Recensione
Recensione di killer_bee
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Lascio una mia personale libera interpretazione del film: credo che gli effetti del tunnel siano equiparabili a quelli della droga. I protagonisti ci si rifugiano per evadere da una realtà che li emargina, nella quale non sono mai stati in grado di ritagliarsi un proprio spazio. Nel tunnel il tempo scorre in modo distorto; si possono lanciare dei messaggi verso l'esterno, ma, al contrario, il mondo esterno non è in grado di arrivare al di dentro; il tunnel offre la possibilità di sentirsi una persona migliore o di cancellare la sofferenza per ciò che si ha perso, ma c'è un prezzo: più a lungo lo si frequenta più si perde il contatto con la vita reale, il cui tempo trascorre inesorabile.
Sarà proprio il protagonista maschile, Tono, ad avere la forza di non trascinare nel baratro anche Hanashiro, la protagonista femminile, una volta scoperto che quest'ultima ha ancora più di un motivo per restare viva, rialzarsi e proseguire in avanti. Basterà un atto d'amore a condizionare la catena dei successivi eventi della storia? Sarà proprio l'amore, come sempre, a salvarci da un mondo che sembra non curarsi minimamente di noi?
D'altra parte, dal mio personale punto di vista, è stata una visione acerba e poco tridimensionale, in cui, nonostante il tentativo di costruire dei background ai protagonisti (unici veri e propri personaggi della storia, oltretutto), questi restano sullo schermo, risultando a tratti stereotipati, già visti, alquanto noiosi. Il drama si nasconde dietro ogni angolo, con qualche classico picco di overacting pronto ad abbattere la sospensione dell'incredulità (io giuro fatico a capire che fetish abbiano i registi giapponesi con i gemiti emessi dalle persone che corrono. La gente non ansima in quel modo, o perlomeno non quando corre). Ad ogni modo, persino il tema è sviscerato con poca dedizione. Comunica qualcosa, e questo è di per sé già un bene, guardando al panorama di oggi, ma in una maniera un po' zoppicante, sporadica. Il risultato è una storia abbastanza insipida, facilmente dimenticabile.
Il comparto tecnico, shinkaiano, fa reggere in piedi tutta la baracca. D'altra parte deve comunque fare i conti con un budget naturalmente più basso soprattutto nella CGI, il che non lo fa emergere in nessun modo. Anzi, contribuisce all'aridità del tutto.
Long story short: può meritare una visione, ma mantenete basse le aspettative.
Sarà proprio il protagonista maschile, Tono, ad avere la forza di non trascinare nel baratro anche Hanashiro, la protagonista femminile, una volta scoperto che quest'ultima ha ancora più di un motivo per restare viva, rialzarsi e proseguire in avanti. Basterà un atto d'amore a condizionare la catena dei successivi eventi della storia? Sarà proprio l'amore, come sempre, a salvarci da un mondo che sembra non curarsi minimamente di noi?
D'altra parte, dal mio personale punto di vista, è stata una visione acerba e poco tridimensionale, in cui, nonostante il tentativo di costruire dei background ai protagonisti (unici veri e propri personaggi della storia, oltretutto), questi restano sullo schermo, risultando a tratti stereotipati, già visti, alquanto noiosi. Il drama si nasconde dietro ogni angolo, con qualche classico picco di overacting pronto ad abbattere la sospensione dell'incredulità (io giuro fatico a capire che fetish abbiano i registi giapponesi con i gemiti emessi dalle persone che corrono. La gente non ansima in quel modo, o perlomeno non quando corre). Ad ogni modo, persino il tema è sviscerato con poca dedizione. Comunica qualcosa, e questo è di per sé già un bene, guardando al panorama di oggi, ma in una maniera un po' zoppicante, sporadica. Il risultato è una storia abbastanza insipida, facilmente dimenticabile.
Il comparto tecnico, shinkaiano, fa reggere in piedi tutta la baracca. D'altra parte deve comunque fare i conti con un budget naturalmente più basso soprattutto nella CGI, il che non lo fa emergere in nessun modo. Anzi, contribuisce all'aridità del tutto.
Long story short: può meritare una visione, ma mantenete basse le aspettative.