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A causa della morte improvvisa del CEO di una nota casa editrice, il nuovo vertice decide che è il momento di tagliare i fondi ad alcune delle riviste che ne fanno parte. Ciò è dovuto anche alla crisi dell’editoria e della carta stampata: con l’avvento di internet, nessuno legge più e anche le librerie stanno fallendo. Il nuovo CEO Tomatsu quindi decide che di due riviste gemelle (entrambe pubblicano libri, anche se una in blocco e l’altra a puntate) solo una può sopravvivere. Ne scaturisce una guerra interna a colpi di furbizia e astuzia soprattutto da parte del capo redattore Hayami Teruya, interpretato da un eccezionale Yō Ōizumi, ostacolato prima e aiutato poi dalla editor Megumi Takano, interpretata dalla determinata Mayu Matsuoka. La vicenda si svolge per lo più in modo affannato: la guerra tra le due riviste porta a delle vere vittime sia in senso psicologico che reale, ma Hayami non si ferma davanti a nulla pur di ottenere il suo scopo e assicurarsi che la sua rivista la spunti. Il ruolo di Megumi è di fondamentale supporto, in quanto grazie alla sua caparbietà, si riusciranno a trovare soluzioni determinanti per la riuscita del piano di attacco. Tuttavia quello che succede ai “piani bassi” è solo il riflesso di quelle che sono le vere intenzioni del nuovo CEO Tomatsu, che punta a eliminare alcuni oppositori che vorrebbero come nuovo CEO il figlio del defunto amministratore, Koretaka Iba.
La storia non è per nulla lineare, anzi. Le vicende si susseguono in modo criptico e risulta difficile collegare tutti i puntini che nel frattempo si mettono davanti allo spettatore. Ognuno ha più interessi, che non vengono mai rivelati fino alla fine, e neanche lasciati intendere nel durante. Questo lascia del tutto spaesati e fino alla fine non si capisce perché è in atto una guerra così spietata nella stessa casa editrice.
Le vicende si susseguono aggiungendo carne al fuoco, senza aspettare che la precedente sia cotta a puntino, riempiendo di informazioni lo spettatore che rimane confuso. La regia dai toni freddi e scuri non aiuta nel processo di comprensione, rimanendo quindi distaccata; anche i dialoghi risultano criptici e difficili da seguire. Le musiche per lo più drammatiche accompagnano i momenti salienti, ma appesantiscono la struttura narrativa. Gli attori, però, sono davvero tutti molto bravi nei ruoli in cui sono chiamati.