Recensione
I casi del giovane Kindaichi
7.0/10
Nel corso del 2022 Disney aveva più volte annunciato una distribuzione internazionale di prodotti giapponesi, sia anime che drama, i quali però non sono mai approdati al di fuori dell'Asia. Con immenso stupore, a metà gennaio vengono rilasciate sulla piattaforma streaming Disney+ alcune delle serie annunciate l’anno precedente, oltre qualche nuova sorpresa, e, tra l’altro, alcune già doppiate! È proprio il caso, questo, di Kindaichi Shounen no Jikenbo, tradotto sulla piattaforma con I casi del giovane Kindaichi, e conosciuto più semplicemente come Kindaichi.
Il manga prende forma dalle mani di Youzaburou Kanari, Seimaru Amagi e Fumiya Satō nel lontano 1992. La serie, mai giunta in Italia, può vantare in patria un grande seguito. Questo ha portato negli anni non solo alla realizzazione di diversi sequel e spin-off del manga, ma anche a una lunga tradizione di adattamenti drama, che dal 1995 ad oggi consta di ben 12 produzioni. Di tutto ciò, quello che è approdato su Disney+ è solo la quinta e ultima stagione della serie drama.
La storia segue un ragazzo liceale con uno spiccato senso investigativo, che si ritrova a dover risolvere astrusi casi di omicidio, ovunque lui metta piede. Lo sviluppo della serie, quindi, si basa proprio su questa dinamica episodica, ben nota a chi è appassionato fruitore di gialli, e che affiancano Kindaichi a detective più famosi sul nostro territorio, provenienti sempre dal Sol levante, come Detective Conan.
Personalmente, non sono mai stata una grande fan di anime e serie tv con poca trama orizzontale, i cui protagonisti portano sfortuna a quelli con cui si trovano a condividere anche una semplice vacanza, che siano esse storie di stampo orientale od occidentale. Per Kindaichi è stato parzialmente diverso in quanto la possibilità di vedere in streaming tutti gli episodi, rilasciati in unica tranche, mi ha permesso di non perdermi sviluppi della trama orizzontale che si percepiscono, anche se sono minimi, potendo in questo modo provare più empatia e affinità con i personaggi.
Gli episodi si susseguono con un ritmo incalzante e divertente che riesce a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, alcuni sono anche farciti di curiosità e approfondimenti storici; certamente più intensi e elaborati risultano le indagini che si dipanano su due episodi consecutivi.
La risoluzione dei casi è assai complessa, e più si procede con l’avanzare degli episodi, più questa complessità si acuisce, anche se per lo spettatore è in realtà semplice arrivare alla verità sull’assassino: il bello, insomma, è proprio cercare di capire gli stratagemmi usati dal colpevole per commettere il delitto.
Mentre la regia riesce a dare uno sguardo centrato e coinvolgente, la sceneggiatura alcune volte si perde in minuzie che, purtroppo, fanno stonare il modo in cui si arriva alla risoluzione del delitto: alcuni dettagli non risultano in linea con quanto accade o con ciò che viene spiegato dal giovane detective. Minuzie che ahimè si notano e una maggiore cura del dettaglio, avrebbe reso il tutto più coerente e fluido.
Le interpretazioni degli attori sono convincenti, mai nodose né impacciate, e creano subito empatia. Su tutti spicca il protagonista interpretato da Shunsuke Michieda che, diventato celebre per aver interpretato Aoki in Kieta Hatsukoi - My Love Mix-Up!, raccoglie un’eredità importante in quanto nelle produzioni precedenti il giovane Kindaichi è stato interpretato da Jun Matsumoto, amatissimo esponente del famosissimo gruppo idol degli Arashi, e successivamente da Ryosuke Yamada, anche lui idol del gruppo Hey! Say! JUMP, famoso per aver vestito i panni di Edward Elric nei tre adattamenti live-action di Fullmetal Alchemist. Michieda prende il testimone e si fa grande sullo schermo, rilasciando tutta la sua capacità emotiva ed espressiva, anche se con qualche nota ancora acerba dovuta alla sua giovanissima età.
La sinergia tra i personaggi è cardinale per la riuscita della serie e al fianco di Kindaichi troviamo: la sua amica d'infanzia Moka Kamishiraishi, interpretata da Miyuki Nanase (voce di Kun nel film d’animazione Mirai di Mamoru Hosoda) tenera e determinata, per niente spaventata da tutti i cadaveri che si ritrova davanti, ma sempre pronta a seguire il suo amato amico; il divertente e impacciato Detective Isamu Kenmochi, interpretato da Ikki Sawamura (13 Assassini), che senza Kindaichi sarebbe stato licenziato da molto tempo; in fine il cameraman amatoriale Ryuta Saki interpretato dal giovane idol Taisho Iwasaki, che segue sempre Kindaichi con una camera in mano, riprendendo ogni cosa, e che spesso si rivela fondamentale per la scoperta di dettagli essenziali che portano all’assassino.
Se gli attori giapponesi quindi fanno un eccellente lavoro interpretativo, lo stesso si può dire dei doppiatori italiani chiamati a prestare la voce per i personaggi. Su Kindaichi, spicca un giovane Riccardo Puertas Suarez, centrato e calibrato. Veronica Benassi, Andrea Lavagnino, Mattia Fabiano, voci già note, fanno un altrettanto ottimo lavoro sui personaggi a loro assegnati. Per ogni episodio poi, ci sono diversi doppiatori che si affiancano al quartetto principale e anche su di loro non si notano particolari sbavature. L’adattamento, affidato alla direzione di Giulia Nofri per lo studio SDI Media, invece soffre di qualche problema di scorrevolezza; la traduzione alcune volte risulta purtroppo del tutto errata rispetto all’originale. È una problematica che però si riscontra solo nella versione doppiata, perché in quella con i sottotitoli il testo rimane fedele all’originale. Con una maggiore cura nella revisione dei testi adattati, il doppiaggio sarebbe stato più apprezzato.
Una nota tutt’altro che scontata sono le musiche create da Akira Mitake, Tatsuhiko Saiki e Shū Kanematsu che sottolineano in modo impeccabile i momenti più importanti, innalzano l’attenzione di chi guarda, accompagnandoli durante il momento di massima attenzione. La sigla iniziale "The Answer", cantata dal gruppo di idol Naniwa Danshi di cui Michieda è membro, rimane in testa a lungo con la melodia un po’ rock, mentre il testo, scritto appositamente per la serie, sottolinea l’importanza di trovare sempre la verità e di non arrendersi alle apparenze.
I casi del giovane Kindaichi è pertanto un drama fresco e leggero, non troppo cervellotico, e dona una buona dose di intrattenimento e divertimento amplificato dalla freschezza di Shunsuke Michieda nei panni del protagonista. Il doppiaggio può avvicinare alla visione chi è ancora poco abbuiato alla recitazione giapponese o chi non ha voglia di seguire i sottotitoli, comunque rimane lodevole l’iniziativa inaspettata da parte di Disney+.
Voto complessivo: 70
Il manga prende forma dalle mani di Youzaburou Kanari, Seimaru Amagi e Fumiya Satō nel lontano 1992. La serie, mai giunta in Italia, può vantare in patria un grande seguito. Questo ha portato negli anni non solo alla realizzazione di diversi sequel e spin-off del manga, ma anche a una lunga tradizione di adattamenti drama, che dal 1995 ad oggi consta di ben 12 produzioni. Di tutto ciò, quello che è approdato su Disney+ è solo la quinta e ultima stagione della serie drama.
La storia segue un ragazzo liceale con uno spiccato senso investigativo, che si ritrova a dover risolvere astrusi casi di omicidio, ovunque lui metta piede. Lo sviluppo della serie, quindi, si basa proprio su questa dinamica episodica, ben nota a chi è appassionato fruitore di gialli, e che affiancano Kindaichi a detective più famosi sul nostro territorio, provenienti sempre dal Sol levante, come Detective Conan.
Personalmente, non sono mai stata una grande fan di anime e serie tv con poca trama orizzontale, i cui protagonisti portano sfortuna a quelli con cui si trovano a condividere anche una semplice vacanza, che siano esse storie di stampo orientale od occidentale. Per Kindaichi è stato parzialmente diverso in quanto la possibilità di vedere in streaming tutti gli episodi, rilasciati in unica tranche, mi ha permesso di non perdermi sviluppi della trama orizzontale che si percepiscono, anche se sono minimi, potendo in questo modo provare più empatia e affinità con i personaggi.
Gli episodi si susseguono con un ritmo incalzante e divertente che riesce a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, alcuni sono anche farciti di curiosità e approfondimenti storici; certamente più intensi e elaborati risultano le indagini che si dipanano su due episodi consecutivi.
La risoluzione dei casi è assai complessa, e più si procede con l’avanzare degli episodi, più questa complessità si acuisce, anche se per lo spettatore è in realtà semplice arrivare alla verità sull’assassino: il bello, insomma, è proprio cercare di capire gli stratagemmi usati dal colpevole per commettere il delitto.
Mentre la regia riesce a dare uno sguardo centrato e coinvolgente, la sceneggiatura alcune volte si perde in minuzie che, purtroppo, fanno stonare il modo in cui si arriva alla risoluzione del delitto: alcuni dettagli non risultano in linea con quanto accade o con ciò che viene spiegato dal giovane detective. Minuzie che ahimè si notano e una maggiore cura del dettaglio, avrebbe reso il tutto più coerente e fluido.
Le interpretazioni degli attori sono convincenti, mai nodose né impacciate, e creano subito empatia. Su tutti spicca il protagonista interpretato da Shunsuke Michieda che, diventato celebre per aver interpretato Aoki in Kieta Hatsukoi - My Love Mix-Up!, raccoglie un’eredità importante in quanto nelle produzioni precedenti il giovane Kindaichi è stato interpretato da Jun Matsumoto, amatissimo esponente del famosissimo gruppo idol degli Arashi, e successivamente da Ryosuke Yamada, anche lui idol del gruppo Hey! Say! JUMP, famoso per aver vestito i panni di Edward Elric nei tre adattamenti live-action di Fullmetal Alchemist. Michieda prende il testimone e si fa grande sullo schermo, rilasciando tutta la sua capacità emotiva ed espressiva, anche se con qualche nota ancora acerba dovuta alla sua giovanissima età.
La sinergia tra i personaggi è cardinale per la riuscita della serie e al fianco di Kindaichi troviamo: la sua amica d'infanzia Moka Kamishiraishi, interpretata da Miyuki Nanase (voce di Kun nel film d’animazione Mirai di Mamoru Hosoda) tenera e determinata, per niente spaventata da tutti i cadaveri che si ritrova davanti, ma sempre pronta a seguire il suo amato amico; il divertente e impacciato Detective Isamu Kenmochi, interpretato da Ikki Sawamura (13 Assassini), che senza Kindaichi sarebbe stato licenziato da molto tempo; in fine il cameraman amatoriale Ryuta Saki interpretato dal giovane idol Taisho Iwasaki, che segue sempre Kindaichi con una camera in mano, riprendendo ogni cosa, e che spesso si rivela fondamentale per la scoperta di dettagli essenziali che portano all’assassino.
Se gli attori giapponesi quindi fanno un eccellente lavoro interpretativo, lo stesso si può dire dei doppiatori italiani chiamati a prestare la voce per i personaggi. Su Kindaichi, spicca un giovane Riccardo Puertas Suarez, centrato e calibrato. Veronica Benassi, Andrea Lavagnino, Mattia Fabiano, voci già note, fanno un altrettanto ottimo lavoro sui personaggi a loro assegnati. Per ogni episodio poi, ci sono diversi doppiatori che si affiancano al quartetto principale e anche su di loro non si notano particolari sbavature. L’adattamento, affidato alla direzione di Giulia Nofri per lo studio SDI Media, invece soffre di qualche problema di scorrevolezza; la traduzione alcune volte risulta purtroppo del tutto errata rispetto all’originale. È una problematica che però si riscontra solo nella versione doppiata, perché in quella con i sottotitoli il testo rimane fedele all’originale. Con una maggiore cura nella revisione dei testi adattati, il doppiaggio sarebbe stato più apprezzato.
Una nota tutt’altro che scontata sono le musiche create da Akira Mitake, Tatsuhiko Saiki e Shū Kanematsu che sottolineano in modo impeccabile i momenti più importanti, innalzano l’attenzione di chi guarda, accompagnandoli durante il momento di massima attenzione. La sigla iniziale "The Answer", cantata dal gruppo di idol Naniwa Danshi di cui Michieda è membro, rimane in testa a lungo con la melodia un po’ rock, mentre il testo, scritto appositamente per la serie, sottolinea l’importanza di trovare sempre la verità e di non arrendersi alle apparenze.
I casi del giovane Kindaichi è pertanto un drama fresco e leggero, non troppo cervellotico, e dona una buona dose di intrattenimento e divertimento amplificato dalla freschezza di Shunsuke Michieda nei panni del protagonista. Il doppiaggio può avvicinare alla visione chi è ancora poco abbuiato alla recitazione giapponese o chi non ha voglia di seguire i sottotitoli, comunque rimane lodevole l’iniziativa inaspettata da parte di Disney+.
Voto complessivo: 70