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“Soffoco davanti alle tavole bianche… sembrano immense, senza fine.
Quando avevo meno di vent’anni, avrei navigato con gioia e spensieratezza tra i fogli…quando ne avevo meno di trenta, sarei stato capace di affrontarle con coraggio… perché anche se allora nessuno mi conosceva ed ero travolto dall’angoscia, riuscivo a incanalare ciò che provavo e a trasformarlo in una spinta creativa. Adesso ho quasi quarant’anni… so cosa si prova quando la propria opera viene capita… e conosco anche le difficoltà e le sofferenze che bisogna sopportare per soddisfare le aspettative altrui. Ciò che è rimasto in me… è un corpo esausto… e qualche soldo sul conto. Ho messo tutte le cose della mia vita… le mie gioie e le mie tristezze, nei miei fumetti… ormai non ho più niente da disegnare. Ormai.. non mi ricordo più perché ho scelto questo mestiere.”

Dopo le escursioni nell’onirico e nel paranormale (“Eroi”, “Dead Dead Demon’s Dededededestruction”) Inio Asano torna a destreggiarsi voluttuosamente nelle sue zone di comfort in spaccati di vita vissuta, tra nichilismo e slice of life, tra prosa e disincanto, siglando un volume unico che è il più intimista e autoreferenziale lavoro del suo vasto corpus opere.

Kaoru Fukasawa è un affermato mangaka il cui successo sta pian pian giungendo al tramonto. Negli ultimi volumi publicati il calo di lettori è stato vertiginoso e Kaouru fissa una pagina bianca che non riesce a riempire essendo in preda al blocco dello scrittore. Il protagonista è solito dilettarsi con giovani prostitute in hotel, unica trasgressione che colora il grigiore della sua monotona vita da fumettista, fin quando un giorno s’innamora di una di loro.

“Reiraku - La Caduta” è un’opera realistica se paragonata ad altri manga che trattano il tema analogo dei fumettisti come “Bakuman” e “Manga Bomber”;
qui i riflettori sono posti fuori dalle luci della ribalta, non si narrano gloriose scalate verso il successo, ma le increspature e gli spigoli dell’animo umano quando viene scalfito dall’incedere inesorabile della vita.
Kaoru, mangaka trentottenne tormentato e alter ego di Inio Asano, percepisce di non avere più la stessa travolgente forza creativa di quando era più giovane, e questo lo deprime.
Il rapporto con la moglie è in realtà un legame di facciata che nasconde incomunicabilità e paura di restare soli, quei matrimoni di comodo di cui non tutti hanno il coraggio di parlare. Affiorano i rimpianti, i ricordi di un amore d’infanzia lasciato andare forse troppo passivamente, gli echi di una felicità ormai smarrita tra le pieghe del tempo, e la vita è in gran parte conseguenza delle proprie scelte.
È giusto sacrificare tutto il resto per inseguire un sogno?
Che colore ha il buio quando si spengono i riflettori e si resta soli?
Asano ha sempre utilizzato i suoi fumetti a scopo catartico e terapeutico, ed in questo volume è più che mai evidente.
Il sensei si autoanalizza con estremo cinismo, mettendosi a nudo con l’intento di comprendersi meglio.
Emergono le ombre e le insicurezze di un autore spesso soffocato dal peso delle aspettative generate, in continuo contrasto tra l’essere e il sembrare, tra il realizzarsi e il soddisfare gli altri, tra il concepire l’opera che vuole e il realizzare quella che gli altri si aspettano da lui, in un viscoso limbo di logoranti dubbi.

Il disegno è straordinario. Il tratto dell’autore è estremamente pulito, realistico ma mai asettico, con quelle linee morbide e dolci che donano alle illustrazioni la sua inconfondibile firma. La regia delle tavole è virtuosa e cinematografica, con diverse inquadrature in campo lungo che vedono l’ambiente dominante, immergendoci al solito nel fotorealismo degli sfondi.
Le primissime pagine a colori, con la sciarpa arcobaleno della ragazza, rimangono impresse nella galleria immagini della memoria per quanto belle.

Inio Asano è indubbiamente uno dei mangaka più importanti del nuovo millennio,
ma il suo stile anticonvenzionale e riflessivo, sempre alla ricerca della profondità contenutistica, può risultare indigesto a chi cerca da un manga semplice intrattenimento fumettistico, senza voler essere invaso da dubbi amletici post lettura.
In “Reiraku - La Caduta” l’esercizio di autoanalisi si spinge ai massimi storici, e il rischio di porre alcuni lettori dinnanzi a bivi morali di fronte ai quali non vorrebbero trovarsi va a discapito della vendibilità del prodotto. Problema che l’autore aveva risolto con la sua ultima virata verso l’onirismo e il sovrannaturale, che era un po’ un ritorno a le origini de “La città della luce”, fattori che arricchivano d’imprevedibilità i contesti narrativi, rendendo più fruibile e meno “invasiva” una retorica nichilista che andava via via appesantendosi con il passare dell’età, espedienti accantonati in questa sua ultima fatica.
Il risultato è un fumetto che non convertirà certo i detrattori del sensei, né aggiungerà grossi spunti riflessivi a chi ha già navigato in lungo e in largo nel suo pantheon opere,
ma che si rivelerà capace di decentrare la metanarrativa in una branca meno romanzata, incanalandola in un sentiero realistico e per lunghi tratti disfattista, (percorso in cui proseguirà Fujimoto con “Look Back”) confermando un’inarrivabile capacità analitica dell’essere umano.
Una discesa introspettiva e dolorosa, da un paradiso artificiale agli inferi della solitudine, dove uno dei grandi maestri del fumetto ci conduce per mano fino all’ultimo frammento di buio.

“Finché continuerai a disegnare… e non abbandonerai il sogno di diventare mangaka… ferirai di continuo chi ti sta accanto… e sarai solo fino alla tua morte. Perché tu… credi che i fumetti siano le persone più importanti al mondo”