggi, dando forma a scontri d'ideale che denuderanno di ogni maschera gli sventurati ragazzi, due su tutti, Arisu e Kyuma. Il loro scambio di battute, la disperazione di Arisu che sbatte violentemente contro la forza d'animo del suo imbattibile avversario, ci narra da solo cosa "Alice in Borderland" si è preso la briga di volerci raccontare. Esiste una ragione per vivere? Questa è la domanda che si aggiunge a quella precedente, quasi a voler indicare quanto sia forte il legame che unisce le due risposte, positive o negative che siano, visto che la risposta è diversa per ognuno di noi. Persino Chishiya finisce col dimostrarsi umano, e lo fa a modo suo, giocandosi il tutto per tutto. Arisu e Usagi, fronteggiando la Regina di Picche, dimostreranno che tra vivere e sopravvivere esiste una bella differenza, non che non si sappia, ma ogni tanto fa bene ricordarlo, anche perché non si è altrettanto certi che esista una bella differenza pure tra sopravvivere e morire. Questo triangolo concettuale che unisce vita, morte e sopravvivenza, decostruisce totalmente il semplice, seppur avvincente, gioco al massacro di cui ci eravamo fin qui beati (più o meno), sbattendoci in faccia la dura realtà delle cose, o le dure realtà (?) e troverà la sua consacrazione nel mastodontico game finale. Probabilmente è difficile rendere proprie le emozioni che vivono i personaggi di questa meravigliosa (più o meno) storia, solo perché giocare con la morte non è proprio cosa da tutti i giorni; potendo scegliere, molto meglio una tranquilla passeggiata in una bella giornata di sole, magari in compagnia di chi si ama, no?