logo GamerClick.it

-

Con “Dragon Ball GT” ci troviamo, indubbiamente, dinanzi alla saga più controversa facente parte del mondo della famosissima opera partorita dalla mente del maestro Akira Toriyama; caratterizzata da alti e bassi clamorosi e stravolgimenti di narrazione che, fin lì, non eravamo soliti trovare nelle due serie che lo hanno preceduto. Poche opere nella storia dell’animazione sono state in grado, a parer mio, di spaccare così nettamente il pubblico; odiato a morte o amato alla follia. Io personalmente, da bambino, non riuscii a farmi andare giù questa serie. Sarà stato che già all’epoca ero un nostalgico, e quindi dopo aver amato alla follia la prima serie storica e di conseguenza la serie Z, questo GT mi aveva rigirato troppo le carte in tavola; il protagonista che torna bambino e personaggi fin lì principali declassati a secondari o addirittura a comparse. Ecco, queste e altre tematiche, avevano reso questa serie talmente ostica ai miei occhi al punto da odiare, quasi, l’opera in questione.
Ovviamente poi il tempo è passato, si inizia a ragionare con altri parametri e con occhio più “adulto” si riescono ad analizzare quelli che sono i pregi e i difetti di ogni opera che passa sotto il nostro naso. Tutto ciò è stato reso più semplice da quando a questo benedetto Dragon Ball GT, è stata accostata la parola che ormai lo ha battezzato, mi sto riferendo alla “canonicità”. Devo essere sincero, prima di sentire questa parola in ogni dove accostata alle opere di Toriyama, non avevo idea di cosa significasse, quindi grazie. E dunque, una volta ufficializzata la non canonicità, appunto, dell’opera con l’uscita di “Super”, accettare, tollerare, sopportare o come volete voi, Dragon Ball GT è diventato molto più semplice; si può guardare con serenità e spensieratezza come se fosse un opera a sé, come se fosse un “what if”. Nonostante, vorrei sottolineare, a distanza di anni, alcune scelte adottate per la serie più giovane di Dragon Ball, ovvero “super” (poco fa citata), mi fanno rimpiangere il GT, ma questo è un altro discorso in cui non è il caso di addentrarsi.
Allora, dopo questa doverosa premessa, proviamo ad analizzare nel dettaglio cos'è che i produttori, sotto la supervisione di Akira Toriyama, hanno saputo regalarci (ormai tanto, tanto tempo fa).

Non adoro soffermarmi sulla trama delle opere, soprattutto se ci troviamo dinanzi a prodotti conosciuti anche dai muri, quindi mi limiterò ad analizzare quelli che, a mio parere, sono un po’ i punti chiave.
Sicuramente inizierei dalla scelta di far tornare Goku bambino; scelta coraggiosa, apprezzata da pochissimi, ma che in realtà, a distanza di anni, non trovo del tutto da buttar via. I poteri del protagonista erano diventati forse ingestibili (forse, dato che con “Super” la tematica dei poteri di combattimento è andata del tutto a farsi benedire, creando incongruenze clamorose). La scelta dunque di rimpicciolire il caro Goku è stato un po’ un pretesto per ridimensionare il personaggio, per renderlo più affine alle avventure che da lì a poco sarebbe andato ad affrontare e, soprattutto, renderlo compatibile con i due compagni con il quale formerà l’iconico trio, ovvero Thrunks e Pan.
Un altro punto da prendere in considerazione è appunto la scelta dei protagonisti. Thrunks e Pan che infatti diventeranno i mattatori della serie, portando personaggi del calibro di Vegeta, Gohan o Piccolo a fare da contorno alla serie, con vari avvenimenti presenti maggiormente nella seconda metà dell’opera; anche qui, la scelta è stata quella che è stata, ma a ragionarci oggi, vedere per l’ennesima volta i soliti personaggi passarsi la palla per salvare il mondo sarebbe potuta essere un’arma a doppio taglio, capace di rendere ridondante quella che è stata una serie creata appositamente per rigirare i vari personaggi fin lì comparsi sui nostri schermi, creando una sorta di ricambio generazionale. A mio parere, la scelta era giusta, anche se poi il modo in cui sono andati a svilupparsi gli eventi è diventato presto piatto e spesso privo di quelle emozioni a cui il mondo di Dragon Ball ci aveva abituato.
A voler sopperire a queste mancanze, ci hanno pensato le “solite trovate”, se così vogliamo chiamarle, per poter regalare dei momenti iconici che sarebbero rimasti impressi nelle menti dei fan; mi sto ovviamente riferendo alle trasformazioni e alle fusioni. Nello specifico Goku e Vegeta di quarto livello e il potentissimo Gogeta. Probabilmente, quella manciata di episodi che hanno visto come protagonisti questi ultimi, hanno fatto dimenticare ai fan tutte le sciocchezze e scelte di dubbio gusto che fino a quel momento Dragon Ball GT ci aveva regalato. Ovviamente, inutile dire che sono riusciti nel loro intento, ad oggi, nonostante le altre ottomila trasformazioni ideate nel corso degli anni, quella del super sayan di quarto livello rimane tra le più amate di sempre.
L’ultimo punto, dal punto di vista narrativo, che vorrei prendere in considerazione, è probabilmente una delle pochissime note positive all’interno dell’anime: il finale.
Dopo Dragon Ball e Dragon Ball Z, GT è stato l’unico arco narrativo in grado di chiudere il viaggio dei nostri eroi, in particolare quello di Goku. Difatti non fatico a reputare il finale di questa saga il più adatto; l’anime è nato grazie alla legenda delle sfere del drago e del drago Shenron; sono dunque riusciti intelligentemente a tornare alle origini donando allo spettatore delle scene dal forte impatto emotivo, emozionando appunto tutti coloro che si sono fatti accompagnare lungo tutto il viaggio; in attesa di un finale “canonico”, se mai c’è ne sarà uno vero e proprio, il finale di GT è probabilmente il finale che la serie meritava.

Pochissime parole sul lato tecnico.
Character design che, seppur non sempre insufficiente, troppe volte risulta frettoloso e piatto, privo dunque di dettagli fondamentali a rendere la visione più fluida e piacevole; penalizzato forse un po’ dalla serie Z, che in alcuni momenti raggiunge livelli di animazione eccellenti, che forse ci avevano abituati un po’ troppo bene. Perfetto invece il reparto di ost e opening, capaci di riportare alla mente i ricordi nostalgici dell’epoca; tutt’oggi la sigla originale di GT rimane tra le migliori, a mio parere, mai create per un anime.

In conclusione dunque, arriviamo al momento più difficile quando si tratta di giudicare opere di queste calibro. Quando a qualsiasi prodotto è accostato il nome dell’anime probabilmente più conosciuto e amato della storia, diventa impossibile rimanere indifferenti alle emozioni che che nel bene e nel male, il maestro Toriyama è riuscito a regalarci.
GT non è l’opera migliore del franchise, su questo credo ci siano ben pochi dubbi, ma forse la reputerei la più coraggiosa; l’unica saga che si è discostata dalla falsa riga di Z, che ha dato voce a personaggi dimenticati e capace comunque di regalarci qualche piccola perla; le poche note positive sparse di qua e di la non bastano comunque a farmi reputare l’opera in questione appena sufficiente, salvata come sempre dai soliti sentimentalismi a cui mi affido in questi casi.
Voto finale: 6.