Recensione
I casi del giovane Kindaichi
8.0/10
Chiunque apprezzi i romanzi gialli alla Sherlock Holmes e Miss Marple, o sia affascinato dalle serie mystery come "La signora in giallo" della compianta Angela Lansbury, non potrà che essere contento dell’arrivo, sulla piattaforma a pagamento Disney+, del Live Action a tema investigativo I casi del giovane Kindaichi.
Ad un occhio attento i casi del giovane studente ed investigatore potrebbero ricordare le gesta del suo più famoso "fratellino" Detective Conan, manga di Gosho Aoyama pubblicato a partire dal 1994, ma le due serie anche se intrinsecamente similari risultano differenti in alcuni aspetti.
I casi del giovane Kindaichi - in originale Kindaichi shounen no jikenbo - è un manga shōnen del 1992, composto da 27 volumi ed edito da Kōdansha, nato dalla penna di Yōzaburō Kanari e Seimaru Amagi (ai testi) e di Fumiya Satō (ai disegni). Partendo da una semplice idea; ovvero quella che il giovane Hajime Kindaichi sia il nipote del famoso detective privato Kōsuke Kindaichi - personaggio dei romanzi di Seishi Yokomizo - che con estrema nonchalance risolve i crimini che, inspiegabilmente, lo circondano.
Il modus operandi della serie è molto semplice e lineare, infatti rispetta in pieno tutti i criteri di un classico romanzo giallo che si rispetti: “l’investigatore” che si ritrova su una scena del crimine, alcune delle quali sono estremamente macabre, che grazie al suo spiccato intelletto, e senso di osservazione, riesce sempre a risolvere i casi consegnando il colpevole alla giustizia.
I casi del giovane Kindaichi, arrivato da noi l’11/01/2023 su Disney+, è solo l’ultimo di una serie di adattamenti Live Action che questa fortunata, ma da noi quasi sconosciuta, serie ha avuto il piacere di ricevere durante il corso degli anni.
Giunta alla sua quinta rappresentazione, questa serie ha avuto sempre una costante, che definirei “da molti gradita”, cioè quella di avere sempre come attore protagonista che interpretava Hajime Kindaichi un giovane idol. Questo onore - ed onere - stavolta è toccato al giovane Shunsuke Michieda, componente del gruppo idol Naniwa Danshi, che anche se giovanissimo risulta essere già un “veterano” nella recitazione - degna di nota, infatti, è la sua interpretazione del giovane Sota Aoki nel drama Kieta Hatsukoi - My Love Mix-Up!, da noi reperibile sulla piattaforma Viki.
A differenza del più celebre Conan Edogawa, Kindaichi risulta - almeno nella interpretazione del bravo Michieda - sicuramente più simpatico, alla mano e meno “perfettino” rispetto al suo fratellino “occhialuto”. La forza di questa serie è sicuramente la spiccata e fresca rappresentazione che Michieda riesce a dare al giovane investigatore (qui lo ammetto sono di parte perché mi diverte proprio vedere le facce che fa Michieda sullo schermo).
Svogliato nello studio ma puro di cuore, Hajime Kindaichi risulta in tutto e per tutto un adolescente tipico dei manga shōnen, che grazie al suo alto QI riesce a risolvere casi che, alle volte, sono davvero ai limiti del fantasioso.
La bellezza di questa serie, infatti, non è tanto lo scoprire chi sia l’assassino, questo lo spettatore riesce a fare subito anche da solo, ma più che altro è il farsi trasportare dai suoi personaggi, carismatici e divertenti, seguendoli nei loro arzigogolati casi per lasciarsi immergere nelle suggestive atmosfere che la serie ci regala.
Con un’ottima regia, realizzata da Syunpei Maruya e Hisashi Kimura, una fotografia curata ed esemplare - che rende al meglio soprattutto nelle scene più tetre e oscure, ma che risulta sempre chiara e d’aiuto allo spettatore nel comprendere cosa sta accadendo in scena, ed infine un ritmo incalzante e trascinante, I casi del giovane Kindaichi riesce con estrema facilità a trasportare lo spettatore nel suo mondo, accompagnandolo caso dopo caso ad un epilogo che epilogo purtroppo non è. Il drama, infatti, composta di 10 episodi, tratta solo alcuni dei vari casi risolti dal giovane detective, che a fine serie si congeda allo spettatore in un finale aperto che lascia un po’di amaro in bocca, perché si avrebbe la voglia di vederne ancora e ancora.
Il cast composto sia da attori veterani quali Ikki Sawamura - che interpreta il detective Isamu Kenmochi - che da giovani attori quali Moka Kamishiraishi e Taisho Iwasaki (anche lui facente parte del gruppo idol Bishōnen) che interpretano rispettivamente Miyuki Nanase, amica di infanzia di Hajime e Ryuta Saki che è un loro compagno di scuola - è sicuramente un’altra forza in più di questa piacevole serie.
È evidente la forte chimica che si è instaurata tra questi quattro personaggi principali: ognuno di loro è protagonista ma anche comprimario, spalla comica ma figura di spicco, che con destrezza si alternano, aiutandosi a vicenda, in questa sorta di danza attoriale che si sussegue puntata dopo puntata.
Tutte le puntate, anche se simili nella forma, funzionano ed intrattengono proprio grazie a questa sorta di “famiglia” che si è venuta a creare sullo schermo, al punto che a fine visione se ne sentirà una terribile mancanza.
Non tutti i casi risultano, purtroppo, ben orchestrati, ma nell’insieme la serie risulta estremamente appagante e ben riuscita. Io personalmente ho apprezzato molto già il primo episodio “Il caso dei sette misteri” che riesce a trasmettere fin da subito che tipo di prodotto vuole essere e che andremo a vedere nel corso delle puntate. Ecco perciò che si susseguono elementi ricorrenti che diventeranno familiari, puntata dopo puntata, come: il “caso” illustrato ad inizio puntata sempre reso in bianco e nero che da' quel guizzo oscuro piacevole, la presentazione dei vari personaggi con tanto di note, i cambi d’atmosfera e musica la quale passa dall’essere allegra e spensierata a cupa, tetra e incalzante, alla risoluzione del caso che sorprende, sempre, ma non nel rivelare chi è il colpevole (che ripeto è molto facile dedurre) bensì nello scoprire sempre che c’era un dettaglio - un elemento - che ci era sfuggito e che risultava invece collegato intrinsecamente al caso.
Menzione d’onore a Disney+ che ci propone questa serie sia in versione originale sottotitolata che doppiata, questo fa intendere quanto abbiamo creduto al progetto. Proprio quest’ultima risulta ben riuscita, godibile e soprattutto credibile. Il lavoro che il cast di doppiatori ha svolto è davvero ottimo e può sicuramente invogliare uno nuovo spettatore, poco avvezzo alla fruizione di prodotti sottotitolati, a visionare questa serie.
In particolare mi sento di lodare il lavoro svolto da Riccardo Puertas Suarez, che presta la sua voce al giovane Kindaichi, risulta estremamente convincente, sempre in parte e mai sopra le righe, riuscendo a far trasparire ottimamente le emozioni che il giovane Michieda propone sullo schermo.
Insomma il Live Action I casi del giovane Kindaichi risulta sicuramente un buon prodotto di intrattenimento, non solo adatto a chi predilige le serie mystery, che regala allo spettatore ore di puro svago per tutta la durata della serie. Non credo, purtroppo, che si farà una seconda stagione, dato che anche le precedenti serie avevano un solo cour, ma forse possiamo sperare in un film per il piccolo schermo - incrociamo le dita - anche perché già mi manca vedere il giovane Kindaichi girarsi a favore di camera per dichiarare che risolverà il caso anche solo per far “onore al nome dell’illustre nonno” che lui ammira tanto.
Ad un occhio attento i casi del giovane studente ed investigatore potrebbero ricordare le gesta del suo più famoso "fratellino" Detective Conan, manga di Gosho Aoyama pubblicato a partire dal 1994, ma le due serie anche se intrinsecamente similari risultano differenti in alcuni aspetti.
I casi del giovane Kindaichi - in originale Kindaichi shounen no jikenbo - è un manga shōnen del 1992, composto da 27 volumi ed edito da Kōdansha, nato dalla penna di Yōzaburō Kanari e Seimaru Amagi (ai testi) e di Fumiya Satō (ai disegni). Partendo da una semplice idea; ovvero quella che il giovane Hajime Kindaichi sia il nipote del famoso detective privato Kōsuke Kindaichi - personaggio dei romanzi di Seishi Yokomizo - che con estrema nonchalance risolve i crimini che, inspiegabilmente, lo circondano.
Il modus operandi della serie è molto semplice e lineare, infatti rispetta in pieno tutti i criteri di un classico romanzo giallo che si rispetti: “l’investigatore” che si ritrova su una scena del crimine, alcune delle quali sono estremamente macabre, che grazie al suo spiccato intelletto, e senso di osservazione, riesce sempre a risolvere i casi consegnando il colpevole alla giustizia.
I casi del giovane Kindaichi, arrivato da noi l’11/01/2023 su Disney+, è solo l’ultimo di una serie di adattamenti Live Action che questa fortunata, ma da noi quasi sconosciuta, serie ha avuto il piacere di ricevere durante il corso degli anni.
Giunta alla sua quinta rappresentazione, questa serie ha avuto sempre una costante, che definirei “da molti gradita”, cioè quella di avere sempre come attore protagonista che interpretava Hajime Kindaichi un giovane idol. Questo onore - ed onere - stavolta è toccato al giovane Shunsuke Michieda, componente del gruppo idol Naniwa Danshi, che anche se giovanissimo risulta essere già un “veterano” nella recitazione - degna di nota, infatti, è la sua interpretazione del giovane Sota Aoki nel drama Kieta Hatsukoi - My Love Mix-Up!, da noi reperibile sulla piattaforma Viki.
A differenza del più celebre Conan Edogawa, Kindaichi risulta - almeno nella interpretazione del bravo Michieda - sicuramente più simpatico, alla mano e meno “perfettino” rispetto al suo fratellino “occhialuto”. La forza di questa serie è sicuramente la spiccata e fresca rappresentazione che Michieda riesce a dare al giovane investigatore (qui lo ammetto sono di parte perché mi diverte proprio vedere le facce che fa Michieda sullo schermo).
Svogliato nello studio ma puro di cuore, Hajime Kindaichi risulta in tutto e per tutto un adolescente tipico dei manga shōnen, che grazie al suo alto QI riesce a risolvere casi che, alle volte, sono davvero ai limiti del fantasioso.
La bellezza di questa serie, infatti, non è tanto lo scoprire chi sia l’assassino, questo lo spettatore riesce a fare subito anche da solo, ma più che altro è il farsi trasportare dai suoi personaggi, carismatici e divertenti, seguendoli nei loro arzigogolati casi per lasciarsi immergere nelle suggestive atmosfere che la serie ci regala.
Con un’ottima regia, realizzata da Syunpei Maruya e Hisashi Kimura, una fotografia curata ed esemplare - che rende al meglio soprattutto nelle scene più tetre e oscure, ma che risulta sempre chiara e d’aiuto allo spettatore nel comprendere cosa sta accadendo in scena, ed infine un ritmo incalzante e trascinante, I casi del giovane Kindaichi riesce con estrema facilità a trasportare lo spettatore nel suo mondo, accompagnandolo caso dopo caso ad un epilogo che epilogo purtroppo non è. Il drama, infatti, composta di 10 episodi, tratta solo alcuni dei vari casi risolti dal giovane detective, che a fine serie si congeda allo spettatore in un finale aperto che lascia un po’di amaro in bocca, perché si avrebbe la voglia di vederne ancora e ancora.
Il cast composto sia da attori veterani quali Ikki Sawamura - che interpreta il detective Isamu Kenmochi - che da giovani attori quali Moka Kamishiraishi e Taisho Iwasaki (anche lui facente parte del gruppo idol Bishōnen) che interpretano rispettivamente Miyuki Nanase, amica di infanzia di Hajime e Ryuta Saki che è un loro compagno di scuola - è sicuramente un’altra forza in più di questa piacevole serie.
È evidente la forte chimica che si è instaurata tra questi quattro personaggi principali: ognuno di loro è protagonista ma anche comprimario, spalla comica ma figura di spicco, che con destrezza si alternano, aiutandosi a vicenda, in questa sorta di danza attoriale che si sussegue puntata dopo puntata.
Tutte le puntate, anche se simili nella forma, funzionano ed intrattengono proprio grazie a questa sorta di “famiglia” che si è venuta a creare sullo schermo, al punto che a fine visione se ne sentirà una terribile mancanza.
Non tutti i casi risultano, purtroppo, ben orchestrati, ma nell’insieme la serie risulta estremamente appagante e ben riuscita. Io personalmente ho apprezzato molto già il primo episodio “Il caso dei sette misteri” che riesce a trasmettere fin da subito che tipo di prodotto vuole essere e che andremo a vedere nel corso delle puntate. Ecco perciò che si susseguono elementi ricorrenti che diventeranno familiari, puntata dopo puntata, come: il “caso” illustrato ad inizio puntata sempre reso in bianco e nero che da' quel guizzo oscuro piacevole, la presentazione dei vari personaggi con tanto di note, i cambi d’atmosfera e musica la quale passa dall’essere allegra e spensierata a cupa, tetra e incalzante, alla risoluzione del caso che sorprende, sempre, ma non nel rivelare chi è il colpevole (che ripeto è molto facile dedurre) bensì nello scoprire sempre che c’era un dettaglio - un elemento - che ci era sfuggito e che risultava invece collegato intrinsecamente al caso.
Menzione d’onore a Disney+ che ci propone questa serie sia in versione originale sottotitolata che doppiata, questo fa intendere quanto abbiamo creduto al progetto. Proprio quest’ultima risulta ben riuscita, godibile e soprattutto credibile. Il lavoro che il cast di doppiatori ha svolto è davvero ottimo e può sicuramente invogliare uno nuovo spettatore, poco avvezzo alla fruizione di prodotti sottotitolati, a visionare questa serie.
In particolare mi sento di lodare il lavoro svolto da Riccardo Puertas Suarez, che presta la sua voce al giovane Kindaichi, risulta estremamente convincente, sempre in parte e mai sopra le righe, riuscendo a far trasparire ottimamente le emozioni che il giovane Michieda propone sullo schermo.
Insomma il Live Action I casi del giovane Kindaichi risulta sicuramente un buon prodotto di intrattenimento, non solo adatto a chi predilige le serie mystery, che regala allo spettatore ore di puro svago per tutta la durata della serie. Non credo, purtroppo, che si farà una seconda stagione, dato che anche le precedenti serie avevano un solo cour, ma forse possiamo sperare in un film per il piccolo schermo - incrociamo le dita - anche perché già mi manca vedere il giovane Kindaichi girarsi a favore di camera per dichiarare che risolverà il caso anche solo per far “onore al nome dell’illustre nonno” che lui ammira tanto.