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La stagione invernale del 2023 non credo verrà ricordata a lungo per la qualità delle serie che ha offerto, anzi, probabilmente resterà nella memoria collettiva più per i problemi avuti da diverse produzioni costrette varie volte a interrompere la trasmissione di una serie (quasi sempre mascherati dietro un comodo ‘CoVid’) che per altro, soprattutto se la produzione di anime in Giappone continuerà con tutte le storture e le difficoltà che presenta tuttora. Eppure, anche dalle nebbie di un inverno buio e tutto sommato non molto freddo, si è presentato quello che io ho considerato, avendo letto il manga da cui è tratto anni prima e avendo accantonato da tempo la possibilità di vederne una trasposizione animata, un piccolo regalo inatteso e insperato, ma decisamente molto gradito.

Il regalo in questione è “Tomo-chan wa Onnanoko!” (lett. “Tomo è una ragazza!”), commedia romantica in tredici episodi che ha per protagonista Tomo Aizawa, ragazza energica e robusta che in epoca pre-politicamente corretto si sarebbe definito il classico maschiaccio, in quanto poco incline ad attuare atteggiamenti e seguire passatempi ‘femminili’ stereotipati; sarebbe una questione di lana caprina, dato che lei vive felicemente la sua realtà, se non fosse che questa natura energica, sportiva e competitiva rende difficoltosa la sua vita romantica, visto che il ragazzo di cui è innamorata, l’amico d’infanzia Junichiro Kubota, finisce per non ricambiarla, tanto che non sembra considerarla neanche una ragazza, essendo cresciuti insieme con l’idea, avuta fino alle scuole medie almeno, che Tomo fosse addirittura un maschio. Da questo incipit prenderanno vita gli sforzi di Tomo per ribadire ed esaltare la sua femminilità nella speranza che il buon Junichiro, detto Jun, cominci a vederla finalmente non solo come una semplice amica ma come una potenziale partner con cui instaurare una relazione.

Una premessa abbastanza semplice quindi: due ragazzi palesemente innamorati, lei già convinta e dichiarata, lui sulla buona strada per fare altrettanto ma bisognoso di una piccola spintarella per rendersi conto dei suoi veri sentimenti, una storia essenziale ma comunque interessante che fa da palcoscenico ai vari personaggi della serie, che, con i loro pregi e difetti, arricchiscono la rappresentazione di una vicenda romantica il giusto, ma anche molto divertente. Merito quindi ai coprotagonisti e comprimari di quest’anime, tra cui spiccano chiaramente le due migliori amiche di Tomo, quella di lunga data Misuzu Gundo e la conoscenza recente Carol Olston; cito loro due non solo perché hanno molto spazio, ma perché con le loro caratteristiche peculiari, dura e cinica la prima, tenera e svampita la seconda, finiscono spesso per rubare la scena alla coppia protagonista, diventando loro stesse una “coppia” alternativa senza nessun connotato romantico ma dal grandissimo potenziale comico. Un pregio della serie poi è che nessuno di questi personaggi è tagliato con l’accetta: per quanto tutti presentino personalità forti e peculiarità caratteriali evidenti, tutti hanno ugualmente lati nascosti, dubbi e timori tipici della loro età, che influenzano sia l’amicizia con Tomo e il rapporto che sta provando a costruire con Jun sia la loro stessa vita romantica, che pure trova spazio quando l’attenzione si sposta dalla vicenda che coinvolge la coppia di protagonisti ‘ufficiali’. Il quadro d’insieme che ci restituisce tutto questo è sicuramente una serie dalla componente romantica banale e ampiamente leggibile (ma, cosa importante, anche completa, elemento rarissimo in serie simili di una sola stagione), per quanto allo stesso tempo intrigante da seguire, ma dalla componente comica vivace e ben riuscita, che è probabilmente il punto di forza dell’anime insieme alle personalità dei suoi personaggi. E, attenzione, ci tengo a ribadire, senza fare eventuali spoiler per chi volesse seguire la serie dopo aver letto questa recensione, senza scadere in una narrazione stereotipata, per cui una ragazza è considerabile tale, o peggio ancora ‘degna di essere tale’, solo quando si veste, si presenta e si comporta in un certo modo: il messaggio di fondo, non proprio rivoluzionario, diciamo, ma essenzialmente giusto, è esattamente l’opposto, ma questo preferisco lasciarlo ovviamente scoprire a chi deciderà di guardare l’anime nella sua interezza.

Anime che dal punto di vista tecnico non si può dire sia un lavoro di particolare bellezza, questo è affermabile senza ipocrisia; prodotto dallo studio Lay-duce e adattato dall’omonimo manga di Fumita Yanagida, “Tomo-chan wa Onnanoko!” è un anime dalla struttura semplice e, per certi versi, fin troppo ricalcata alla natura episodica e frammentata che presenta il manga, uno yonkoma (fumetto a quattro vignette) a pagina unica che per sua natura ben si presta, di solito, a strisce umoristiche estemporanee che non vogliono comporre una storia univoca. Soprattutto all’inizio, quando bisogna anche conoscere meglio i personaggi, ovviamente, si ha la sensazione di seguire una serie di scene comiche improvvisate mancanti di un raccordo che le unisca e faccia godere meglio il racconto, e per quanto sia una sensazione che col tempo e l’abitudine tende naturalmente a sparire, non posso negare che resti l’impressione di un adattamento che si sia limitato al “compitino”, piuttosto che sfruttare magari le potenzialità dell’animazione per offrire una versione di quest’opera che si discosti nettamente dal manga e dai suoi limiti naturali, un po’ come è capitato recentemente a un altro manga yonkoma come “Bocchi the Rock!”, meravigliosamente trasposto in una serie animata molto diversa dal fumetto originale.
Dal punto di vista grafico siamo in una buona media da produzione stagionale, le animazioni semplici ma efficaci tengono sempre botta, pur senza meravigliare mai, i colori saturi restituiscono un’immagine chiara e pulita per quanto abbastanza dozzinale, mentre il character design dei personaggi non incontra particolarmente il mio gusto, non in quanto brutto, sia chiaro, ma perché, per quanto sia riciclato dal manga originale, chiaramente, l’ho trovato troppo omologato al panorama odierno dell’animazione giapponese moderna, preferendo di gran lunga i tratti morbidi e un po’ grezzi che presentava il manga. A riprova di una produzione che, ripeto, è buona ma nella media, c’è anche la colonna sonora, che fa il suo lavoro di accompagnamento senza restare mai particolarmente impressa, mentre un’attenzione maggiore è stata dedicata, come capita spesso, al doppiaggio giapponese, che rappresenta chiaramente la marcia in più di un prodotto altrimenti legato a una pacifica normalità. La voce di Tomo ad esempio è di Sua Esplosività Rie Takahashi, che, dopo aver dato voce a tanti personaggi moe e minuti come Megumin di “Konosuba” o Takagi-san di “Karakai Jozu no Takagi-san”, dimostra qui ancora una volta in più il suo talento con un personaggio opposto dalla voce forte e imponente, ma allo stesso tempo fragile quando la situazione lo richiede; le amiche Misuzu e Carol sono interpretate, rispettivamente, dalla glaciale Rina Hidaka e dalla polivalente Sally Amaki, che, piccola curiosità, essendo nata in America da genitori giapponesi e fluente nell’inglese, doppia lo stesso personaggio anche nella versione americana della serie; il buon Jun infine ha la voce di Kaito Ishikawa, che gli dà la giusta aria minacciosa per il suo aspetto, ma pure bonaria e un po’ fessacchiotta quando si toccano argomenti legati alla sfera intima e romantica che escono dalla sua comfort zone.

Cosa resta in definitiva della visione di “Tomo-chan wa Onnanoko!” è difficile da far capire, se non si entra in empatia e nelle dinamiche che coinvolgono questo gruppo di pochi ma simpatici personaggi; personalmente, ho avuto la fortuna di seguire il manga nella sua breve (ma neanche tanto) vita editoriale e posso dire di essermi affezionato molto e aver seguito con piacere le evoluzioni vissute da questi ragazzi nella loro esperienza, per quanto semplici e banali possano essere. Ho sempre pensato che la natura dei personaggi e la velocità con cui si dipana la storia, insolita per una commedia romantica che spesso gioca con i tira e molla tra i due protagonisti per molto tempo, si prestassero benissimo a una trasposizione animata, per cui ho colto quest’anime, arrivato dopo oltre quattro anni dalla conclusione dell’opera originale, sottolineiamolo, come un regalo inatteso che mi sono goduto appieno, nonostante i suoi difetti e i tagli inevitabili che apportava al manga da cui è tratto. Sono consapevole che chi non ha alle spalle la mia stessa esperienza col fumetto potrebbe trovare esagerati questi apprezzamenti per una vicenda sicuramente carina, romantica e divertente, ma tutto sommato simile a tante altre, però allo stesso tempo sono convinto che i pregi di questa serie possano incontrare i gusti di una larga parte di pubblico appassionata di storie simili e che aggiungerà con piacere “Tomo-chan wa Onnanoko!” alla propria lista di anime visionati, che quindi consiglio di vedere con convinzione, senza remore e timori di sorta.